2. La bocca della verità

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È tutta la vita che io sbaglio sempre,
spalle contro il muro
e non imparo niente.

Alexandra Pov.
Quando la mattina dopo mi svegliai, impiegai due minuti a capire che ero tornata nel Montana e maggio non era caldo quanto a Chicago, ma bensì fresco come se fosse inizio primavera.
Il mio cellulare squillò e dopo due secondi qualcuno, di nome Thomas, iniziò a strillare: l'avevo detto io che quel bambino sarebbe stato la mia condanna!
Lasciai il telefono suonare e mi alzai per prendere in braccio il diavoletto.
"Allora Thomas, facciamo una cosa? Io ti cullo un po', ma tu smetti di urlare. Ok?" sospirai.
È vero che i bambini sono solo una grande scocciatura!
Non avevo mai davvero voluto un figlio, non adesso, non tre anni fa... ma ormai il fanno era fatto e se Thomas è con me, è solo perché quello che provavo per William era abbastanza forte da tenermi l'unica cosa rimasta di lui su questo fottuto pianeta.
I primi tempi erano stati parecchio duri, Thomas continuava a piangere e a voler mangiare e per una che non voleva figli in quel momento della sua vita, era una cosa più che pesante da sopportare.
"Mamma, tu mi vuoi bene?" mi chiese il piccoletto, che nonostante l'età era fin troppo maturo.
"Io... certo che ti voglio bene Thomas." gli accarezzai la testa.
"Ho fatto un brutto sogno." balbettò, ancora non aveva imparato a parlare bene.
"Tranquillo, è ancora presto. Sono solo le sette, dormi." aspettai che si addormentasse nuovamente per poi guardare la chiamata persa, Scarlett, la richiamai.
"Alex! Finalmente!" esclamò la mia migliore amica, dal suo tono di voce capii che aveva appena fatto qualche sforzo, dal momento che aveva il fiatone.
"Ciao Scarlett, scusa ma Thomas si era svegliato." dissi.
"Tranquilla, allora come va nel Montana?" mi chiese, sentii un tonfo, la solita combina guai.
"Scarlett, tutto ok?" chiesi e lei farfugliò un sì come risposta.
"Menomale, beh... bene, cioè... ho incontrato Ryan." biascicai.
"Ah perfetto... aspetta, tu hai incontrato chi?! Ryan?!" domandò con uno dei suoi acuti allucinanti.
"Sì, l'altro giorno e quando ha scoperto di Thomas ha un po' dato su di giri." affermai.
"Per forza... comunque io credo che questo, cara mia, sia un segno più che buono del vostro ricongiungimento." disse convinta.
"Scar... ci siamo lasciati per motivi ben precisi e perché lui ha deciso di andarsene." sospirai.
"Le cose cambiano, basta guardare te e il tuo bebè." rise e annuii.
"Non sarei neanche dovuta venire qui, sapevo io che era una pessima idea!" esclamai.
"Oh Alex, quel Ryan ha sempre avuto occhi solo per te e ci scommetto la testa che non ha nessuna ragazza e non ne ha mai avuta una in questi anni, solo qualche avventura. Secondo me ti ama." esclamò.
Sorrisi, ma non replicai nulla, ci salutammo e promisi che sarei tornata presto.
Alle nove tentai di svegliare Thomas, ma quando vidi il suo capo appoggiato al cuscino, decisi di scendere senza di lui.
"Buongiorno!" salutai i miei genitori.
"Ciao, il mio nipotino?" chiese mio padre.
"Dorme, non volevo svegliarlo. Credo che andrò a farmi una passeggiata e mi prenderò anche un caffè fuori. Avete bisogno di qualcosa? È un problema se vi lascio per poco Thomas?" chiesi.
"Nessun problema, vai." rispose mia madre carezzandomi la schiena.
Uscii di casa, c'era un solo Starbucks nel paese, per cui mi diressi là per prendermi un buon caffè caldo e poi andai verso il resort.
Alla reception c'era Dennis, il padre di Ryan.
"Alex!" disse venendomi incontro.
Mi abbracciò e mi salutò.
"Come stai? Non ti fai sentire da un po' eh... ogni volta che parlo con Ryan o che viene a farci visita non ci sei mai per un impegno o per l'altro... a proposito, complimenti per i libri!" sorrise.
"Già... beh, io e Ryan ormai non..." ma non feci in tempo a finire la frase che un bel moro mi prese per un braccio strattonandomi e continuando lui ciò che stavo dicendo io, per giunta nel modo sbagliato.
"Lei e Ryan non vivendo più insieme hanno cambiato abitudini, ma il loro amore è più forte di tutto questo." sorrise il ragazzo che mi accorsi essere quello scapestrato di Devon.
"Cosa?" sibilai.
"Stai zitta, lui non sa niente." sussurrò, mi accigliai, come non sapeva nulla? Che razza di persona normale aveva nascosto questo segreto per cinque anni?!
"Oh Devon! Da quanto tempo... allora tu e Giulietta convolate a nozze?" ridacchiai.
"Si chiama Julia e sì, ci sposiamo. Ryan non te l'ha detto che mi farà da testimone e tu sarai la damigella d'onore della sposa?" fu il suo turno di ridere.
Devon 1, Alex 0.
Dennis se la stava ridendo di gusto, fino a che non arrivò l'altro suo figlio.
"Ryan, figliolo, perché non porti la tua fidanzata in camera tua? Falle conoscere Julia no?" chiese poi rivolgendosi a Devon.
"Veramente Alex starà dai suoi genitori..." mormorò con voce flebile.
Quando Dennis se ne andò e Devon raggiunse Julia, rimasi da sola con Ryan.
"Credo che adesso entrambi ci dobbiamo delle spiegazioni." affermai.
"Sì, andiamo verso la piscina." disse.
Ryan Pov.
"Il bambino che hai visto ieri a casa dei miei genitori, Thomas, è mio figlio. È figlio mio e di un ragazzo, William Blake, che è morto tre anni fa. Qualche mese prima della nascita ha scoperto di aver una malattia al cervello e in poco tempo è morto, tenevo a lui e volevo tenere al mondo una delle cose più belle che ha fatto. Non lo volevo, ma poi lui se n'è andato e quindi alla fine non ce l'ho fatta a lasciarlo in ospedale. Ryan, lo so che tu volevi dei figli, io in quel momento della mia vita non li volevo. Vedevi i figli di Federica e io vedevo te con loro, un padre perfetto e ti chiedo scusa perché l'altro giorno l'hai scoperto in un modo orribile, ma non ti chiederò scusa se nella mia vita adesso c'è anche quel piccolo diavoletto." disse tutto d'un fiato.
I suoi enormi occhi verdi mi stavano fissando con ansia, mi stava dicendo la verità ed era una qualità che avevo sempre apprezzato di lei.
Dopo l'ennesima litigata alla fine me n'ero andato, l'avevo fatta finita: non era possibile litigare, fare l'amore e litigare nuovamente... non nego che la chimica che c'è stata con lei non c'è più stata con nessun'altra, ma era impossibile continuare così, uno dei due doveva fare qualcosa ed ero stato io a prendere in mano la situazione.
"Okay." risposi, non volevo sembrare freddo... ma in realtà era proprio ciò che sentivo.
"La mia spiegazione? Non ne ho una Alex, ho semplicemente fatto e detto ciò che era più facile da sopportare. Piaci a mio padre e sei l'unica donna che la mia famiglia ha conosciuto presentata da me, non volevo dargli un dispiacere. Per cui ti chiedo un favore, reggimi questa messa in scena fino alla fine del matrimonio e poi mi inventerò una balla per la nostra rottura." spiegai.
"Ryan, non posso. Non voglio mentire a nessuno, sono cinque fottuti anni che non ci vediamo... cosa credi di fare? Di colmare questo vuoto con delle menzogne?!" disse lei corrugando il volto.
"Tanto dirò comunque la verità, mi manca solo del tempo in più. Concedimelo almeno." dissi secco.
Il silenzio si impossessò di entrambi.
"E con Thomas? Cosa vuoi dire? Che è tuo figlio?" chiese acida.
"Mi inventerò qualcosa." ribattei.
"Non lo so Ryan, mi sembra un'enorme cazzata. Fammi pensare qualche giorno." disse.
"Ventiquattro ore vanno bene?" chiesi.
"Meglio di niente." sospirò.
Ci salutammo e se ne andò, ancora ce l'avevo con lei. Come aveva potuto fare un figlio con un tizio che neanche conosceva? E dire a me di non volere figli... ero irritato e non poco, nervoso.
Andai a cambiarmi e andai in palestra a sfogarmi contro il sacco da boxe, un po' di pugni avrebbero aiutato i miei nervi.
TO BE CONTINUE
Spero vi sia piaciuto, scusate il ritardo, ma sono al mare e ho poco wi fi.
A presto...
Grazie mille per le 100 mila visualizzazioni per le altre storie!!😍
Vittoria😘

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