15. Tempo al tempo

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Forever is a long time, but far from enough time to spend with you.
I will always be there.

Ryan Pov.
"Grazie per la serata e per il passaggio." disse.
"Abiti di fianco a me..." risi.
"Giusta osservazione." sorrise.
"Jackson mi ha detto che ha accompagnato Vanessa a casa e che porterà lei Thomas." la informai.
"Oh, beh non sarà un problema. Dopo le scrivo un messaggio. Credo proprio che domani mattina la mia sveglia sia puntata per le sette." sospirò.
"Hai intenzione di andare dal piccolo lo stesso?" chiesi.
"Sì e magari fare colazione insieme." spiegò.
"Buona idea." dissi.
"Stiamo temporeggiando..." disse subito dopo.
"Lo so." risposi.
"Non vorrei andarmene..." aggiunse.
"Lo so." sospirai.
"Ryan." disse.
"Tu credi che non ci sia più possibilità?" domandai.
"Io credo che devo proteggere Thomas e anche me." rispose.
"Sai che non ti farei del male." affermai.
"L'hai già fatto, Ryan. Una volta, come posso sapere che non te ne andrai? Perché stavolta non ci sono solo io."disse.
"Perché non ho mai smesso di amarti, Alex. Inutile girarci intorno, ti ho lasciata perché il nostro rapporto mi stava facendo del male. Stava facendo del male ad entrambi." dissi.
"Pero potevamo superarla. Come facciamo a sapere che andrà bene? Forse non siamo destinati a stare insieme." disse semplicemente.
"E credi che ci avrebbe portato nella stessa città? Ancora? Chiamalo destino, chiamalo Dio, ma io credo in noi." ribattei.
"Anche io, anche io vorrei crederci." mi disse amareggiata.
"Riproviamoci Alex, faremo con calma. Ci andremo piano, senza coinvolgere Thomas e vedremo come si evolveranno le cose." proposi.
Lei tentennò, non volevo una risposta istantanea.
"Pensaci va bene? Io sono sempre qui... metaforicamente e anche fisicamente." sorrisi indicando la mia casa.
Annuì, le posai un bacio sulla fronte e le augurai la buonanotte.
Due mattone seguenti mi svegliai di soprassalto.
Mi alzai dal letto e andai a farmi una doccia, ero ancora stanco e per di più oggi era domenica. Era già passato un giorno dalla prima.
Mi suonò il cellulare, risposi.
"Ryan!" Esclamò la voce di mio padre al telefono.
"Ehi pa', ciao." dissi.
"Allora come va nella terra degli angeli?" mi chiese.
"Bene grazie. Tu? Come va là?" domandai.
"Alla grande, tra poco inizierà la stagione invernale e verranno in molti per il Natale. Tu tornerai? Devon e Julia verranno, ovviamente Connor e tuo fratello Jason anche e probabilmente tornerà anche Matthew. Sta finendo il suo lavoro e mi ha detto che ha una sorpresa... sai di che si tratta?" mi chiese curioso.
"In realtà no, non saprei nemmeno io. Però tornerò, abbiamo mai passato un Natale da soli?" risi.
"Effettivamente no." ridacchiò.
"Ecco, allora anche quest'anno lo passeremo insieme." dissi.
"Ho letto la notizia su Jackson e la band... mi spiace. A proposito, vuoi invitarli a Natale? Sai che più siamo e meglio è." disse.
"Già, ma Jackson si è ripreso alla grande e la band va benissimo. Ho puntato bene, per Natale credo che accetteranno tutti. Specie Jackson, per via della sua famiglia. Magari Tyler tornerà a casa dai suoi." risposi.
"Perfetto, tanto Annie è già pronta. Si lamenta come al solito, eppure non sta nella pelle nel rivedervi tutti a casa." rise.
"Capisco..." risposi.
"Oggi hai da fare?" mi chiese.
"Oggi è domenica, riposerò." dissi.
"Giusto. Adesso vado, ci sentiamo tra qualche giorno. Ciao Ryan!" mi salutò e ricambiai.
I ragazzi stavano ancora dormendo ed io non avevo la più pallida idea sul da farsi.
Mi ero appena reso conto che nonostante fossi a Los Angeles da un po', tra il lavoro e varie cose non avevo avuto il tempo di conoscere nessuno.
Scesi in cucina e bevvi un bicchiere di succo, notai che il frigorifero era mezzo vuoto e decisi di andare a fare la spesa.
Presi la macchina e mi fermai al primo supermercato sulla strada, dopo circa un'ora tornai a casa e scaricai tutto.
"Buongiorno capo!" esclamò Michael sorridente.
"Buongiorno anche a te. Mi aiuti a scaricare? Gli altri dormono?" domandai.
"Sì, tutti." disse uscendo dalla porta per andare a prendere le buste nel retro della macchina.
"A Natale hai da fare?" gli chiesi.
"Non lo so, non credo. A meno che mia sorella mi inviti a cena a casa sua." ridacchiò nervosamente.
Michael aveva avuto un'infanzia difficile, genitori separati, che non si sono mai curati di crescerlo ed educarlo e una sorella, che sicuramente l'ha aiutato in più occasioni, ma che costruendosi una sua famiglia, l'ha trascurato parecchio.
"Beh, allora puoi venire con me a Columbia Falls. È una piccola cittadina, ma la mia famiglia, specie mio padre ed Annie, sarebbero felici di avervi tutti a casa." spiegai.
"Allora sono dei vostri." affermò.
"Fantastico! Prendi tu le ultime!" esclamai.
"Bastardo! Prima mi rendi debole e poi zac, mi inganni!" scherzò lui.
Alexandra Pov.
"Mamma, posso andare da Ryan?" mi domandava mio figlio imperterrito da ben dieci minuti.
Vorrei tanto sapere cosa ci trova anche questo bambino in lui...
"Da Ryan dici?" alzai il sopracciglio.
"Sì!" esclamò stringendo i pugnetti.
"Non credo sia il caso..." borbottai.
"Ma me l'ha promesso!" disse imbronciandosi.
"Che cosa?" chiesi curiosa.
"Che mi avrebbe fatto provare la batteria!" disse come fosse una cosa ovvia, un dato per certo.
"La batteria? Ma non sei piccolo?" chiesi.
"Dici sempre che sono più intelligente degli altri bambini." borbottò.
"Tommy..." sospirai.
"Dai, tanto non stai neanche lavorando!" disse.
"Ma potremmo disturbare." dissi.
"Ma lui me l'ha detto! E poi è domenica, non deve lavorare nemmeno lui." disse.
E lo disse in un modo che riuscì e convincermi ad alzarmi dal mio bel comodo divano, per andare a bussare alla porta affianco.
"Ehi!" esclamò Michael aprendoci la porta.
"Ciao Mike!" gli disse mio figlio battendogli il cinque.
"Ciao piccolo, allora sei pronto a suonare?" gli chiese abbassandosi alla sua altezza.
"Sii! Ma dov'è Ryan?" domandò.
"Eccomi. Buongiorno Thomas." la calda voce di Ryan invase la stanza.
"Ryan!" esclamò Thomas sorridente.
"Vuoi fare un po' di casino con la batteria di Adam?" sorrise Ryan.
"Ah... siamo venuti solo per questo!" esclamai.
"Ah sì?" chiese lui guardandomi negli occhi.
"Va bene, vieni piccoletto. Adam si è appena svegliato e la prima cosa che fa quando si sveglia è suonare. In camera sua c'è una batteria ridotta, andiamo." disse Michael prendendogli la manina.
Non appena scomparvero su per le scale, iniziai a sentirmi più tesa.
Avevo pensato a cosa dirgli? Ovviamente sì e anche tanto, eppure non avevo trovato una risposta.
"Se vuoi passarlo a prendere più tardi... credo che si divertirà con noi. La compagnia maschile gli farà bene." mi disse.
"Non voglio che vi disturbi troppo." dissi.
"Non disturba affatto, tra un po' cucinerò il pranzo e potresti restare. Poi potresti andare a casa a riposarti o a lavorare, se devi e ritorneresti per cena. Dopodiché tu e Thomas tornereste a casa sani e salvi. Ad ogni modo se avrò bisogno di te perché il bambino piangerà, cosa di cui dubito, busserò alla porta." fece spallucce sorridendo.
"La fai facile, guarda che anche se non lo dà a vedere, anche Thomas può essere una peste." affermai.
"Vorrà dire che tenterò di tenergli testa, almeno avrai anche tempo per pensare..." sogghignò.
"Oh... smettila!" scossi la testa ridendo.
"Aiutami a preparare il pranzo." disse per poi condurmi in cucina.
TO BE CONTINUE
Spero vi sia piaciuto, scusate per l'assenza.
Ma il cellulare mi si era rotto e ho dovuto portarlo alla Apple, idem per il computer che ha deciso di far cilecca nello stesso identico periodo. Ad ogni modo eccomi tornata, entro sabato pubblicherò anche il capitolo sull'altro storia.
A presto!!😘

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