Capitolo 2

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Non riuscivo a scacciare la sensazione di essere osservata.

Ogni tanto mi fermavo per guardarmi intorno, ma non vedendo nessuno ritornavo sui miei passi confusa.

Vagai senza avere una meta precisa, finchè mi ritrovai davanti alla porta della Sala Acqua.

Tutti nomi molto originali insomma.

Era stata chiamata così perché al suo interno, appiccicato al muro c'era un piccolo tubicino grande come una cannuccia che fabbricava acqua dal nulla riempiendo una vasca tutta arrugginita ogni volta che si svuotava. Era l'unica fonte d'acqua ed era la stanza preferita di Skylar. Stava sempre lì dentro e quando usciva tutti si accanivano nella stanza come degli animali, muniti di bicchieri, piatti e oggetti arrotondati per prendere più acqua possibile. Il più avvantaggiato era Scheggia la cui abilità era muoversi alla velocità della luce, per cui ogni volta riusciva a fare più di un giro.

Immaginavo che Skylar tenesse molto alla pulizia.

La porta era socchiusa, così sbirciai all'interno della stanza, curiosa. Inizialmente pensai che fosse vuota, poi notai un ciuffo di capelli scuri che spuntava dall'altra parte della vasca.

Skylar era lì da sola, accucciata per terra. Cosa stava facendo?

Feci per entrare, poi tornai sui miei passi e dopo qualche istante di esitazione mi decisi e me ne andai, stavo ancora indietreggiando quando mi scontrai contro qualcuno. Alzai gli occhi di scatto

"Ciao Lingua Lunga" esclamai a voce non troppo alta, riconoscendolo

Mi rivolse uno sguardo infuriato da bravo cane da guardia, io alzai le mani in segno di resa e me ne andai strascicando i piedi.

Mi diressi nel cortile fuori dalla catapecchia dove vivevamo. Appena chiusi la porta che conduceva al cortile fui sommersa dal buio, a causa dell'assenza di luci artificiali. Mi mossi a tentoni tra la sabbia, finché non tastai il muro con le mani e mi sedetti, appoggiandomici con la schiena. C'era un silenzio quasi irreale, il che era davvero inquietante perchè all'esterno si trovavano tutte le bestiacce enormi che non aveva senso mettere in una stanza, per loro era stata costruita una specie di stalla. Per fortuna si cibavano tutti di paglia, perciò non rischiavamo di trovarci senza qualche arto quando ci svegliavamo la mattina.

Secondo i racconti di Malcom nel mondo reale quando chiudevi gli occhi anche se ti trovavi in un posto abbastanza isolato, c'era sempre qualche rumore, il fruscio delle foglie smosse dal vento, il cinguettio degli uccelli, lo scroscio dell'acqua di un ruscello, le macchine in lontananza e molto altro. Qui c'era un silenzio assoluto,che invece di rilassarmi mi rendeva agitata. Appoggiai la testa al muro quando finalmente sentii in lontananza i passi di Moc, o di qualche altra bestia strana, che mi tranquillizzarono.

Rimasi lì guardando dritto davanti a me, ogni tanto se osservavo attentamente riuscivo a scorgere dei lievi movimenti fuori dalla barriera. Quella stessa barriera che ci teneva rinchiusi, ma al contempo ci proteggeva dall'acqua che altrimenti ci avrebbe sommerso.

A un certo punto si sentì la voce della vecchia che annunciava l'ora di cena. Era già ora di cena? Rimasi lì immobile, inondata dalla pigrizia, non avevo voglia di mangiare ancora uova e stavo così bene seduta lì per terra... in realtà non era il massimo del comfort, ma ero a abituata a peggio.

Quando la vecchia annunciò che dovevamo avviarci nelle nostre stanze, mi feci forza e mi alzai, svogliata come non mai.

Appena le porte si aprirono mi lanciai a capofitto nella stanza buttandomi sul letto come un sacco di patate, ma dovetti spostarmi velocemente accorgendomi di star schiacciando qualcosa. Alzai un secondo la testa dal cuscino, poi la ripremetti subito accorgendomi chi era e che non si era fatto niente.

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