Jet lag

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«I kill you!» sbraitarono in coro Jon e Colby a Victoria, mentre la rincorrevano per casa.
Accidentalmente due bottiglie di acqua gelida si erano rovesciate sulle loro teste.
«You said you were hot!» esclamò lei sulla difensiva ridendo, mentre scappava correndo più veloce che poteva da una stanza all'altra. Arrivò in cucina, dietro il tavolo, e si accorse di essere in trappola. Jon infatti stava avanzando alla sua sinistra e Colby a destra. Ora erano loro ad avere un sorrisetto malefico vedendola in trappola. Lei però non poté fare a meno che continuare a ridere vedendo le goccioline d'acqua che ancora scendevano dai loro capelli. Per non dargliela vinta con uno scatto scavalcò il tavolo prendendoli alla sprovvista, e si rifugiò in salotto dove Joe bloccò i suoi inseguitori.
«Come on guys, we'll miss the flight» cercò di calmarli.
«You... you are a devil» le disse Colby.
La ragazza da dietro le spalle di Joe gli face la linguaccia e prese le sue ultime cose.
Fuori sentì suonare un clacson, così afferrò la sua valigia e corse fuori per salire sulla macchina del fratello.
Joe e il resto dello Shield salirono sulla Ferrari, mentre i gemelli su una Mini arancio fluo che avevano noleggiato il giorno prima.
Partirono verso l'aeroporto.

Victoria era davvero la persona più felice di questo mondo. Non ci credeva ancora che avrebbe visto WrestlerMania dal vivo! Non riusciva praticamente a stare ferma e continuò a muoversi sul sedile. Nico rideva nel vedere la sorellina così contenta.
«Che c'è?» gli domandò fingendosi seccata.
«Niente... non hai freddo vestita solo così?» le chiese guardandola.
In effetti avrebbe potuto vestirsi un po' di più, ma quel giorno faceva abbastanza caldo per essere solo ad aprile, e lei era piuttosto agitata. Indossava una canottiera nera corta, che lasciava scoperta una striscia di pancia piatta, un paio di jeans semplici neri anche questi e ai piedi un paio di All Stars bianche basse (*immagine cap 1*). Lo sapeva, vestirsi di nero metteva veramente troppo in risalto la sua pelle chiarissma, ma la verità era che in fondo in fondo le piaceva vedere come la gente la guardava con una specie di timore, le piaceva l'inquietudine che trasmetteva a molti.
«Nah, fa caldo oggi» gli rispose.

In men che non si dica arrivarono all'aeroporto. Si precipitarono subito a fare il check-in. Già, Joe aveva ragione, erano arrivati appena in tempo.
Salirono sull'aereo nei posti assegnati. Nico era dalla parte del finestrino, poi c'erano Jon, Colby, Victoria, Joe e infine i gemelli. Jon non sembrava molto contento di quella disposizione, neanche il fratello della ragazza in realtà, avrebbe voluto che lei fosse vicina a lui, ma l'aereo decollò prima di dar loro il tempo di fare cambiamenti. Victoria si allacciò le cinture e per la prima volta in tutta la giornata un senso di agitazione si fece strada dentro di lei.
Già, era la sua prima volta su un aereo.
«You've never been on a plane, have you?» osservò Colby notando il suo nervosismo.
Non lo faceva così perspicace. Annuì.
«Really little sister?» le chiese Jon che aveva tutta l'aria di starsi divertendo un mondo.
Vide Nico rivolgerle uno sguardo interrogativo a quel nomignolo.
«Yes idiot» gli rispose ponendo fine al discorso.
L'aereo iniziò il decollo e istintivamente stritolò la mano di Colby e di Joe. I due sogghignarono e lei li guardò con un'espressione di odio puro.
«Calm down sweetie, take a deep breath and relax yourself» le disse Colby.
Certo, come se fosse facile. Dopo un tempo che le sembrò interminabile l'aereo prese quota e si stabilizzò. Tirò un sospiro di sollievo e lasciò le mani dei ragazzi che iniziarono a massaggiarsele.
«It wasn't so bad, was it?» chiese Joe.
«Yes, It was!» esclamò lei.
Loro si misero a ridere. Idioti.
«It's another ten ours of flight!» cercò di difendersi.
«The worse part is the landing, a lot of things can go wrong» continuò Colby.
«Will you stop?» gli disse seccata.
«I was just warning you» continuò.
Notò con piacere che aveva ancora i capelli bagnati.
«It was raining?» gli chiese indicando le goccioline che ancora scendevano sulle sue spalle.
«Did they put you in the bleach when you was little?» la canzonò lui arrotolandosi una ciocca dei suoi capelli biondi tra le dita.
«Do you want a beating too?» si intromise il fratello della ragazza.
«Come on I was jocking» cercò di calmarlo Colby.
Victoria, che non riusciva a smettere di ridacchiare, continuò:
«Admit it, my hair are beautiful» disse la biondina sbattendoglieli in faccia.
Perché lo sapeva, sapeva di avere dei capelli meravigliosi, gliel'avevano detto a centinaia praticamente per tutta la vita. Victoria non era una ragazza che amava vantarsi, ma in quell'occasione e con quella persona andava bene così.
Colby finse di esaminarli per qualche istante.
«Nah, mine are better» concluse poi scompigliandoglieli.

I sette ragazzi continuarono a sruzzicarsi per qualche ora riuscendo incredibilmente a non saltarsi alla gola a vicenda. Dopo aver preso qualcosa da mangiare la stanchezza ebbe la meglio sulla ragazza e si addormentò. Il che non sarebbe stato nulla di male se non lo avesse fatto con la testa appoggiata sulla spalla di Colby.
A Victoria sembrava che fossero passati solo pochi minuti, quando una mano la scosse dolcemente per una spalla. La ragazza si strofinò gli occhi con le mani e alzò la testa.
«Am I comfortable?» le chiese Colby sorridendo
«What?» ribadì Victoria con la voce ancora impastata dal sonno.
I ragazzi la stavano guardando inteneriti.
«Forget it» le rispose il ragazzo «we arrived, do you want to come down or we have to hold you?»
La ragazza ancora confusa e assonnata si alzò dal sedile stiracchiandosi e si diresse verso l'uscita insieme agli altri.
Erano atterrati a New Orleans dove si sarebbe tenuta la trentaquattresima edizione di WrestleMania.
Victoria era davvero stanchissima, per fortuna era sera e sarebbe andata subito a dormire.
Quando però la ragazza uscì dall'aeroporto rimase accecata da un sole splendente. Dannazione, si diede della stupida per non aver pensato alla differenza di fuso orario. E lei che pensava già alla bella dormita che si sarebbe fatta.
Si diressero subito all'hotel dove alloggiavano i wrestler.
Victoria e il fratello si diressero alla loro camera per lasciare le valigie. Appena entrati, Victoria restò a bocca aperta dalla bellezza della stanza, ma la cosa che al momento attirò di più la sua attenzione furono le due camere da letto, entrambe con un letto gigante dall'aria comodissima. Non avrebbe voluto altro che potersi buttare sopra.
Nicholas intuì i suoi pensieri e la fermò:
«Dovrai aspettare ancora un po'» disse «prima sarebbe il caso di presentarsi a Vince McMahon che dici? Dopotutto è grazie a lui che ora sei qui»
La sorella annuì, seppur a malincuore, ma sapeva che era la cosa giusta da fare.
I due ragazzi si diressero così all'entrata, dove ritrovarono Joe.
«McMahon should be there soon» disse.
Come a confermare la sua affermazione, un Vince McMahon molto allegro fece la sua entrata nell'hotel.
«Oh, the little talent! I'm Vince McMahon, nice to meet you» disse stringendo la mano ai due fratelli, dopo che si erano presentati anche loro.
«Here are you tickets for WrestleMania, and the passes for the backstage» disse porgendo loro due biglietti e due pass per il backstage.
Gli occhi di Victoria si illuminarono mentre li prendeva in mano.
«Thank you» riuscì a dire «thank you very much, for all»
«No trouble at all» disse lui facendo un gesto di noncuranza con la mano «now I have to go, there are some things to prepare for WrestleMania, for all the questions there is this guy» aggiunse poi prendendo per le spalle Joe «and go to get some rest, you looked very tired» concluse mentre già si allontanava.

I due ragazzi tornarono così nella loro camera. Victoria riuscì a malapena a togliersi le scarpe prima di buttarsi sul letto. Ci aveva visto giusto, era davvero comodissimo. Dopo qualche istante i suoi occhi iniziavano già a chiudersi. L'ultima cosa che si ricordava era Nico che le rimboccava le coperte e le dava un bacio sulla fronte. Poi Morfeo l'accolse tra le sue braccia.

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