Afire Love

569 41 9
                                    

"I heard the doctors put
your chest in pain
But then that could
have been the medicine
And now you're lying
in the bed again
Either way I'll cry with
the rest of them."

La prima volta in cui Rose vide quel buffo ragazzino dai capelli troppi chiari aveva esattamente undici anni.
Se ne stava abbarbicata alla figura di un bambino dai capelli color pece e gli occhi verde scuro mentre le vispe iridi azzurre, circondate da profonde occhiaie, scattavano da una parte all'altra della stazione di King's Cross. Seguiva con lo sguardo stanco tutta la linea dell'Hogwarts Express e immaginava come sarebbe stato arrivare alla famosa scuola di Magia e Stregoneria che anche i suoi genitori avevano frequentato.
"Rosie, adesso io devo andare. Ti scriverò ogni volta che potrò. Tu devi promettermi che farai la brava, tornerò per le vacanze natalizie e ti racconterò tutto quanto."
Perché Rose Weasley, quella mattina del primo giorno di Settembre, non sarebbe salita sul treno insieme al suo cugino preferito. Così come l'anno successivo. O quello dopo ancora.
Così la bambina rossa non fece altro che annuire e abbassare lo sguardo, per poi guardare Albus salire sul treno rosso fiammante e fissarlo di nuovo nel vuoto.
Nella sua traiettoria visiva, però, si parò un ragazzino magrolino e dalla pelle diafana. Doveva avere la sua stessa età, pensò Rose mentre ridacchiava e lo guardava trascinare maldestramente il baule all'interno del vagone. I capelli platino gli ricadevano scompigliati a incorniciargli i lineamenti fin troppo duri per un bambino e gli occhi grigi erano orgogliosi e fieri.
'Chissà come si chiama' pensò la bambina. Si arrese subito dopo, pienamente cosciente del fatto che probabilmente non lo avrebbe mai saputo.

La prima volta che invece Scorpius notò Rose fu nell'estate tra il suo primo e secondo anno. Albus lo aveva invitato qualche giorno da lui per le vacanze e, come tutti i pomeriggi, si erano recati alla Tana per riunirsi con il resto della banda Weasley-Potter.
Quel pomeriggio, però, non fu come quelli precedenti. Scorpius notò subito la sconosciuta testa riccia e rossa che spuntava in mezzo alle altre.
Era circondata da tutti i suoi cugini, che la stavano salutando calorosamente.
"Jamie, sto bene. Adesso lasciami respirare, per favore." sentì dire da una voce dolce e fragile, quasi come un vetro incrinato che avrebbe potuto rompersi da un momento all'altro.
Appena il più grande dei Potter si scansò, Scorpius potè ammirare quello che, secondo il suo modesto parere da bambino di dodici anni, era probabilmente un angelo sceso dal Paradiso.
Riuscì a malapena ad udire un 'vieni, Scorp' detto da Albus prima di ritrovarsi di fronte a quella bambina.
Pensò che avesse un aspetto strano. Era bella, ma c'era qualcosa che non lo convinceva. Forse i segni violacei intorno ai grandi occhi cerulei della bambina, forse la pelle talmente pallida da sembrare trasparente, oppure il tremolio quasi impercettibile delle mani. Fatto sta che Scorpius rimase muto come un pesce, mentre Al lo presentava.
"Hey, Rosie. Questo è il mio amico Scorpius." La bambina gli rivolse un sorriso genuino ma incompleto, e lui non poté fare altro che ricambiare.
"Albus mi ha parlato molto di te."
"Scorp, lei è la mia Rosie." continuò Albus, facendo imporporare leggermente le guance di Rose.
"Piacere, Scorpius" disse la ragazzina, porgendo la mano in direzione del biondo.
"Puoi chiamarmi Scorp, se preferisci." lei gli rivolse l'ennesimo sorriso stentato, che si spense appena sentì la domanda che Scorpius le aveva appena rivolto.
"Quanti anni hai? Non ti ho mai vista ad Hogwarts."
Fortunatamente ci pensò Dominique Weasley a salvarla, prendendola per mano e trascinandola letteralmente verso la sua camera.

"Hey, Al! Perché non ti ho visto sul treno? Non ci credo che ti sei perso il primo viaggio del nostro ultimo anno!" Aveva gridato uno spensierato e cresciuto Scorpius Malfoy senza nemmeno guardarsi intorno, mentre entrava nella sua stanza con il baule che levitava dietro si lui.
"Mi dispiace, ma non sono Al." aveva ridacchiato la ragazza che se ne stava seduta sul suo letto, con le esili gambe incrociate sul piumone verde smeraldo.
"Rosie, che ci fai qui?" Scorpius era sorpreso. Piacevolmente sorpreso.
Durante tutti quegli anni aveva intravisto la ragazza molte volte alla Tana, aveva fatto amicizia con lei, e le era sempre sembrata così triste. Inoltre non gli aveva mai detto perché non frequentasse Hogwarts e lui era un tipo dannatamente curioso.
"Beh, diciamo che ho chiesto ai miei genitori un ultimo favore." rispose la rossa, alzandosi lentamente per stringere in un abbraccio il biondino. Scorpius la sollevò senza alcuna fatica. Era magra. Non lo era mai stata così tanto nel corso di quei sei anni. I cerchi intorno agli occhi sembravano essere più scuri e la pelle inverosimilmente più pallida del solito.
Stava per chiederle spiegazioni, ma vide nello sguardo di Rose una certa spensieratezza e una serenità che le erano sempre mancate, così preferì non porre quelle domande che gli frullavano in testa -e alle quali lei non avrebbe comunque risposto-.
"Prova a indovinare in che casa sono stata smistata." chiese entusiasta la ragazza, con la sua solita voce ridotta a un sussurro.
"Non saprei. Tassorosso?"
Rosie a quel punto gonfiò le guance indignata, incrociando le braccia al petto e guardandolo torvo.
"Che ti sembro una ragazza da Tassorosso?"
"E che ne so io!"
"Dai, riprova!"
"Grifondoro?"
La ragazza si spiaccicò una piccola mano sulla fronte per poi sospirare sconsolata.
"Fai proprio schifo a indovinare, Scorp! Sono una Serpeverde, comunque."
Il giovane Malfoy sorrise genuinamente (cosa che non accadeva molto spesso) e le circondò le fragili spalle con un braccio muscoloso.
Non la strinse tanto a se, anche se avrebbe tanto voluto farlo. Albus e gli altri gli avevano sempre detto di essere molto delicato con Rose e lui aveva sempre seguito le loro indicazioni senza fare domande.
"Ne ero sicuro. Stavo solo scherzando, principessina."
Era quello il nomignolo con cui la chiamava la maggior parte delle volte, a causa del trattamento che riceveva da chiunque la conoscesse.
"Certo, come no, mio principe."
In quel momento Scorpius si sentiva bene.

"Domi, hai visto che fine ha fatto Rose?"
Da qualche giorno la ragazza non frequentava le lezioni. Da qualche giorno non la vedeva in giro per i corridoi o nella Sala Comune e lui, dopo quel fantastico bacio nella Stanza delle Necessità, aveva uno stramaledetto bisogno di parlarle.
Ancora più sospetto era il comportamento dei Weasley quando qualcuno provava a chiedere di lei.
Così Scorpius aveva deciso di interpellare la migliore amica della rossa, braccandola all'uscita della serra.
"Scorp, non è un buon momento, davvero..." rispose mentre continuava a camminare spedita e il biondo la seguiva.
La fredda aria di febbraio gli pungeva la pelle del viso, ma lui non demordeva.
"Dominique, per favore."
"Senti, capisco che tua sia preoccupato, ma non spetta a me dirtelo. L'unico che ha il diritto di dirti qualcosa è Albus." e lo lasciò lì.

"Al! Al devi dirmelo, sono sei anni che conosco Rose e non so ancora praticamente niente di lei! Io credo di averne il diritto."
I due ormai stavano gridando da quasi mezz'ora, dandosi contro e sbraitando.
"No, Scorp. Basta."
"Albus Severus Potter. Non sono cieco, io ho visto come è cambiata negli ultimi mesi. Dimmi immediatamente che cos-"
"Ho detto basta!"
Albus lo aveva gridato a pieni polmoni per poi lasciarsi cadere sul letto e prendersi la testa tra le mani. Una lacrima solitaria gli solcò la guancia.
"Parlami, Al."
Quest'ultimo prese un profondo respiro prima di piantare le pupille nere in quelle dell'amico.
"Lei sta male, Scorp. È malata."
E in quel momento Scorpius capì tutto. Capì il motivo del suo aspetto, della sua costante stanchezza e della sua perenne aria triste. Come aveva fatto a non accorgersene prima?
In quel momento Scorpius sentì la terra mancargli da sotto i piedi.

"Scorpius Malfoy, sei il ragazzo migliore che io abbia mai conosciuto in tutta la mia vita." gli aveva detto Rosie dopo il loro ennesimo appuntamento, con un sorriso a trentadue denti e la testa poggiata sulla spalla del ragazzo.
Scorpius l'aveva riaccompagnata fino alla porta della Stanza delle Necessità, dove si sarebbe tenuta una delle solite riunioni della famiglia Weasley. La lasciò lì insieme a Roxanne, salutando Rosie con un casto bacio sulle sue labbra, una carezza leggera sul volto e un sorriso dolce.
Scorpius non poteva immaginare che solo qualche minuto dopo Rose avrebbe avuto uno dei suoi attacchi.
Scorpius non era preoccupato mentre Rose veniva smaterializzata d'urgenza al San Mungo, con l'ovvio consenso della preside. Scorpius non era preoccupato perché semplicemente non ne aveva idea.
Fu Dominique a recuperarlo nel mezzo della sua folle corsa verso l'ufficio della McGranitt, dove quest'ultima li aveva convocato tutti.
In quel momento il cuore di Scorpius si incrinò.

Scorpius si guardò allo specchio, sistemandosi la cravatta e dando una parvenza di ordine ai suoi capelli scompigliati. Si voltò lentamente e, insieme ad Albus, uscì in giardino in religioso silenzio. Una massa informe di abiti neri e capigliature rosse li attendevano appena fuori dalla Tana.
Rosaline Weasley aveva smesso di illuminare il mondo con il suo dolce sorriso in una fredda mattina di febbraio, lasciando in pezzi i cuori dei suoi cari e strappando l'anima dal corpo di Scorpius, che non aveva nemmeno avuto il tempo di amarla come meritava.
In quel momento, circondato dalla pioggia scrosciante, Scorpius non sentiva più niente che non fosse un lancinante dolore al petto.

"And things were all
good yesterday
Then the devil took
your breath away
And now we're left
here in the pain
Black suit, black tie
standin' in the rain."

HappierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora