Una ventina di risvegli prima.
Nathiv si trovava a scuola, aveva preso un gessetto e stava disegnando alla lavagna la sezione di un fiore, con i diversi elementi che lo componevano, quando una voragine si aprì improvvisamente, ingoiandolo.
Si svegliò e si sedette sul letto, di scatto, la fronte imperlata di sudore, il battito cardiaco accelerato, come avesse corso. Era solo un incubo.
Era notte fonda, cercò la candela sul comodino, a tastoni, senza trovarla. Era caduta ai piedi del letto, insieme al porta candela, che, essendo di legno, non si era frantumato nell'impatto. Tirò fuori dal cassetto gli accendini, strizzo gli occhi al divampare della fiammella, e accese lo stoppino della candela. Quello che vide lo stupì : il letto e il comodino si erano spostati di un piede e dei libri della biblioteca si trovavano scompaginati al suolo. Si mise una vestaglia e decise di fare un giro per la casa, per rendersi conto dei danni. Andò al pianterreno, alcuni soprammobili giacevano frantumati al suolo. Notò subito che la porta d'accesso al sottosuolo era parzialmente divelta, il cardine superiore aveva ceduto, mentre quello inferiore, profondamente deformato, sopportava a stento il peso della porta.
Scese cautamente le scale a chiocciola che conducevano al sottosuolo. Quello che vide lo lasciò esterrefatto. Il pavimento era quasi interamente scomparso, vi era adesso una voragine al suo posto. Si riteneva fortunato, il terremoto non aveva danneggiato i muri portanti, ma quel enorme buco, sebbene gli avesse distrutto il pavimento, lo intrigava. Salì al piano superiore, prese un coccio di un vaso in frantumi, tornò a quell'enorme buca e lo gettò dentro. Dal tempo trascorso prima dell'impatto ne dedusse che quella voragine era profonda una trentina di passi. Salì sopra, si vestì, prese una corda e fece dei nodi a distanze regolari. Legò la corda alla scala a chiocciola, tirò con tutte le sue forze.
Perfetto, regge, andiamo a dare un'occhiata laggiù.
Si mise in tasca una candela e dei fiammiferi. Gettò l'altra estremità della corda in quel buco e cominciò piano piano a scendere, appoggiando i piedi alle pareti della cavità, per alleggerire lo sforzo sulle braccia.
Giunto al suolo, accesa la candela, non poté trattenere un grido di sorpresa.
La voragine dava accesso ad un tunnel. Il tunnel era attraversato da barre di metallo che giacevano al suolo, a tratti parallele, a tratti divelte, a tratti arricciate o sghembe. Un tempo, si disse, dovevano scorrere parallele per tutta la lunghezza del tunnel.
Chi lo aveva costruito ? Perché sottoterra ? A cosa servivano quelle barre metalliche al suolo? Doveva sicuramente essere l'opera di una civiltà più avanzata esistita prima. Prima della sua? Com'era possibile ? Si sentiva eccitato come mai lo era stato. Temette per un attimo che fosse tutto un sogno, scacciò immediatamente quel pensiero e decise di percorrere il tunnel in uno dei due sensi, seguendo quelle barre metalliche o ciò che ne rimaneva.
Comminò per un tempo indefinito, avrebbe perso il senso del passare del tempo in quelle condizion se non avesse deciso di usare la candela come punto di riferimento: avrebbe proseguito in quella direzione fino alla metà della candela, poi sarebbe tornato sui suoi passi.
Ad un tratto il tunnel si immise in un volume molto più grande, due marciapiedi bordavano, da ambe le parti, il sentiero dentro il quale scorrevano le barre.
Salì su uno dei due marciapiedi, il pavimento era ben levigato e composto da grandi lastre rettangolari di un materiale a lui sconosciuto.
Delle panchine erano disposte lungo il marciapiede, interrotto alle due estremità da pietre e massi, franati nel corso degli anni. Sulla parete che correva lungo il marciapiede, qualcosa di luccicante riflesse la luce della sua candela. Vi si avvicinò, era un pannello metallico, bluastro, con dei caratteri bianchi, appena leggibili. A sua grande sorpresa erano gli stessi caratteri usati dalla sua civiltà, poteva quindi leggerli anche se il senso di quella parola gli sfuggiva interamente. La prima lettera era una L seguita da una O, una U, una V, una R, e infine una E.
Cosa poteva voler dire ?
I suoi pensieri furono interrotti, udì delle voci, erano molto distanti, le parole erano indistinguibili.
L'esplorazione si stava facendo pericolosa, decise di tornare indietro, avanzando a tutta velocità. Le voci si affievolirono fino a scomparire. Ritornò alla corda quando la candela si era quasi del tutto consumata. La spense, accesa sarebbe sicuramente stata d'intralcio e di nessuna utilità, visto che un bagliore filtrava dall'alto, da casa sua. Si era fatta tarda mattinata.
La prossima volta si sarebbe organizzato diversamente per percorrere quel tunnel, fino allo sbocco.
Ovunque portasse.
Da chiunque portasse.
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Ciclo Revolver - Il Settimo Ministro (racconto)
Ciencia FicciónPossenti mura separavano Thena dalla Grande Foresta. Elih Yzzir, il Re Dio, e i suoi ministri governavano la città stato garantendo pace e prosperità, al prezzo di una rigida obbedienza alla legge. Muna e Senia, le due lune, simbolo del Bene e del...