L'indomani sarei uscita con Jake. Mentre mi preparavo, mi fermai un momento, guardandomi allo specchio e chiedendomi se ero davvero cambiata come aveva osservato Harry. Non trovai una risposta precisa. Tutto sommato ero una bella ragazza, ma fermamente convinta di esserlo anche tre anni prima, con la sola differenza che in piena tempesta ormonale ci si vede con occhio più critico. Mi diedi l'ultimo colpo di spazzola e, prima di uscire, salutai i miei e Edward.
«Dove vai?», chiese mio padre alzando lo sguardo dal giornale.
«Esco con Jake. Ha detto che hanno aperto un nuovo locale di fronte al negozio di cd.», dissi mettendo le chiavi di casa nella borsa blu e bianca.
Come al solito, mia madre ne era compiaciuta: «Che tesoro di ragazzo. Devi tenertelo stretto, non ne troverai...»
«...molti altri come lui.», la interruppi alzando gli occhi al cielo, «Dici sempre la stessa cosa, mamma. Buona serata.», aprii la porta di casa e la richiusi alle mie spalle.
Il sole era ancora alto nel cielo, considerando che era primavera inoltrata. Jake mi venne a prendere sotto casa in macchina.
«Ciao tesoro.»
Lo baciai, dopo essere montata nel sedile anteriore: «Ciao, amore. Come va?»
«Tutto a posto. Tu invece?»
«Non c'è male. Mi è capitata una cosa inaspettata.», scrollai il capo sorridendo.
«Sarebbe?», chiese, curioso.
«Ti ricordi Harold, quello della classe accanto alla mia, che adesso fa parte degli One Direction, per cui avevo una cotta a sedici anni?»
«Harry Styles?»
«Esatto, proprio lui. Non ci crederai, ma me lo sono trovata davanti proprio ieri.»
«Com'è piccolo il mondo.», rise.
«Già.», guardai fuori dal finestrino ripercorrendo la scena del giorno prima.
«E com'è stato rivederlo?», si voltò verso di me.
«Assolutamente normale.», mentii non solo a lui, ma anche a me stessa.
Arrivammo al The Fox And Hounds, mano nella mano. L'incontro con Harry l'avevo momentaneamente risposto in un angolino della mia mente.
Verso mezzanotte Jake mi riaccompagnò a casa; ero leggermente brilla. Quando ci trovammo davanti al cancello di casa mia, tra una risata e l'altra, lui mi cinse i fianchi e mi baciò: «Ti amo.»
«Anch'io.», risposi ammiccante, ancora sotto l'effetto della lieve sbronza.
«Buonanotte. E cerca di non farti vedere dai tuoi in questo stato.», disse divertito.
«Tranquillo. Ho la situazione sotto controllo.», risposi ridendo come un'idiota senza alcun motivo e gli schioccai l'ultimo bacio, prima di entrare in casa. Percorsi il vialetto e, fermatami sulla soglia lo salutai con la mano.
Dormivano tutti, pesce compreso. Mi tolsi le scarpe, scendendo da quei trampoli e provando un gran sollievo. In punta di piedi per non far rumore salii le scale ed andai in camera mia. Accesi le luci, mi tolsi il vestito e mi legai i capelli in uno chignon frettoloso. Indossai una delle vecchie magliette di mio padre che mi arrivavano fino alle ginocchia e che d'estate usavo al posto del pigiama. Stanca, mi buttai sul letto con un tonfo e spensi la lampada, lasciando che il chiarore del lampione della via davanti a casa illuminasse di una luce fioca la stanza, che fin da quando ero piccola mi conciliava il sonno. Feci un grande sbadiglio, quando sentii un leggero ticchettio ad intervalli lunghi e regolari sul vetro della finestra; pensai che Jake si fosse dimenticato qualcosa. Mi trascinai verso la vetrata ed aprii l'anta della finestra. Il ragazzo che se ne stava sul marciapiede con un paio di sassolini in mano sembrava proprio essere Harry. Mi stropicciai gli occhi, pensando che forse avevo davvero bevuto più di qualche bicchiere di troppo. Ma poco dopo realizzai che ero sufficientemente lucida per riconoscere che era realmente lui. Scorsi il suo sorriso nella penombra.
«Cosa ci fai qui?!», sussurrai.
«Volevo passare a salutarti.», si toccò i riccioli con le dita.
«Sai che ore sono?»
Guardò l'orologio: «Più o meno mezzanotte. Per una sera Cenerentola può anche sgarrare.», si strinse nelle spalle. Non sembrava avere brutte intenzioni, così, chiusi la finestra per poi scendere. «Tu sei pazzo.», gli dissi quando scesi in giardino. Lo invitai a sedersi sulla panchina.
«Così lui è il tuo ragazzo.», disse evitando il mio sguardo, sempre con quello strano sorriso sulle labbra.
«Mi hai spiata?!»
«Passavo per caso.», rimase vago.
Lo guardai bieca: «Scusa ma io proprio non ti capisco, cioè, io ho anche tutte le buone intenzioni ma proprio non ci riesco. Tre anni fa non mi hai mai degnata di un solo sguardo e ora piombi sotto casa mia in piena notte.»
Per la prima volta lo vidi davvero serio: «Ieri di te mi ha colpito una cosa.», fece una breve pausa, «Ogni ragazza quando mi vede si mette ad urlare, mi salta addosso o fa di tutto per attirare la mia attenzione. Tu invece no. Tu mi hai trattato come se fossi l'Harold sedicenne che lavorava nella panetteria di Holmes Chapel.»
Corrucciai le labbra. «E' così frustrante?»
«Che cosa?»
«La fama. Non sembri molto entusiasta.»
«No, non fraintendermi. Amo il mio lavoro, fare felici milioni di fan è il motivo per cui mi alzo la mattina. Ma a volte è difficile gestire le voci che girano. Impossibile, direi.»
Mi fermai un attimo per pensare, quando Harry ruppe di nuovo il silenzio: «Com'è lui?»
«Lui chi?»
«Il tuo ragazzo.», balbettò.
«Jake è divertente, disponibile... e mi fa sempre sentire davvero importante. Lui c'è sempre ed è un ragazzo con la testa sulle spalle.». Notai che nel suo volto c'era una falsa espressione indifferente che cercava di mascherare la sensazione di disagio.
«E tu? Lo ami?», mi irritò un po' la sua implicita insinuazione.
«Molto.»
«Sembra renderti molto felice.»
Esitai. Mi chiesi perché mai avessi aspettato tanto per dare una risposta: «Infatti.»
Lessi nel suo sguardo una punta di scetticismo.
Parlammo ancora per un'ora buona, del più e del meno. Mi resi conto che dopo così poco tempo lo conoscevo già molto bene. Harry era del tutto diverso da come me lo ero sempre immaginato, aveva un cuore grande e non era affatto un ragazzo superficiale.
Guardai l'ora: «E' tardissimo.»
«Mi dispiace per averti fatto perdere tempo.», mi disse, sapendo bene che quella chiacchierata non mi aveva fatto altro che piacere.
«Idiota.», risi.
«Allora posso invitarti a perdere tempo un giorno di questi?»
«E' quel che si dice un appuntamento?», lo guardai truce.
«Se vuoi metterla così.»
«Va bene. Ma mettiamo in chiaro una cosa: amici. e basta.»
Annuì: «Amici.», si mise la mano sul cuore a mo' di giuramento.
«Allora ciao.», lo salutai alzandomi dalla panchina.
«Ciao.». Poi, tentennante, mi diede un bacio sulla guancia. Gli sorrisi, cercando di nascondere quel pizzico di entusiasmo che quel gesto mi aveva destato.
Rientrai i casa, pregando Dio che i miei non si fossero accorti di nulla. Una volta distesa a letto, con le mani tra la testa e il cuscino, ripensai ai discorsi di poco prima. E poi a quel bacio. Soltanto poche ore prima pensavo soltanto a Jake, mentre quella notte non dormii per un solo pensiero ricorrente: Harry.
BHè NON MI VENIVA ISPIRAZIONE PER IL TITOLO,SCUSATE.
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Rebirth † || h.s
FanficTratto da un capitolo : "Lui mi scrutò, guardandomi dalla testa ai piedi: «Becky Greene?». Mi chiesi come fosse possibile che sapesse il mio nome. «Sarebbe ridicolo se ti chiedessi se sei Harry Styles.», feci una risatina isterica. Anche lui rise:...