Capitolo 02

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Allenamenti

La nostra classe era composta da un numero considerevole di ragazzi e ragazze adolescenti e bambini quella sera.

Avevamo l'abitudine di dividerci in due gruppi di allenamento per poi sfruttare un'ora per una sorta di mini torneo tra le due fazioni.

Per mia somma gioia, Charlie prese nel suo gruppo la maggior parte delle ragazze mentre a me, toccarono i bambini di otto e dieci anni e qualche ragazzo liceale.

Grazie Charlie, sei il migliore, dissi dentro di me.

Nella prima ora, io e Charlie, lavoravamo separatamente: lui si occupava di insegnare le mosse base al suo gruppo, mentre io facevo altrettanto col mio.

I bambini, a mio avviso, erano molto più semplici da gestire, anche perché nella loro natura, erano pronti a combattere per essere come i loro supereroi preferiti o come i loro campioni di wrestling.

Mostrai loro come colpire e come schivare i colpi dell'avversario.

Mi divertiva vedere come si credevano invincibili con un semplice paio di guantoni.

Mentre loro provavano, mi diressi verso uno dei ragazzi liceali che era nel mio gruppo. Aveva l'aria di un ragazzo fragile ed indifeso.

Era molto gracile e si vedeva che era una delle prime volte che indossava un paio di guantoni. Ne sembrava quasi intimorito a differenza dei suoi coetanei.

"Ehi amico, tutto a posto?" chiesi e sussultò quando mi vide avvicinarmi a lui, come se lo avessi colto con le mani nel sacco a fare qualcosa di sbagliato.

"Ehm, sì... grazie..." balbettò lui mentre fissava il sacco da boxe davanti a lui fingendo concentrazione.

Mi fece pena quel poverino e notai di come, con la coda dell'occhio fissava in direzione del gruppo di Charlie. Sospirai.

Forse ho capito.

Continuava a guardare nello stesso punto; il gruppo di Charlie era composto da adolescenti, per lo più ragazze che facevano letteralmente la fila per chiedere al proprio allenatore di mostrargli qualche mossa, ovviamente con la scusa di farsi toccare da lui.

Mi avvicinai a lui e gli sussurrai:

"Ti piace una ragazza di quel gruppo?" chiesi a bassa voce affinché nessuno ci sentisse.

In tutta risposta lo vidi diventare rosso di vergogna ed abbassare lo sguardo.

La risposta è sì, senza ombra di dubbio.

Mi misi di fronte a lui, porgendo i palmi delle mie mani.

Lui mi guardò stranito, non capendo cosa avessi in mente di fare.

"Forza, colpisci qui" dissi io, indicando il palmo della mano destra che era coperto da un guantone da MMA (arti marziali miste).

Lui, distese il suo braccio destro e sferrò un pugno che aveva la forza... di una piuma.

"Cosa?! Ma scherzi! Dai riprova, più forte stavolta" cercai di incitarlo io.

Lui ci riprovò, provando a metterci più forza, ma senza troppi risultati.

Allora decisi di incitarlo un po' di più.

"Ascolta," iniziai io avvicinandomi a lui e passandogli un braccio attorno ad una spalla come se volessi confidargli qualcosa di importante, poi gli chiesi: "come ti chiami?"

"Alan" rispose semplicemente, con voce flebile.

"Alan, ti piace quella ragazza laggiù?" gli chiesi senza mezzi termini. Non mi piaceva girare troppo attorno alle cose. Preferivo essere diretto, certe volte. Indicai il punto dove il suo sguardo si soffermava, ma senza soffermarmi troppo sul soggetto in questione.

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