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( m a t t )
"madre, adesso esco con paul".
"si, però stai attento, lo sai che non puoi mai rilassarti un momento quando ce l'hai vicino".
ovvio che non esco con il mio fratellino adorato di 3 anni di mia spontanea volontà, é che devo uscire a comprare le sigarette che stanno finendo e che mia madre non mi fa prendere in sua presenza. mia nonna mi da dei soldi ogni settimana se lavo i piatti e se riordino la mia stanza, così non devo fare tanti lavori faticosi o cose del genere.
apro la porta di casa e lui mi avvolge subito la sua manina attorno al polso. deve alzare un po' il braccio perché in confronto a lui sono abbastanza alto (mi arriva a metà coscia). cammina molto più lentamente di me, che di solito vado veloce perché sono abituato a correre prima di entrare in ritardo a scuola la mattina.
"dove andiamo oggi?" mi chiede.
"andiamo al parco giochi".
"oh si che bello!" comincia a saltellare. ce l'avessi io tutto quell'entusiasmo.
guardo verso di lui e mi accorgo che ha scambiato le ciabatte. "paul".
si volta verso di me, dopo aver contemplato a lungo la strada e dopo essersi reso conto del tempo per arrivare fino al parco. "hai le scarpe al contrario". scrolla le spalle e continua a camminare.
"paul. fermati". mi abbasso e gli dico che la destra é quella che "va per di qua" e la sinistra é quella che "va per di là". non mi calcola nemmeno e rimane voltato per la direzione del parco.
mi siedo su una panchina vuota. "divertiti, mister". intanto mi accendo l'ultima.
mi si piazza davanti un ragazzo, che mi chiede:" hai da accendere?".
"no" rispondo, mettendomi in tasca l'accendino. prima che mi possa mettere sulle labbra la sigaretta, me la prende e comincia a fumarsela lui.
"ridammela! era l'ultima!" mi alzo.
"ti fa male".
"e a te no?".
"non vorresti rovinarti, carino come sei?".
gli tiro uno schiaffo.
chiamo paul, che si sta arrampicando per lo scivolo. "andiamo".
"no, voglio rimanere qui".
"scendi subito, andiamo a prendere il gelato".
me lo ritrovo al mio fianco in un momento.
"posso accompagnarvi?" mi chiede il tipo.
"levati dal cazzo. non voglio che mio fratello prenda esempio da persone come te".
"chi é?" dice paul.
"un coglione. ripeti, un coglione".
"un collione".
"la fa sembrare una cosa carina".
"smettila" mi avvio con la testa bassa per non incontrare di nuovo il suo sguardo, tenendo per mano paul, perché ho paura che il tipo possa prendere me o lui.
ci segue dietro, fino alla gelateria.
"chiamo la polizia se non la smetti".
"posso almeno sapere come ti chiami?".
"se ti piacessi davvero non mi daresti questo tipo di attenzioni".
"io sono dominic".
"voglio quello giallo!" paul ha la faccia appiccicata al vetro della gelateria, sporcandolo con le ditate di chi ha appena preso in mano il mondo intero.
"quello alla vaniglia".
"no, quello giallo".
"si, perché cambia qualcosa".
"come si chiama tuo fratello?".
"diglielo tu" mi rivolgo al marmocchio.
"fatti i cazzi tuoi" mi batte il cinque.
"gli ho insegnato tutto quello che so" dico orgoglioso.
gli prendo il gelato quello giallo. neanche a farlo apposta gliene cade un po' per terra. nel mentre mi cadono i soldi di resto, così mi chino per prenderli. li raccoglie prima dominic, che me li porge, ma io non li prendo da lui.
"non ho la peste, stai tranquillo".
"puoi tenerli".
"no, tieni tu" mi spinge la mano contro il braccio, per farmi segno di prenderle le monete che mi sono cadute.
"non toccarmi".
"scusa". ritira la mano, e un po' me ne pento, perché in realtà apprezzo le sue attenzioni.
"a me sta simpatico".
"a me no, per niente".
"posso fargli vedere i miei trattori?".
"no, falli vedere a me".
"tu fai finta di interessarti" cedo. ha ragione.
"se dominic non rompe troppo i coglioni a me può venire con noi".
"si!" batte le minuscole manine che ha, e stavolta é dominic a prenderlo per mano.
intanto che finisce di mangiare il gelato, io vado finalmente a prendere le sigarette.
cammino molto più avanti a loro, non vorrei che paul si intossicasse i polmoni già a 3 anni.
quando la finisco, butto il mozzicone per terra e lo pesto con la scarpa.
"vado a studiare, voi fate le vostre cose".
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bussa alla porta (so che é lui perché i miei sono usciti e paul bussa in modo diverso, ovvero, entra e basta) e io dico "indietro".
entra comunque. sono steso sul letto a "studiare". quindi sono in una posizione pericolosa se per caso mi dovessi difendere.
"cosa studi?".
"i cazzi miei".
"ovvio che non hai amici se continui a comportarti così".
"ripeto, sto studiando".
"facciamo un gioco?".
"spara".
"ti faccio delle domande su quello che stai studiando, se é giusto rimani vestito, se é sbagliato devi levarti la maglia finché...".
"non gioco".
"se é corretto tocca a me a spogliarmi".
"sei un maniaco sessuale".
"e tu sei solo".
"wow, bella constatazione". mi guarda. "cosa dovrei fare affinché tu mi lasci in pace?".
"devi baciarmi".
"e poi non romperai più il cazzo?".
"si, solo un bacio".
"allora...".
mi alzo dal letto e poggio le mie labbra sulle sue, ma vengo colto alla sprovvista, perché lui si avvolge a me con le braccia. io non so dove dovrei mettere le mani, così le metto sulle sue spalle.
"credevo peggio" dico, cercando di staccarmi.
"non ti avrei costretto a fare qualcosa che non ti sarebbe piaciuto".
"se la smettessi di fare così il presuntuoso magari mi piaceresti anche di più".
sono preso dai suoi occhi grigi per capire quello che sta succedendo. sento le sue mani che scendono piano per la schiena, e dapprima vanno a finire sul mio sedere, poi si spostano sul davanti.
"cazzo..." esclamo sottovoce, per non farmi sentire.
"si, proprio quello".
ricomincia a baciarmi mentre continua a toccarmi. "...hai le mani fredde".
"facendo questo si scalderanno".
mi fa indietreggiare fino al letto, per poi abbassarmi la cerniera dei pantaloni. "mio fratello ha 3 anni".
"io ne ho 19".
"chiudi la porta, almeno, o digli di uscire o qualcosa del genere, se proprio vuoi scopare".
se ne va un momento, e nel mentre mi levo del tutto i pantaloni, perché comincio a starci un po' scomodo... e quando torna di nuovo, mi siedo, chiudendo le gambe.
"ti vergogni o sei timido di tuo? anche se tu non mi sembri tanto timido".
"mi fa sempre un certo effetto stare davanti a degli sconosciuti. dato che non mi succede tutti i giorni".
mi mette una mano in mezzo alle gambe. "non ho il..." mi fermo, solo perché é vero che mi vergogno a parlare di sesso e affini.
"lubrificante? vale a dire che ci divertiremo di più".
"tu ti divertirai, io no".
"guarda che io non voglio farti del male, so di tutti i rischi perché mi sono informato".
"che bravo ragazzo".
mi mette due dita nella bocca. poi le infila dentro me.
"non tenere le gambe tese, farà più male".
"dovresti essere al mio posto, adesso".
"preferisco stare di qua...".
mi bacia, forse per distrarmi dal leggero dolore che se ne va poco alla volta per lasciare spazio a sospiri di piacere.
é quando si leva i pantaloni che comincio a cagarmi sotto. "e quello... dovrebbe... oh Gesù...".
mi fa girare cosicché io sia a pancia in giù. comincia che va anche piano, ma so che non durerà per molto.
mordo la manica della maglia, per soffocare quello che paul non deve sentire.
"un po' fa male". mi bacia la schiena. "non credevo che... fossi così gentile".
"solo con i ragazzi carini come te".
"mh, stai zitto... oooh".
"quando fai così hai la voce da ragazza".
"devi accontentarti di quello che hai".
"se fossi stato in te mi sarei già preso a calci dal primo momento".
"scherzavo, fa malissimo".
"tra un po' non più".
sento il cuore che mi batte fortissimo, e mi sento tutto caldo.
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mentre io sono già venuto sulle lenzuola (che mia madre ha messo nuove proprio stamattina) lui deve ancora finire.
e prima che riesca a finire, sento il clacson della macchina di mia madre.
"CAZZO!" strillo, "dopo ti aiuto io per quello... adesso fai finta di essere un mio amico o qualcosa di simile e aiutami a pulire ti prego...".
"dannazione" si lamenta rivestendosi.
guardo all'altezza della sua cintura. "si nota molto?" mi chiede.
"sai, non hai poco da nascondere...".
prendo le lenzuola e le butto nel cesto della roba sporca, per poi prenderne delle altre dal cassetto e metterle alla meglio sul letto (tanto mia madre é abituata alle coperte sempre per terra alla mattina).
mi vado a lavare la faccia, e quando mi guardo allo specchio, noto una miriade di segni rossi sulla schiena. "mi hai morso".
"sembravi buono".
"me la pagherai".
"matt! sono a casa!" urla mia madre dalle scale, per farsi sentire.
"ho notato, madre".
"vieni giù, c'é il tuo amico joseph".
andiamo giù insieme, presentando dominic a mia madre e a joseph. ho paura che capiscano quello che stavamo facendo.
"matt, devo assolutamente raccontarti di questa nuova tipa che ho conosciuto l'altra sera in disco..." comincia a parlare joseph.
"é gnocca?" faccio finta di interessarmi come per i trattori con paul.
"se é gnocca?! ha due bocce che ti ci perdi dentro, e degli occhi azzurrissimi".
"più belli dei miei no, di sicuro".
"no, i tuoi non li batte nessuno, però non hai una vagina, sai com'è. e tu? ne hai trovata qualcuna?".
mia madre é andata in giardino con paul, quindi possiamo parlare di queste cose senza problemi.
"no, voglio stare tranquillo per un po', dopo quello che é successo con elle".
"ah si, sai adesso con chi sta? con uno spacciatore".
"di male in peggio" si intromette dominic. ha le gambe incrociate così che non si veda troppo. ed é difficile non notarlo, dopo che ce lo hai avuto dentro per una mezz'ora o più. come dire... non me lo dimenticherò molto facilmente.
"e a te come va, dominic".
"mi sto sentendo con una ragazza bellissima... ha gli occhi blu, i capelli neri, la pelle bianca, tanto che il suo sedere sembra una luna piena e non lo so, magari non sembra bella com'è davvero, perché ha un suo comportamento molto caratteristico. " dice continuando a guardarmi mentre sorrido come un ebete.
"no no, sembra gnocca pure lei. é che matt mi sembra abbastanza solo".
"povero cucciolo" scherza. mi pizzica la guancia.
"ha davvero un bel faccino, non credi?" dice joseph.
"tanto che sembra finocchio" scoppiano entrambi a ridere. é un pezzo di merda.


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