"posso fargli vedere la mia collezione di barbie?" se ne esce sua sorella.
"certo, mi farebbe molto piacere vedere le tue bambole" dico, perché non so che altro dovrei dire. non é che mi chiedano spesso di farmi vedere le loro bambole.
dopo aver detto alla madre di matt il mio indirizzo, scopro di essere solo un isolato più avanti della sua casa. "decido", più che altro, mi ritrovo costretto a fermarmi da loro, da sua sorella.
mi trascina in camera sua.
dopo un quarto d'ora di "quelle scarpe sono una diversa dall'altra" e "sembra che abbia infilato il braccio nella spina della corrente", e di conseguenti "la mia é più alternativa", spunta matt dalla porta.
"cosa ci fai qui? vai via" lo intima sua sorella.
"posso giocare con voi?".
la bimba mi guarda come per cercare la mia approvazione, e io ovviamente acconsento. quando mai mi si ripresenterà un'occasione del genere? lei annuisce, ma prima che entri:"però devi dire la parola per entrare".
"e quale sarebbe?".
"zucchero filato" dice lei, come se fosse la cosa più semplice del mondo. pensandoci bene. matt sa di zucchero filato. glielo chiederò più tardi, o almeno spero di riuscirci.
🍭
"cosa ti sei permesso di fare?!" strilla, come se lo stessero pestando.
"non é colpa mia, davvero...".
"stai andando contro tutte le leggi della moda esistenti indossando quel fiocco e quelle scarpe da ginnastica insieme!!!".
"dovrei bruciare il suo corpo e darlo in pasto ai demoni". mi prende dalle mani la bambola assatanata dalle scarpe da ginnastica scoordinate per le gambe e la lancia contro il muro, dall'altra parte della stanza.
"voi ragazzi siete strani".
sua sorella deve andare al telefono con una sua amica, così matt mi invita nella sua stanza.
purtroppo non succede niente di niente, solo gli chiedo il carica batterie del telefono, così mi decido a fare qualcosa di utile. tiro fuori dal mio zaino il diario e una penna, ma nel farlo, mi cade per terra l'astuccio, rovesciando tutto il contenuto sul pavimento. tra i reperti: almeno una decina di bigliettini con formule inutili, pezzi di pastelli a cera, tappi di pennarelli, penne senza inchiostro, fantasmi di gomme e altri bigliettini puliti. "cazzo" esclamo.
"non dirlo" mi riprende.
"perché no? cazzo" dico più forte.
"non dirlo più! i miei non vogliono sentire queste parole in casa loro!" oh, sembra così innocente.
"cazzo!" urlo. forse per la fretta non riesce a prendere una decisione adatta per la situazione, così per zittirmi appoggia le sue labbra sulle mie.
forse non se l'aspettava, ma quello che lui voleva fosse altro, dura molto di più.
e quando si stacca, si affretta a dire:"é colpa tua".
"si ma hai cominciato tu".
"me l'hai fatto fare tu, non la smettevi di dire quella parola".
"quale? cazzo?".
"non lo faccio un'altra volta, se lo dici apposta, adesso".
"però é stato bello".
"immagino".
"come mai adesso stai tutto sulla difensiva?".
"mi dai sui nervi".
"scusa". faccio finta di guardare l'orologio che non ho al polso, riferendogli che é tardi e che devo tornare a casa.
"sei sicuro di non voler restare per la cena?" chiede sua madre, intromettendosi.
"no, devo studiare per domani".
"dominic che studia, quando mai?" sottolinea lui.
🍭
alla fine sono tornato a casa da solo, ma prima di uscire, senza farsi vedere, mi ha dato un bacino sulla guancia. ha detto che lo aveva obbligato sua sorella. molto credibile.
da quanto ho capito, oggi ha la gara di corsa (che si svolge per età, e non per classe). ieri sera mi ha chiesto se fossi venuto a tifare per lui. io ho detto di si, se solo mi avesse portato con lui nel dopo-partita. non so perché, ma prima di acconsentire ha esitato per un po'.
e adesso sono seduto vicino a dove é appoggiata la sua borsa di ginnastica. e quando lo vedo entrare in tutta la sua magnificenza (ovvero un metro e sessanta di ragazzo) e chiedendogli:"com'é andata?" come risposta ricevo un "non lo so spero bene". lo abbraccio, un po' per consolarlo, un po' per avere un contatto con lui. e so che le mie mani non vorrebbero rimanere sulla sua schiena, ma che vorrebbero scendere fino al suo sedere.
"sono sudato" protesta.
"profumi di zucchero filato comunque".
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fine