Me ne andai il pomeriggio stesso, dopo essere riuscita a liberarmi del medico che, scrupoloso, mi aveva prescritto un paio di farmaci che di sicuro non avrei preso. Avevo ben altro a cui pensare, mi dissi. Preparai in fretta le poche cose che mi ero portata via ed andai a saldare il conto alla reception prima di dirigermi verso la stazione delle corriere. Mentre tornavo a HolmesChapel, la testa appoggiata al finestrino, pensavo a cosa avrei fatto della mia vita una volta che mi sarei tolta la la soddisfazione di far capire a quella ragazza di cosa mi aveva privato. Avrei continuato gli studi e, per quanto riguardava gli affari di cuore, ci avrei pensato ben più tardi, quando di quella ferita ancora aperta sarebbe rimasta soltanto una cicatrice.
A Blackpool avevo trovato la forza di andare avanti. Non rimpiangevo affatto il tempo che avevo passato con lui, perché di ogni parola, ogni carezza e ogni farfalla nello stomaco non avrei scordato un solo attimo. Ero stata felice, non per molto, ma lo ero stata.
Giunta a destinazione, quando passai davanti alla casa di Harry per dirigermi da Rachel Smith ebbi un'immensa voglia di crollare di nuovo, ma mi feci forza e stringendo i pugni camminai decisa a casa di Rachel. Viveva da sola. Quando arrivai davanti al vialetto ebbi l'istinto di andarmene, ma mi dissi che era ora di finirla di scappare dai problemi. Dopo aver indugiato qualche istante davanti alla porta, suonai il campanello. Poco dopo me la trovai davanti. Non era affatto cambiata: capello biondo, occhio scuro, labbra carnose e lineamenti da principessa. La bellezza fatta a persona.
Quando mi vide scorsi il suo sguardo spegnersi, turbata da un grande disagio. Visto che non osava aprire bocca, parlai io per prima: «Credo tu sappia chi sono, non è così?», iniziai.
Annuì con un gemito e un cenno del capo.
«Sono venuta per chiederti come ci si sente. Cosa si prova a fare l'amore con una persona il cui cuore appartiene a qualcuno che non sei tu? Cosa si prova ad essere complice di un tradimento, della fine di una storia d'amore? Ma soprattutto, cosa si prova a portare in grembo un figlio non desiderato?», guardai con disprezzo il suo ventre. «Sapessi quanto sei dannatamente fortunata ad aver trovato Harry, perché qualcun altro mai e poi mai ti avrebbe promesso di prendersi cura di quell'innocente creatura, ma sarebbe semplicemente scappato da questo problema.», dissi a denti stretti.
Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime, che scesero sulle sue guance senza che battesse le palpebre.
«No. Non farlo. Non azzardarti a piangere.», sibilai, «Sapessi cos'ho patito io, lo sapessi.». La guardai dalla testa ai piedi con disprezzo: «Tu hai soltanto approfittato della sua vulnerabilità per soddisfare questo tuo stupido capriccio.». Esitai qualche istante per poi mormorarle: «Addio.». Girai i tacchi amareggiata da quel mio monologo.
«Aspetta.», disse lei. Facile aprire la bocca quando ormai è troppo tardi.
Non l'ascoltai ed andai avanti per la mia strada. Non avevo nessuna voglia di sentire le sue ipocrite scuse, tantomeno volevo essere compatita.
«Io non sono incinta!», gridò.
Mi arrestai dicolpo e mi voltai lentamente. Scossi il capo: «Che cosa?», sussurrai.
Uscì dalla soglia per venirmi incontro, piangendo. La guardavo accigliata, ignara di cosa stesse accadendo.
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Rebirth † || h.s
FanfictionTratto da un capitolo : "Lui mi scrutò, guardandomi dalla testa ai piedi: «Becky Greene?». Mi chiesi come fosse possibile che sapesse il mio nome. «Sarebbe ridicolo se ti chiedessi se sei Harry Styles.», feci una risatina isterica. Anche lui rise:...