Tre omicidi.
Era ciò di cui Dan era accusato, la ragione per cui era finito in prigione, ma sopratutto quella per cui ora era dannatamente in ritardo sulla tabella di marcia.Dan non aveva ucciso nessuno - d'accordo, effettivamente aveva già ucciso in passato. E non poco, anzi, decisamente troppo per un ragazzo appena sopra la ventina, ma in fondo uccidere era un arte per cui era sempre stato particolarmente portato, visto come era cresciuto - ma in quel giorno, in quella situazione, durante quel lavoro, Dan non aveva ucciso proprio nessuno e trovava particolarmente ingiusto essere accusato di un crimine che non aveva commesso.
Ironie della vita.Aveva avuto diverse ore per pensare e riflettere su ciò che era successo, dal momento in cui era stato preso, durante l'asfissiante interrogatorio e infine negli ultimi istanti di riposo, dopo essere stato sbattuto all'interno di una puzzolente, fredda e umida cella immersa nell'oscurità delle prigioni di palazzo.
Si trattava chiaramente di una trappola, molto probabilmente non destinata a lui, ma nel momento in cui era uscito dagli alloggi della principessa un intero gruppo di guardie armate dalla testa ai piedi lo stava aspettando con le lunghe lance sollevate e le celate degli elmi abbassate.
Venticinque uomini in totale, guardie reali, addestrate e perfettamente in grado di uccidere un uomo solo e disarmato.
Dan ci avrebbe messo meno di un paio di minuti per ucciderli tutti, lasciando il palazzo in un bagno di sangue.
Ma lo scatto in posizione di guardia dei soldati, gli fece percepire la mancanza di istinto omicida dei suoi aggressori.
Aggiungendo poi il rischio di rendere evidente la sua vera identità, il giovane decise di optare per una debole e poco ostinata resistenza non-armata, che gli avrebbe fatto guadagnare, dopo l'arresto, sufficiente tempo per capire in che genere di situazione era finito.Solo dopo aver propinato qualche bugia alle guardie per giustificare il furto ed aver negato con assoluta fermezza di avere a che fare con gli omicidi, Dan ebbe modo di provare a mettere assieme tutti i pezzi di quella pessima - ma senza dubbio singolare - giornata appena trascorsa. Si sedette a gambe incrociate sul fetido lettino di paglia, unico decoro di quella piccola stanza, chiuse gli occhi e concentrò tutti i suoi sensi su un solo ricordo.
Un immagina iniziava a focalizzarsi nella sua mente.
Tutto era iniziato la sera precedente quando, nascosti alla vista dalla frastagliata chioma di una quercia cittadina, Dan aveva incontrato per la prima volta il rappresentante del committente di quel furto.
Si trattava di un ragazzo, in apparenza per nulla spaventato, anzi, la sua voce tradiva una certa eccitazione.
Gli aveva consegnato un disegno dell'oggetto che "il suo padrone" - così lo aveva chiamato - desiderava possedere; poi gli aveva consegnato la metà della paga pattuita, 500 Ruine d'Oro, le altre 500 sarebbero arrivate a lavoro ultimato, insieme alla consegna dell'oggetto rubato.La paga era piuttosto alta per il furto di un solo oggetto, ma c'erano due ragioni: la prima era la collocazione dell'oggetto in questione, all'interno del Palazzo Reale di Luminea, dove qualunque ladro, anche con una certa esperienza, avrebbe avuto parecchia difficoltà ad entrare ed uscire senza essere notato.
La seconda ragione era il suo nome - il nome con cui il Regno di Luminea stava iniziando a conoscerlo - : "Spriggan", la fata nera, un ladro invisibile, capace addirittura di viaggiare tra le ombre... e un mucchio di altre sciocchezze che si erano diffuse a macchia d'olio dopo che aveva iniziato a lavorare come ladro su commissione in quel paese, utilizzando quel nome.Dopo aver lasciato per terra la borsa con i soldi, il ragazzo aveva aggiunto un'ultima cosa:《il mio padrone vuole indossare questo gioiello domani sera, in caso contrario avrai la metà di quanto ancora ti deve.》Poi si era dileguato in un attimo.
Il mattino seguente, nonostante la apparente semplicità del compito, Dan aveva svolto tutto con la massima attenzione, nessuno lo aveva visto, ne le guardie di ronda, ne la principessa o le sue accompagnatrici - Dan ne era certo - eppure quello squadrone di soldati che lo aspettava all'uscita degli alloggi della principessa, di certo non se lo era immaginato; così come era evidente, che le guardie sapevano che lui sarebbe uscito da quella porta.
Chi lo aveva incastrato, era chiaramente l'unico responsabile della sua presenza a palazzo, lo stesso che aveva insistito perché la collana fosse rubata esattamente in quel giorno: il committente del furto.
Ma era davvero possibile che l'obbiettivo di quella trappola fosse lui ?
Se avessero saputo chi era davvero, forse... ma questo non era possibile. Le tre vittime del misterioso assassino ?
Probabilmente erano loro il vero obbiettivo, mentre Dan, un semplicissimo ladro colto in flagranza di reato, rappresentava il perfetto capro espiatorio affinché il vero colpevole restasse impunito nell'ombra.All'improvviso, nell'oscura quiete di quella piccola cella, il misterioso mercenario incominciò a ridere, prima piano e poi sempre più forte.
Provare ad incastrare uno come lui, non si poteva certo definire una scelta fortunata.
E più Dan ci ripensava, meno era in grado di porre un freno a quella folle risata.
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La Bestia e La Strega © |THE CONQUEST SERIES|
Adventure[Libro Primo] Dan è un mercenario... ma anche qualcos'altro. Una calda mattinata estiva, un semplice furto, nulla potrebbe andare storto. Questo è quello che pensava Daniel prima di essere incastrato, arrestato e processato per degli omicidi che non...