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«Sono tua. Fai di me quel che vuoi.», sussurrai al suo orecchio. La luce del tramonto – proprio come quella del nostro primo appuntamento – entrava dalla finestra, segnando il suo profilo perfetto, colorando i suoi riccioli di arancio e facendo luccicare la sua fronte perlata di sudore. Il piacere invase la mia mente e le mie membra. Ero bramosa di averlo, solo per me. Nessun altro uomo al mondo avrebbe potuto rendermi così aggressiva e amorevole allo stesso tempo. 
Calò la sera e si fece buio. Giungeva soltanto il chiarore fioco del lampione sulla strada. Poggiai il capo sul suo petto, sentendo il suo grande cuore emettere battiti profondi e regolari. Dopo tanto tempo, sentii di nuovo un sorriso comparire sulle mie labbra. Mi poggiai sui gomiti per poterlo guardare ancora. Avrei potuto farlo per l'eternità. Mi accarezzò i capelli: «Bentornata vita mia.».

Quando la mattina seguente mi svegliai vidi i suoi occhi verdi osservarmi e sentii le sue dita accarezzarmi la guancia. Non potevo credere di averlo ritrovato, mi sembrava un sogno. E forse lo era, mi dissi, ma potevo essere felice finché sarebbe durato. Mi accoccolai vicino a lui, che mi strinse forte a sé. 
Dopo aver emesso una sorta di muggito, aprii gli occhi, coprendoli con la mano per la luce: «Sei reale?»
Sorrise: «Immagino di sì.»
«Dobbiamo parlare.», dissi mettendogli a posto un ricciolo.
«Mi devi una spiegazione, ricordi?»
Sospirai e, dopo aver esitato per qualche istante, iniziai: «Ieri sono andata a casa di Rachel per... chiarire alcune cose. Volevo farle capire quanto male mi faceva tutto questo. Mentre me ne stavo andando mi ha fermata e mi ha raccontato di quella sera. Quando sei tornato da lei per dirle che non aveva significato nulla per te, ti ha fatto credere che avevate fatto l'amore, mentre eri ubriaco fradicio. E che lei era incinta. Era un modo per farti restare, ma evidentemente anche il quel caso non ti avrebbe più avuto.»
«Cosa le hai detto?»
«Nulla.»
«Come ha potuto. Come.»
Scossi il capo abbassando lo sguardo: «Non lo possiamo sapere noi, fino a che punto arrivavano la sua invidia e il suo desiderio di riaverti.»
«Più tardi andrò da lei.»
«No.»
«Becky, Rachel ci ha rovinati. Lo capisci questo? Ero fermamente deciso a mollare tutto, la carriera, ogni rapporto. Ho voluto andarmene da questo mondo, da questa vita.». Il suo sguardo si incupì.
«Lo dici a una che si è buttata in mare dalla disperazione, Harry. Io lo so cosa si prova ad essere privati della propria metà, del proprio tutto, lo so.»
«Va bene. Non ci andrò. Ma promettimi che quella ragazza uscirà dalla nostra vita come c'è entrata.», deglutì.
«Promesso.»
Mi baciò la fronte. «Cos'hai voglia di fare oggi?»
Mi misi sui gomiti: «Mmm... quello che vuoi tu.»
«Mare?»
Arricciai il naso, rievocando la spiacevole vicenda di pochi giorni prima.
Lui corrucciò le labbra: «Luna park.»
«Puoi fare di meglio, Harold.»
«Ti porto in un posto speciale. Ti porto dove ho dato il mio primo bacio. E' un campo a dieci minuti da qui.»
Rimasi un po' esitante dopo quella frase. Lo trovavo incredibilmente romantico, per quale motivo non lo sapevo. «Pic-nic?»
«Pic-nic.», assentì.
«Tua nonna è ben fornita per preparare qualcosa da mangiare?»
«Il frigo strabocca e la dispensa quasi non si chiude.», sorrise.
«Dici che si arrabbierebbe se io...»
«Fa' come se fossi a casa tua. In bagno ci sono degli asciugamani puliti, se vuoi»
«Grazie. Vado a preparare.», gli diedi un piccolo bacio sull'angolo della bocca e mi alzai per infilarmi una maglietta e i jeans. Mi legai frettolosamente i capelli e scesi ad ispezionare quello scrigno di cucina che la nonna di Harry conservava come un tesoro. Diedi un'occhiata e mi ricordai di una cosa che avevo letto molto tempo prima. Harry andava pazzo per la “foresta nera”, una torta a base di pan di Spagna al cioccolato, panna e ciliegie. L'avevo già preparata un paio di volte prima d'allora e la ricetta era piuttosto semplice. Iniziai a fare l'impasto per il pan di Spagna e lo infornai. Non mi sentivo proprio a mio agio a mettere le mani in una cucina che non conoscevo, ma cercai di adattarmi. 
Mentre dal forno giungeva un profumino di cioccolato invitante, andai in bagno a lavarmi. Quando mi guardai allo specchio vidi nei miei occhi una luce che ultimamente si era spenta. Ero sempre più convinta di essere in un lungo, magnifico sogno. Mi lavai il viso e mi lavai i denti con uno spazzolino nuovo che Harry mi aveva lasciato sul lavandino. Presi dalla borsa la spazzola e mi pettinai i capelli, per poi mettere un po' di mascara per allungare le ciglia scure. Quando scesi di nuovo al piano inferiore, trovai Harry che curiosava sul piano da lavoro. Lo osservai. Una maglia bianca e attillata gli fasciava le braccia e il torace; mi venne un'immensa voglia di essere cullata tra le sue braccia. Ora che l'avevo ritrovato, anche solo stare lontana da lui per una notte mi creava un senso di vuoto. 
Si accorse che lo stavo guardando: «Fammi indovinare. Foresta nera?»
«Ti piace proprio tanto, eh?». Risi dando un'occhiata al forno.
«Ehi ehi. E tu come sapevi...», mi guardò truce.
, dissi sfornando il pan di Spagna.
Scrollò il capo confuso: «Non ci posso credere.». Trattenne una risata.
Mentre tagliavo il la torta per spalmare la panna con una spatola Harry mi cinse i fianchi poggiando il mento sulla mia spalla: «Sei la mia donna.»
«Tante altre sanno fare la Foresta Nera.»
«Ho un doppio senso che spacca. Ti prego, fammelo dire.»
Risi di gusto: «Non ci posso credere.»
«Me l'hai servita sul piatto d'argento.», si giustificò.
«Sei proprio un idiota.»
Mi diede un bacio sul collo: «Però ti piace l'idiota.»
Non riuscivo a smettere di ridere. «Idiota e orgoglioso.»
Intinse il dito nella panna per portarselo alla bocca: «Mmm.»
Gli diedi una piccola pacca sulla mano: «Sciò.»

Quando fu tutto pronto per andare, entrambi indossammo gli occhiali da sole e uscimmo di casa. Non appena varcammo il cancello un uomo sulla cinquantina spuntò da dietro l'auto di Harry e ci scattò una foto. 
«Entra in macchina.», mi disse lui premendo il pulsantino del telecomando.
Mi affrettai ad entrare ed allacciai la cintura. Quando si fu seduto al posto guida, mi disse: «Dammi un bacio.»
«Che cosa?», chiesi confusa.
«Fallo e basta.»
«Sei impazzito?»
Non ebbi il tempo di obbiettare ulteriormente che mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Gli rivolsi poi un sorriso, tutta scena. Mise in moto e ci allontanammo lasciando il paparazzo scattare altre foto alla macchina.
«Non ne abbiamo mai parlato.», considerai.
«Non c'è da parlare, so già quello che farò.»
«Cosa farai?»
«Potrei negare l'evidenza?», sorrise sotto i baffi.
«Beh no, ma dico, la Modest non...?»
«La Modest sopporterà.». Mi rivolse un rapido e tenero sguardo: «Io ti amo davvero, non ho alcun motivo di nasconderlo.». Poi il suo sguardo si incupì: «Ma è una cosa che dobbiamo decidere insieme. Sai quali saranno i rischi, le difficoltà, le angosce.»
«Sono disposta a sopportare.»
«Tu non sai.»
«E' vero, non so. Ma ci proverò. L'amore è anche questo, no?». Entrambi guardavamo davanti a noi.
«Ne sei sicura? E' come un tuffo, appena ti butti non puoi più tornare su.»
«Mi butterò.»

Rebirth † || h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora