Drawbacks

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Victoria si svegliò che era buio. Guardò l'ora e vide che erano le 2:40.
Dannazione.
Non si sarebbe mai abituata a quel fuso orario. Avendo dormito per 11 ore decise di alzarsi. Aprì il minifrigo che c'era in camera sua e mangiò uno snack.
Poi andò in bagno a farsi una doccia, cercando di non svegliare Nicholas che sapeva sarebbe riuscito a dormire fino al mattino.
Dopo essere uscita e essersi asciugata i capelli, essendo ancora le 5:00 e non avendo voglia di aspettare che gli altri si alzassere, la ragazza decise di uscire a fare una corsetta.
Per evitare che Nico si preoccupasse non vedendola gli lasciò un biglietto sul comodino e si portò dietro il telefono.
Aprì la valigia con i suoi vestiti e tirò fuori un paio di pantaloni della tuta neri, una maglietta a maniche corte bianca e le sue scarpe da ginnastica. Soppesò la possibilità di prendere anche una felpa, ma decise di lasciar stare pensando che poi avrebbe sicuramente avuto caldo.

Uscì dall'hotel e iniziò a correre un po' a casaccio, non sapendo con precisione che strada prendere. A quell'ora non c'era nessuno in giro e c'era una tranquillità magnifica.
Dopo una mezz'oretta si fermò a riprendere fiato. Fu allora che notò come il cielo si era coperto di nuvole temporalesche. Decise così di tornare indietro, anche per evitare di perdersi. Dopo aver percorso circa metà strada sentì le prime gocce di pioggia. Così accellerò il passo.

Voltò un angolo e non riuscendo a fermarsi finì addosso a qualcuno.
Disse velocemente un "sorry" e continuò a correre, ma qualcuno la fermò prendendola per un polso.
«Ehi, ehi, ehi... where are you going beauty?» le disse.
Alzò lo sguardo verso la persona che le aveva parlato e vide che era un uomo robusto che emanava un forte odore di... alcool?
«Don't you know it's dangerous for a little girl like you stay alone?» le disse con uno sguardo malizioso.
Il cuore della ragazza iniziò a battere a un ritmo preoccupante mentre tentò di liberarsi causando solo una stretta più forte che iniziava a farle male.
«Let me go!» urlò.
La stradina dove si trovavano era però deserta.
«Stay still, I'll take care of you» cercò di tenerla ferma l'uomo.
La pioggia aveva iniziato a cadere ad un'intensità maggiore.
Con la mano libera la ragazza tirò uno schiaffo in faccia al suo assalitore, facendogli girare la testa di lato. Lui si portò una mano alla guancia dolorante, ma non mollò la presa e infuriato ricambiò il colpo facendola finire a terra. Ora fu lei a portarsi la mano alla faccia, ritrovandola con orrore insanguinata. Cercò di alzarsi e di scappare, ma l'uomo urlandole parole che non riuscì a capire l'afferrò per i capelli e la colpì di nuovo. Urlò, sperando che qualcuno la sentisse. Era stata una stupida ad uscire da sola. Si dimenò disperatamente, ma l'uomo la bloccò con il suo corpo e tentò di toglierle la maglietta, ormai fradicia. Con orrore le sue intenzioni apparvero ora chiare alla ragazza, che iniziò a dimenarsi facendo appello a tutte le sue forze. L'uomo però era più del doppio di lei e non poté fare molto. Stava per urlare di nuovo quando all'improvviso il suo assalitore venne scaraventato via da lei.

*****

Il ragazzo stava correndo da circa 15 minuti quando iniziò a piovere.
Damage, pensò.
Decise così di tornare indietro quando udì un urlo. Si fermò immediatamente e restò in ascolto alcuni istanti per cercare di capire da dove provenisse. Girò un angolo e vide una ragazza e un uomo davvero gigante, era il doppio di lui.
What are they doing? pensò.
Vide la ragazza dare uno schiaffo in faccia all'uomo.
She can defend herself pensò sorridendo. Il suo sorriso però sparì quando vide l'uomo colpire la ragazza. Allora li raggiunse velocemente e, afferrato l'uomo per la maglietta, lo scaraventò a terra.

*****

Victoria restò a terra terrorizzata. Incapace di muoversi si limitò a guardare la scena che aveva davanti come fosse un film.
Stava diluviando e vide solo delle forme confuse.
Il suo salvatore, pur essendo la metà del suo aggressore se la stava cavando egregiamente, utilizzando l'astuzia per compensare la differenza di corporatura. Lo vide dare un colpo secco dietro alla nuca dell'uomo che cadde a terra stordito, senza più rialzarsi. Il ragazzo si fermò un attimo a riprendere fiato appoggiando le mani sulle ginocchia. Dopo qualche istante si risollevò e si avvicinò lentamente alla ragazza, ancora seduta per terra.
«Ehi, are you ok?» le chiese cautamente, cercando di non spaventarla.
Victoria era ancora sotto shock. Vedendo che non le rispondeva si avvicinò un po' e le appoggiò una mano su una spalla. La ragazza si ritrasse istintivamente, così lui si affrettò a calmarla.
«Ehi, don't worry, I don't do anything»
le disse con un sorriso.
La pioggia continuava a cadere incessante, così il ragazzo porse una mano a Victoria per aiutarla ad alzarsi e le disse:
«There's a bar nearby, we can go there ok?» le propose.
La ragazza annuì, così iniziarono a correre tra le stradine della città, e dopo qualche svolta giunsero ad un piccolo bar nel quale si rifugiarono.
Il ragazzo fece accomodare Victoria ad un tavolino.
«I'll be right back» le disse poi dirigendosi verso il bagno.
Dopo qualche istante tornò con una bottiglietta di disinfettante e dell'ovatta.
«Let me take a look» disse dopo essersi seduto di fronte a lei.
Iniziò a pulirle il viso dal sangue fino a scoprire un taglio sul labbro superiore. Dopo alcuni minuti, soddisfatto del suo lavoro, il ragazzo posò l'ovatta.
«Finish» annunciò con un sorriso «nothing serious»
La ragazza era bagnata fradicia, e in quel momento rimpianse di non aver preso anche la felpa. Stava tremando. Vide il ragazzo togliersi la felpa e appoggiargliela sulle spalle. Lo ringraziò mentalmente per essersene accorto. Stava gelando.
Dopodiché si presento.
«I'm Fergal» disse «Fergal Devitt, what's your name?»

*****

Dopo aver finito di disinfettarle il taglio che si era procurata sul labbro, Fergal apoggiò l'ovatta sul tavolino. Alzò lo sguardo sulla ragazza e la guardo bene per la prima volta. Il taglio rosso sangue spiccava notevolmente sulla sua pelle chiarissima. Gli occhi erano di un azzurro purissimo, che poteva fare invidia anche ai suoi, e al loro interno c'era ancora un luccichio spaventato e spaesato. Le ciglia si erano riunite a gruppetti a causa della pioggia. I capelli biondi erano chiarissimi anche da bagnati, quindi non riusciva a immaginare di che colore potessero essere da asciutti.
Notò che stava tremando. D'altronde indossava solo una maglietta a maniche corte, ora zuppa.
Diede uno sguardo alla sua felpa e, notando che non era troppo bagnata, se la tolse e la fece infilare alla ragazza. Le stava irrimediabilmente grande, e la rendeva ancora più piccola e fragile.
La maglietta che indossava sotto le aderiva perfettamente al fisico all'apparenza agile e scattante, che avrebbe fatto invidia a molte sue colleghe.
Pensò che non si erano ancora presentati, così rimediò.
«I'm Fergal» disse «Fergal Devitt, what's your name?»

*****

A quelle parole qualcosa scattò nella testa di Victoria che alzò lo sguardo verso il ragazzo.
Per la prima volta lo guardò bene in faccia. I capelli castani si erano appiccicati alla sua testa per la pioggia, rendendolo piuttosto buffo. E poi quegli occhi azzurri, con quello sguardo tipico da Finn Balor. La stava guardando con un sorrisetto beffardo, divertendosi alla faccia che aveva fatto la ragazza quando aveva sentito il suo nome.
«Yes, am I» le disse alzando una mano.
«I'm Victoria» si presentò anche lei dopo essersi riscossa.

In quel momento arrivò un cameriere e il ragazzo ordinò due tazze di tè.
«I don't have...» iniziò la ragazza, ma Fergal la interruppe.
«I pay» disse tranquillamente «are you from Italy?» le chiese poi.
«Yes» gli rispose lei sorpresa.
«The accent» spiegò lui «I've travelled in Europe»
La ragazza annuì.

Il cameriere tornò con due tazze di tè fumanti.
Victoria sorseggiò la sua lentamente, godendosi il piacevole calore che si diffondeva pian piano in lei.
Dopo che ebbero finito di bere Fergal le chiese di dirgli il numero di qualcuno che poteva chiamare per venirla a prendere.
Istintivamente lei gli disse il numero di Joe. I tre mastini dello Shield l'avevano infatti praticamente obbligata ad imparare i loro numeri, in caso di emergenze.
Dopo che gli ebbe dettato il numero, fu Fergal a fare una faccia sorpresa girando il cellulare per mostrarglielo.
Sul display c'era una scritta:
Joseph Anoa'i
«I'm on probation» spiegò lei.
Continuando ad avere una faccia sorpresa, Fergal fece partire la chiamata. Lo sentì spiegare a Joe la situazione. Dopo qualche istante riattacco.
«He's coming» le disse «so you're the little talent» continuò.
«Yes, Joe took me under his protection» rispose lei.
Fu mentre diceva quelle parole che si rese conto che probabilmente Joe ora era arrabbiato con lei per essere uscita da sola e senza avvisarlo. Sicuramente l'avrebbe rimandata a casa. Abbassò lo sguardo sulla tazza vuota.
Intuendo i suoi pensieri Fergal le prese delicatamente il mento tra le dita per farle rialzare la testa e la rassicurò:
«I know him, he's not angry with you, he's just worried. You know he's overprotective»
La ragazza annuì con un'espressione però non molto convinta.

Dopo qualche minuto Joe entrò nel bar e strinse tra le braccia la ragazza.
«Vi» disse sollevato «are you ok?»
Victoria annuì, la testa nascosta tra le braccia del mastino.
«Are you not angry with me?» chiese poi con un filo di voce.
«Angry? Why? I'm the happiest man in the world now that I know you are fine» le rispose lui continuando a stringerla tra le braccia.
E in quel momento la ragazza pensò che Fergal aveva ragione.

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