cap 9 Ti aspetto?

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Otobek pov.

Quel coglione di Daniel era diventato un tormento. Trovarlo sempre tra i piedi era normale ma vederlo ubriaco in palestra con una trombetta da stadio in mano era il massimo di quanto potesse fare per farmi incazzare. Il coglione aveva suonato apposta in quel momento anzi si era proprio messo alle nostre spalle per spaventarci meglio.
Non che tutto questo mi importasse. Guardai Yuri sul ghiaccio, non si muoveva, era fermo, steso su un fianco e mi dava le spalle. La gamba aveva una piega innaturale e il petto sembrava non respirare. Piano, ancora senza credere a quello che era successo, mi avvicinai girandogli intorno per vederlo in faccia.
"Yuri." lo chiamai spaventato.
Lui emise un gemito ma non aprì gli occhi. Forse era meglio così, visto com'era la sua gambe se fosse stato cosciente avrebbe come minimo urlato. Avevo già visto dei pattinatori cadere ma a lui le cose erano andata nel verso peggiore.
Il custode del posto che nel mentre era accorso sentendo il rumore si occupò di Daniel e poi venne da noi armato di telefono.
"Ho chiamato la polizia e un' ambulanza."  disse lui fissando la gamba di Yuri.
Io mi tolsi il giacchetto e lo coprii, non mi piaceva il modo disgustato che aveva di guardarlo.
Mi sedetti accanto a Yuri e poi portai una mano a spostargli i capelli. L'ospedale distava dieci minuti e l'ambulanza sarebbe arrivata a momenti. Non potevo spostarlo anche se il mio primo istinto era quello di sollevargli la testa dal ghiaccio.
"Yuri..." dissi mentre arrivavano delle figure vestite di arancione e giallo fosforescente.
Lo presero e caricarono su una barella. Seguendoli sentii uno di loro chiedere:
"Chi è il ragazzo?"
L'altro gli rispose:
"Yuri Plisetsky, il miglior pattinatore al mondo."
Le due tute arancioni sistemarono la barella nell'ambulanza con un efficienza che non veniva minimamente intralciata dalle loro chiacchiere.
"Mia figlia non fa che parlare di lui dicendo che è il pattinatore più  bravo che il pattinaggio artistico abbia mai visto." disse uno indicandomi il portellone come a chiedermi se volessi salire. Io balzai dentro e mentre il primo chiudeva, il secondo gli disse:
"Hai visto quella gamba? Ne ho visti troppi così per sbagliarmi, il ragazzo non metterà più piede sulla pista."
E a quel punto mi sentii morire.
Yuri che non poteva pattinare? E che ne avrebbe fatto della sua vita?

Tre giorni dopo Yuri era ancora in ospedale ma almeno era sveglio.
Accanto a lui c'ero solo io visto che non voleva nessuno, nemmeno me a dire il vero, solo che non riusciva a cacciarmi via.
Gli portavo da mangiare sperando che mandasse giù qualcosa ma si rifiutava categoricamente di bere, mangiare e dormire. Da quando i medici avevano confermato la diagnosi non c'era nulla nei suoi occhi. La gamba non era più in grado di reggerlo, avrebbe portato le stampelle a vita, per cui camminare, correre e pattinare erano fuori discussione. Non avrebbe mai più messo un paio di pattini, era finita così tutto d'un botto.
Yuri era impassibile, sotto shock ovviamente, e non diceva una parola.
"Yuri dimmi se ti serve qualcosa." chiesi cercando di guardarlo negli occhi. Quando si girò a guardarmi non ne era rimasto niente di lui.
"Va bene anche così, per oggi." dissi arrendendomi al fatto che non sarebbe tornato normale tanto presto.
Fu così per i giorni seguenti. Al terzo giorno io ed un infermiere eravamo a bordo del letto. Io avevo portato qualcosa di semplice che se solo avesse voluto avrebbe potuto mangiare al posto delle flebo che l'infermiere aveva in mano.
Sentendoci discutere davanti il suo letto all'improvviso voltò il capo verso di noi e tutti e due ci zittimmo.
"Yuri mangerai oggi?" chiese lui.
Yuri sembrò avere una piccola scintilla negli occhi quando vide le sacche nelle mani dell'infermiere e voltando il capo verso di me disse:
"Oggi mangio con lui." io mi avvicinai e l'infermiere sparì sorpreso da quell'improvviso voltafaccia. Io no però, me lo aspettavo eccome da uno come lui. Yuri era fatto per lottare come una tigre, prima o poi avrebbe tirato fuori gli artigli bisognava solo avere pazienza ed aspettare.
Mi sedetti accanto a lui pensando che avrei potuto aspettare anni davanti quel letto pur di rivederlo in piedi. No, quel cazzo di ospedale non avrebbe vinto. Perché c'era un campione su quel letto e non una persona qualunque.

Look me //Otayuri// Yuri on ice fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora