Capitolo 4

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Quando alzai lo sguardo Gio non c'era più.

"Perchè continua a scomparire?" chiesi infastidita e ancora un po' intontita.

"Wow" fece Malcom.

Non avevo idea di cosa fosse appena successo. Come faceva a sapere del ciondolo?

La mia testa era piena di domande. Continuavano a formularsene delle nuove, come se fossi tornata bambina e avessi bisogno di ricevere risposte per tutto quello che non avevo mai potuto chiedere.

E il fatto che Gio se ne fosse andato via così, senza darmele, mi infastidiva parecchio. Avevo bisogno di capire e di fare ordine sugli avvenimenti della mia vita. E per fare questo, purtroppo, a quanto pareva avevo bisogno di lui.

"È davvero bellissimo" disse lui.

"Già, ma è troppo vanitoso, antipatico e maleducato."

"E affascinante" concluse lui la mia lista. "L'ho osservato attentamente, il viso ha davvero le proporzioni perfette. Non parliamo della corporatura poi..."

"Possiamo cambiare argomento?" chiesi, per qualche motivo infastidita per tutte le lodi che gli stava facendo.

"Come vuoi. Ma è ovvio che sei d'accordo con me. Non puoi non esserlo" affermò. "In effetti però ci sono anche altri argomenti di cui discutere. Non avevo mai notato che avessi un ciondolo. Strano, non è una di quelle cose che si notano poco. Perchè ti ha detto di guardarlo?" chiese lui.

Feci per rispondere, quando sentimmo improvvisamente una voce che fece girare tutti. "Scusate, ma sono andato a fare la spesa. Conosco un bar che fa cose fantastiche. Ho preso solo tre frappè perché non avevo abbastanza soldi per prendere altro. In realtà ci sono tantissime cose che potevo prendere che costavano meno, ma avevo voglia di frappè" si sedette "Non so che gusti siano. Il mio è alla frutta. Ovviamente. Per voi ho chiesto al gelataio di andare di cuore. I frappè sono davvero buonissimi." Alzò la voce per enfatizzare quest'ultima frase.

Ci passò i nostri frullati "Come hai fatto?" chiese Malcom sorpreso.

"A fare i frappè? Non sono stato io, è stato Vincenzo. Il gelataio. Moro con i baffi... veramente simpatico. Ma ha una divisa che mi fa davvero ridere. Era tutta rosa con i cuoricini bianchi, perché alla proprietaria della gelateria piace il rosa. Mi è pure scappata una risata, ma non si è offeso" rispose lui.

"No, come riesci a tornare e venire quando vuoi?" si spiegò meglio Malcom.

"Bo. Sono nato così. È come se chiedessi a te come mai leggi i libri. Ci si nasce."

"Anche a me piace leggere" dissi io. Mi guardò sconvolto.

"Posso fare dei doppioni di me stesso. In realtà sono come delle illusioni che manovro e guido a mio piacimento. Ne ho qualcuna sparsa in giro, ma devo stare attento, perché nonostante sia una figata richiedono un notevole sforzo. Se esagero mi può scoppiare il cervello. Una volta è successo. No che schifo, non è vero. Ma comunque se non sto attento alla quantità di di Gio che sforno, poi mi cominciano a confondersi le idee e i ricordi e rischia di diventare un'illusione anche il me reale" fece una pausa "E sarebbe davvero una brutta cosa. Il me reale deve rimanere reale, altrimenti tutti gli altri scomparirebbero e non voglio sapere che fine farei. Non so se avete capito qualcosa."

"E come fai a portare in giro le cose se sei un illusione?"chiesi io.

"Per brevi momenti posso farlo. Rendere una parte del corpo materiale. Solo che è davvero complicato. Soprattutto per la distanza." Si lanciò un'occhiata alle spalle. "Scusate, ma tutta la fatica che ho fatto per far ingelosire questa gente qua attorno dove è andata a finire? Sono sicuro al cento per cento che mi abbiano sentito tutti quando sono entrato." Disse indicando le persone ai tavoli. "Com'è possibile che nessuno mi abbia chiesto un frappè? La mancanza di sole vi ha dato al cervello? Mangiate muffa tutto il giorno e nessuno si muove a un'opportunità del genere."

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