Era un tiepido pomeriggio del giugno 2010. Me ne stavo rannicchiata sul divano leggendo "L'ombra del Vento" di Carlos Ruiz Zafòn. Nonostante fosse uno dei libri più belli che avessi mai letto, delle parole seguivo ben poco, in quanto da un po' di giorni a quella parte avevo realizzato di essermi presa nientemeno che una cotta per l'Harold Styles dell'aula affianco alla mia. Non sapevo proprio resistere al fascino dei suoi riccioli scuri e dei suoi occhi verdi e profondi, ma a quanto pareva non ero l'unica ad essermene innamorata. Si diceva, infatti, che da quando Harry - così era conosciuto da tutti - era stato assunto a lavorare part-time in una panetteria in un quartiere di Holmes Chapel, l'incasso mensile fosse addirittura raddoppiato per le file di ragazzine in coda per comprare il pane, o meglio, per vedere il ragazzo dal sorriso mozzafiato.
All'epoca vivevo, appunto, ad Holmes Chapel, nello Cheshire, in una casa di mattoni rossi dalle modeste dimensioni con i miei genitori e un pesce rosso di nome Edward (ogni riferimento era puramente casuale). Ero una ragazzina senza particolari pretese né grandi aspirazioni, con un'autostima piuttosto scarsa, in quanto i miei capelli rossicci e le mie lentiggini non sembravano attirare nessun ragazzo, pensavo, cosa che, nella mia ingenuità di adolescente costituiva uno dei grandi problemi della vita. L'unica cosa che apprezzavo di me stessa erano i grandi occhi verdi.
Mia madre si diresse verso la porta di casa: «Becky, vado a comprare il pane.»
Chiusi il librò di scatto e balzai in piedi: «Vado io.»
Mia madre mi guardò perplessa: «Come mai tutto questo entusiasmo?»
Feci spallucce: «Mi annoio.»
«Va bene... Ma potresti anche uscire con le tue amiche. Perché non chiami Daisy?»
Aprii la porta e uscii di casa. Mia madre faceva troppe domande. Inoltre, già non ero una che amava parlare, figuriamoci in balia di una cotta adolescenziale.
Dopo aver corso come una forsennata per due minuti buoni, arrivai davanti al panificio. Tirai un sospiro di auto-incoraggiamento ed entrai.
Fu allora che lo vidi, così bello, col grembiule bianco e un sorriso cordiale sulle labbra. Attesi nervosamente il mio turno e quando si rivolse a me avvampai: «Ciao!».
Avevo un sorriso ebete stampato in faccia: «Vorrei cinque pagnotte al latte, grazie.», riuscii a dire quasi trattenendo il respiro.
«Certo.», lo vedevo con i suoi movimenti decisi maneggiare il sacchetto di carta.
«Serve altro?», mi chiese poi. A dire il vero la mia spesa si limitava a quello, ma il mio istinto mi spinse ad andare avanti: «Anche un paio di pastine alla crema, per favore.»
Così tornai a casa con cinque sacchetti in mano, tra pane, dolci e cracker vari.
E fu così che da quel giorno andai a fare visita al panificio ogni giorno che Dio mandava sulla terra, sborsando lo stipendio mensile dei miei genitori.
Ahimè, a poco servì, dato che si diceva che Harry avesse occhi soltanto per una ragazzina poco più grande di noi, tale Rachel Smith, facendo fallire ogni tentativo di attrarre le sue attenzioni.
LASCIATE COMMENTI SU COSA NE PENSATE COME INIZIO!
xx.Vicky
STAI LEGGENDO
Rebirth † || h.s
FanfictionTratto da un capitolo : "Lui mi scrutò, guardandomi dalla testa ai piedi: «Becky Greene?». Mi chiesi come fosse possibile che sapesse il mio nome. «Sarebbe ridicolo se ti chiedessi se sei Harry Styles.», feci una risatina isterica. Anche lui rise:...