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Quella notte lavorai fino alle 22, nel mio ufficio, su un vecchio caso di un omicidio.

Tornai a casa.

Mi sedetti sulla poltrona e in poco tempo mi addormentai.

Quella notte sognai un luogo a me sconosciuto. Ero in una casa abbandonata, sulle scale. Sentii dei lamenti e quindi aprii una porta accanto a me, al piano superiore.

Mi trovai davanti una culla.

Un bambino all'interno si dimenava per attirare l'attenzione di qualcuno che non c'era. A parte me.

Sbirciai il bambino, ero curioso.

I suoi occhi si puntarono nei miei. Erano di un rosso innaturale. La pelle biancastra si confondeva con le lenzuola che lo coprivano per metà.

Mi sorrise, mostrandomi i denti, che in un neonato di appena quattro mesi, non dovrebbero ancora essere presenti.

Gli accarezzai una guancia, per capire se era vero o se era un bambolotto.

Effettivamente era reale.

Mi arrivò alle narici un forte odore di bruciato.

Mi voltai e andai sulle scale. L'odore si sentiva ancora più forte.

Tornai nella stanza, mi avvicinai alla culla e presi in braccio quel bambino.

Lo portai fuori da quella casa.

Non capii come si fosse appiccato il fuoco, in una villetta abbandonata del XVIII secolo.

Quando abbassai lo sguardo il bambino dormiva.

Lo portai con me. A casa mia.

Mi svegliai sudato.

Sentii il telefono squillare e risposi.

-Pronto?, agente Shawn.-
-Si, agente. C'è stata una chiamata da una signora. Ha sentito dei lamenti nella casa accanto.-
-E allora?-
-Nella casa non abita nessuno.-
-Va bene. Sono lì tra poco.-

Chiusi la chiamata e mi feci una doccia velocemente, per togliermi da dosso i postumi del sonno.

Guardai l'orologio appeso alla parete. Erano le 9.30 del mattino. Avevo dormito tutta la notte e mi sembrava di non aver dormito affatto.

Il mio collega mi mandò l'indirizzo e ci andai.

Mi trovai davanti la mia squadra.

Mi dissero di entrare in casa, di sopra.

Nessuno aveva il coraggio di entrare in quel luogo. Avevano paura che potesse crollare da un momento all'altro. In effetti la casa in questione era messa male.

Andai al piano superiore, passando su una scala, che ad ogni passo emetteva gemiti di dolore. Poi sentii dei lamenti. Che, ovviamente, non potevano venire dalla scalinata in legno.

Entrai in una stanza.

C'era una culla, mi avvicinai e trovai il bambino.

Lo stesso bambino, dalla pelle bianca e gli occhi rossi del mio sogno.

Mi arrivò l'odore di bruciato e senza pensarci presi il neonato e lo portai fuori.

I miei colleghi mi guardavano come se fossi pazzo.

Portai a casa quel bambino.

Gli diedi un nome. Kail.

Non lo portai mai fuori di casa, nemmeno se dovevo andare al supermercato.

Ero più che certo che quel bambino non era umano. I suoi denti erano grandi e affilati.

Me lo ricordo come se fosse ieri.

Una notte di agosto, faceva un caldo torrido. Quasi non si respirava. Aprii tutte le finestre in cerca di aria, ma ovviamente non c'era nemmeno un alito di vento.

Mi stesi a letto e aspettai che il sonno mi travolgesse, distogliendomi dal caldo.

Poi sentii un rumore, un fruscio, e quando aprii gli occhi il mio cuore smise di battere per qualche secondo.

Davanti al mio letto, in piedi, una figura quasi umana, con zoccoli al posto dei piedi e le corna sulla testa. Aveva occhi rossi e denti affilati, era bianco come un cadavere.

Teneva in braccio Kile che sorrideva e gli accarezzava le corna.

Quella cosa mi sorrise e chinò il capo in segno di gratitudine. Poi, con voce graffiante e spettrale, mi disse: -Grazie per aver tenuto mio figlio per tutto questo tempo, tenendolo lontano dal vostro mondo e dai pericoli che poteva correre. Mi dispiace molto, ho avuto da fare. Sai.. Il lavoro non finisce mai, giù agli inferi. Ho pensato che fossi la persona giusta per tenere il mio bambino. Ma lui non si chiama Kail, anche se è un bel nome, devo ammetterlo.- Guardò il bambino e aggiunse: -Lui si chiama Luxarn.- Gli accarezzò la guancia paffuttella e sul capo del bambino comparirono delle piccole corna, anche se molto più ridotte rispetto a quelle di Lucifero.

Mi salutò e uscì dalla finestra, per poi scomparire nell'oscurità.

Mi svegliai il giorno seguente, pensando di aver sognato, ma quando guardai il lettino di Kail, era vuoto.

Lucifero si era portato Luxarn negli inferi. Quel povero bambino costretto a vivere dentro un mondo fatto di distruzione e cattiveria. Ma, forse, dato che è il figlio del Diavolo, non mi dovrei stupire tanto.. Infondo è nato per l'eredità del padre..

L'inferno avrà sempre il suo Lucifero, anche se con nomi differenti.

Ci sarà sempre un mondo malvagio là sotto.

Perché, alla fine, il male non muore mai.

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