«Quella sera», cominciò, trattenendo a stento i singhiozzi, «Harry venne alla festa d'inaugurazione del locale. Era nero di rabbia, ma nei suoi occhi era visibile il dolore. Così mi avvicinai a lui e iniziammo a parlare, davanti a un bicchiere di vodka. Parlare di cos'era accaduto. Di te. In quel momento venni presa dalla nostalgia, dall'invidia nei tuoi confronti. Perché io Harry non l'avevo ancora dimenticato, anche a distanza di tanto tempo. Così lo baciai. All'inizio si scansò. “Oh no”, mormorò; sapevo che nella sua mente vedeva te. Ma poi stette al mio gioco, con la mente offuscata da qualche bicchiere di troppo. Non mi pareva vero baciare di nuovo quelle labbra, così me ne fregai di cosa pensava lui.». Chiuse gli occhi, scuotendo il capo.
«A fine serata era così ubriaco da barcollare e anche io ero brilla. Lo presi per mano e lo portai in una stanza del locale. Gli tolsi la maglia e lui mi addossò al muro, ansimando. Ci baciammo a lungo, quando sentii uscire dalle sue labbra il tuo nome. Non smetteva di ripeterlo. “Harry basta”, cercai di convincerlo. Annuì distratto. Mentre accarezzava i miei fianchi che premevano contro i suoi mi sussurrò all'orecchio: “Voglio lei. Io voglio lei.”. “Lei non c'è.”, dissi secca. Non andammo oltre, dato che all'ultimo “Dov'è?” me ne andai scocciata. Non lo rividi più quella sera.». Non potevo credere a quelle parole, non realizzavo ancora, non ero ancora cosciente di tutto quel casino. Quando stetti per parlare mi precedette con voce tremante: «Pochi giorni dopo venne a casa mia. Era distrutto. Mi disse che quel poco che ricordava di quella notte per lui non aveva significato assolutamente nulla. E che era... follemente innamorato di te, e di nessun'altra. Risposi la prima cosa che mi venne in mente per far in modo che rimanesse con me, che ero incinta e che il bambino era stato concepito mentre lui era in stato di incoscienza. Ma io non ho sfiorato altro che le sue labbra, lo giuro. Credevo morisse dallo sconforto, e mi sentii così infame, così una persona orribile... ma ero accecata dall'invidia.». Si portò le mani al viso mentre si accasciava al suolo, piangendo: «Dire che lui ti ama è niente. Lui ti vive, Becky. Nel suo cuore, nella sua mente, non ci sei altro che tu. Sei la sua vita, il suo mondo, il suo tutto. Non oserò chiederti scusa, perché sarebbe ridicolo. Ma mi permetto di dirti di andare da lui e riprendertelo. E' a casa di sua nonna, solo. La strada la sai. Corri. Più veloce che puoi. Adesso.»
Senza sapere cosa diavolo stessi facendo, mi misi a correre forte, fortissimo. Sentivo il cuore in gola, i muscoli contrarsi, il fiato mancare ad ogni passo e le lacrime calde bagnarmi il volto, ancora una volta.
Quando fui arrivata a destinazione battei le mani sulla porta con tutta la forza che avevo. Harry aprì e non fece a tempo a realizzare l'idea che mi avventai sul suo petto gridando: «Oh mio Dio, Harry...». Strinsi la sua maglia nei pugni e serrai gli occhi ansimando; lui mi sfiorò appena non riuscendo a dire una sola parola, accigliato. Gli accarezzai il viso con mani tremanti e dissi con un fil di voce: «Rachel non è incinta.». Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non ne uscì alcun suono. Gli sfiorai le labbra con le dita: «Sssh.». Gli avrei spiegato più tardi tutto. Lo guardai, quegli occhi verdi, così limpidi e lucidi di lacrime. «Becky... dimmi che non sto sognando, ti prego.», pianse prendendomi il viso tra le mani. Scossi la testa freneticamente.
«Baciami.», mormorai con un sospiro.
Quando le nostre labbra premettero le une contro le altre singhiozzai. Piansi come una bambina mentre la sua lingua con la mia mi facevano provare un brivido lungo schiena.
«Non piangere.», mi sussurrò. Sentii il suo fiato caldo nella mia bocca, quel profumo di lui, inconfondibile tra mille. Annuii stringendo le palpebre per fermare le lacrime.
Mise le mani sui miei fianchi, facendole salire sulla schiena. Il reggiseno si allentò e Harry mi sfilò la maglia. Pian piano ci avvicinammo al muro freddo che mi fece sobbalzare. Afferrai la vita dei suoi pantaloni e lui li fece scendere sulle sue gambe. Mi diede un lungo bacio sul collo. Deglutii.
Mi accasciai sul pavimento gelido. I nostri corpi ormai nudi erano caldi e stretti tra loro. Le mie gambe circondavano il suo busto e le mie dita scorrevano tra le sue braccia forti.
«Sono morto?», mi disse mentre passava le sue dita sul mio ventre.
«Se lo fossi tu lo sarei anche io.». Lo baciai.
«Siamo in paradiso, non è così?»
«Se il paradiso è questo, che qualcuno mi uccida al più presto.»
Il suo petto emise una vibrazione simile a una risata. I nostri corpi non smisero di muoversi sinuosi e in sintonia l'uno con l'altro.
«Non farlo mai più.», mugolai.
«Non lo farò.», mi guardò negli occhi con aria triste. Prese poi le punte dei miei capelli: «Perché l'hai fatto?». Lo zittii con un bacio e lo feci sdraiare a terra. Al contatto con il freddo Harry si contrasse.
STAI LEGGENDO
Rebirth † || h.s
FanficTratto da un capitolo : "Lui mi scrutò, guardandomi dalla testa ai piedi: «Becky Greene?». Mi chiesi come fosse possibile che sapesse il mio nome. «Sarebbe ridicolo se ti chiedessi se sei Harry Styles.», feci una risatina isterica. Anche lui rise:...