Capitolo 3. "Benvenuta a Pickering".

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Guardo per un'ultima volta le mie sneakers prima di alzare lo sguardo sul grande grattacielo.
Corro al suo interno, libera e spensierata, l'ultimo piano ha una grande terrazza.
Si vede tutta New York da qui, è stupenda.
Mi affaccio e intravedo anche la statua della libertà da questa altezza.
Niente può distrarmi se non dei passi che provengono da dietro le mie spalle.
-Che ci fai qui pazza e imbranata Truesserd?- urla la ragazza alle mie spalle, non lasciandomi tempo per ribattere, mi spinge con forza ed io perdo l'equilibrio.
Cado giù, e un'immensa luce mi avvolge.

-Truesserd...?-
Le mie ciglia sbattono più forte e improvvisamente dei brividi mi percorrono per tutta la schiena. Avverto subito molto freddo e mugolando qualcosa di incomprensibile mi rannicchio nella felpa.
-Alex!- sento nuovamente quella stridula e insopportabile voce richiamarmi prima che un grande botto mi faccia sbattere la testa su dove ero poggiata.

"Benvenuti in Canada. Annunciamo l'arrivo all'aeroporto di Toronto, sono esattamente le otto, il tempo è stabile, grazie per aver viaggiato con noi."

Ancora una volta Samantha afferra il mio braccio per scuotermi.
-Sono sveglia, sono sveglia!- borbotto infastidita stiracchiandomi e aprendo meglio gli occhi. L'aereo si posiziona come per parcheggiare subito dopo la sua brusca frenata ed io non accenno a guardare altro al di fuori del finestrino.
-Abbiamo attraversato gli Stati Uniti, ti rendi conto? Siamo in Canada finalmente!-

Vorrei chiederle quando chiuderà quella boccaccia da gallinella, ma mi limito a non pronunciare altro, lasciandomi dissolvere dai miei pensieri.
Sono ancora piuttosto confusa, in due ore e quarantacinque e poco più, il mondo è completamente cambiato, un nuovo posto ci attende fuori e quasi mi spaventa.

Andare da sola a New York lo era altrettanto, ma adesso sono davvero spiazzata.
Mi alzo proprio come il resto dei passeggeri e ancora uno sbadiglio mi coglie alla sprovvista.
Non vedo l'ora di arrivare in una di queste famiglie organizzate per il nostro viaggio, e buttarmi così come sono su un letto.
Malgrado il mio riposino in aereo sento ancora di non aver ricaricato le mie energie del tutto.

Anche per uscire dall'aereo si forma una lunga e devastante fila, ma poi finalmente percepisco un vento caldo che comincia a far svolazzare a destra e a sinistra i miei capelli, scombinandoli più di quanto già non lo siano.
Samantha mi segue dietro, stranamente in silenzio, forse impegnata a faticare per portare tutta la sua roba.
Io stringo meglio lo zaino in spalla e continuo a tirare la mia valigia anche dopo aver sceso le scale e toccato la terra ferma.

Sgranchisco le mie gambe che si trascinano come due sacchi pesanti di farina e poi saliamo entrambe sul pullman che porterà all'aeroporto.
Ancora non riesco a capacitarmi del fatto che Samantha mi abbia detto che non avevo passato i test per New York... effettivamente la lettera mi aveva spiazzata, come il giorno della partenza, ma non credevo davvero di non averli superati. Una città vale l'altra, l'importante era passare i test.

Ma Samantha mi è sembrata piuttosto convincente, anche se la parte più razionale di me non vuole crederci.
Ci avviciniamo pian piano al gruppo ricomposto, all'interno dell'aeroporto.
Quasi mi verrebbe da sfilarmi la felpa, i riscaldamenti sono stranamente accesi nonostante ci sia un caldo afoso e soffocante.

-Perfetto ragazzi, fuori abbiamo i taxi con i vari nomi, i vostri genitori dovevano assicurarsi di aver dato i nominativi sul sito della scuola. Essi vi porteranno nella via delle famiglie a cui siete affidati. Queste famiglie, vi ricordiamo, non sono state scelte a caso, seguiranno in questi mesi, infatti, un programma di formazione ben specifico e organizzato. Per qualsiasi cosa saranno in contatto con noi, che alloggeremo a Toronto. Detto questo, buon proseguimento...-

PER SBAGLIO IN CANADA II SHAWN MENDESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora