9. Gossip

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Ogni cosa va, si spegne, poi diventa a colori.

Alexandra Pov.
"Tommy mangia..." ripetei per la seconda volta vedendolo imbambolato al televisore.
Mugugnò un sì e mise una forchettata di noodles in bocca.
Avevo continuato a scrivere fino a che il fattorino non ci aveva portato il cibo ed ero abbastanza felice di com'ero riuscita a stendere almeno il prologo in nemmeno una giornata.
Finito di pranzare buttai le scatolette di plastica, contenenti i noodles di Thomas e il mio sushi nella spazzatura e iniziai a prepararmi per uscire.
Presi i soldi e dopo aver lavato i denti a mio figlio gli feci indossare la felpa, poi chiusi la casa e uscimmo.
L'aria era fresca, ma molto più calda rispetto a quella di Chicago e si poteva stare benissimo anche in felpa.
Stavamo per attraversare il marciapiede quando una macchina nera si fermò proprio davanti a noi.
"Sali, ti accompagno e ti riporto a casa. Le buste peseranno e ti servirà anche dell'acqua e un uomo forte che possa portare le bottiglie." disse Ryan facendo scendere il finestrino.
"Chi è quello?" mi chiese Thomas decisamente più interessato alla lucida macchina che alla persona al suo interno, a differenza di sua madre.
Annuii, senza nemmeno mettermi a discutere,
un passaggio sarebbe stato gradito in fondo, anche se naturalmente avevo intenzione di comprare un depuratore per l'acqua piuttosto che comprare una quantità esorbitante d'acqua, che è anche decisamente cara rispetto agli altri paesi.
"Ho anche pensato al piccoletto, può benissimo sedersi lì." disse indicandomi il seggiolino dietro.
"Non voglio neanche sapere perché tu ce l'abbia..." borbottai aprendo la portiera e allacciando Thomas, per poi sedermi di fianco a Ryan al posto del passeggero.
Fu un viaggio silenzioso e dopo pochi secondi parcheggiò proprio davanti a Whole Foods, a quest'ora poca gente si muoveva in macchina.
Dopo aver comprato tutto il necessario e non, tornammo a casa.
Ryan mi mise le buste sul tavolo della sala.
"Grazie. Vuoi qualcosa?" chiesi.
"No, non preoccuparti. Devo andare dai miei di bambini..." disse corrugando la fronte.
"Sei un papà? Perché il mio non c'è più." disse tutt'un tratto Thomas guardandolo.
"Uhm... no, non sono un papà. Era più... più una metafora." rispose Ryan grattandosi il capo.
"Un metafora? Cos'è?" chiese di nuovo Thomas.
"Mettiamola così, ci sono dei ragazzacci nell'altra casa qui di fianco ed è come se fossero piccoli come te. Quindi sono un po' dei bambini da curare." disse Ryan abbassandosi alla sua altezza.
"Ma io non sono piccolo!" protestò lui.
"Di certo sei più grande di loro." rise.
"Dai Tommy, lascia che Ryan vada a casa. Intanto vai a lavarti le mani che poi ti preparo la merenda." dissi e corse in bagno.
"È davvero intelligente per avere solo tre anni." disse Ryan colpito.
"Già, lo è. Ha preso da William, suo padre. Chirurgo di successo a soli ventitré anni! Thomas già legge, temo che possa crescere troppo in fretta." sospirai.
"Non avrà problemi con te." disse Ryan.
"Lo spero." dissi.
"Va bene, allora ci vediamo Alex. Se hai bisogno, bussa." disse prima di uscire.
Chiusi la porta e trovai Thomas seduto sul divano con il suo libro preferito in mano, il Piccolo Principe per bambini.
"Ti vanno le fragole con la panna?" chiesi.
Lui annuì e cominciai a prepararle, la mia testa era altrove.
Posai la ciotolina di Thomas sul tavolo e lo aiutai a sedersi sulla sedia, il tavolo era alto rispetto a lui, per cui gli aveva messo sotto un paio di cuscini.
Presi il portatile e iniziai a scrivere il capitolo primo:
Come può una ragazza di diciotto anni a cercare marito? A pensare di vivere rintanata all'oscurità di un uomo? Anni di lotta femminile per avere dei diritti e queste oche vaneggiano tutte le fatiche fatte da Marie Curie, Rosalind Franklin e altre ancora. Preferire la ricchezza alla libertà, una vita imposta e apparentemente perfetta al posto dei propri sogni. Erano questi i pensieri di Sofia quando vide le altre ragazze presenti al ballo, truccate e piene di sé, una cosa che odiava.
I suoi genitori se n'erano già andati a conversare con i loro amici, per cui Sofia optò per rifugiarsi nella terrazza, per andare lontano da tutta quella falsità.
"Cos'è? Preferisci attirare attenzioni scappando?" le chiese ad un certo punto un giovane, mentre lei stava guardando il cielo dipinto di blu.
"Come scusa?" disse lei alzando il sopracciglio.
"Dicevo, scappare non ti aiuterà a trovare marito." ridacchiò quello.
"Bene, perché non sono in cerca di quello." ribatté lei ferma.
"Come no, ogni donna vuole la sua favola." scosse la testa il ragazzo.
"Certo, ogni essere umano vuole vivere la sua favola. Ma ciò non permette a te di dire quale sia la mia, che di sicuro non è trovare un tizio ricco a caso e sposarmelo. Che ne dici dell'amore? Ma soprattutto che ne dici della libertà?" sospirò Sofia.
"Così mi sorprendi. Dico che tutto ciò che hai detto è vero, mia cara. Piacere, James." disse il ragazzo, che alla luce della luna aveva i capelli ancor più scuri del normale.

Quando smisi di scrivere, qualche ora più tardi, notai che Thomas si era appisolato sul divano ed era già ora di cena.
Mi misi a cucinare, quando ricevetti la videochiamata di Clarissa.
"Ciao sorella!" esclamò.
"Clary! Ciao, che fai? Sei fuori?" le chiesi sentendo parecchio rumore.
"Sì, sto tornando a casa." mi disse.
"Capito, guarda qua. Sto cucinando." dissi.
"Benissimo, non avvelenare te e il mio nipotino!" rise.
"Grazie per la fiducia. E ricorda che ti è sempre piaciuto il mio cibo." alzai gli occhi al cielo.
"Già, che si mangia a Los Angeles stasera?" chiese.
"Pollo al curry e verdure." risposi.
"Interessante." sorrise.
"Clary... sei strana." dissi e lo era per davvero, era stranamente allegra.
"Io? Ma va!" disse.
"Clarissa..." dissi.
"Davvero Alex, non so di cosa tu stia parlando." sbuffò.
"OH MIO DIO! Tu hai conosciuto un ragazzo." esclamai non riuscendo a trattenermi e svegliando Thomas che mi guardava intontito.
"Alex!" squittì lei scuotendo la testa.
"Ho fatto centro, chi è? Come si chiama?" le chiesi.
"Non lo conosci e non ho intenzione di dirtelo." disse.
"Dai dai..." la implorai.
"Bocca cucita fino a quando tornerai." rise.
Sbuffai.
"Ti passo Thomas che si è appena svegliato." le dissi per poi portare il cellulare a mio figlio e cuocere il pollo mentre loro parlavano.
Chissà chi era il nuovo ragazzo di mia sorella...
TO BE CONTINUE
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, a presto!

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