Capitolo IV (Rev)

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Quando le due guardie trascinarono fuori l'uomo dalla stanza, lui non oppose resistenza. Tutto ciò che fece fu guardare Rei dritta negli occhi.
Con quegli occhi stregati che parevano tanto belli quanto terrificanti, quell'uomo sembrò guardarle dentro l'anima... poi sparì.

Adesso la principessa Rei era seduta su una sedia in marmo rivestita da una comoda imbottitura, mentre ripensava al processo e guardava il sole tuffarsi tra le montagne che circondavano la capitale e riempivano interamente l'orizzonte.
Il cielo più in alto iniziava a scurirsi, passando dall'arancio al rosso fuoco e dal rosso fuoco al blu indaco, e dal blu indaco al viola cobalto... curioso, quel viola ricordava in modo impressionante la stessa tonalità degli occhi di quel giovane.

D'un tratto la principessa tirò fuori un piccolo specchietto dai bordi color caramello, lasciando che le sue verdi iridi smeraldine si riflettessero come gemme brillanti sul metallo lucido.

A contornare quello sguardo c'era qualche lentiggine sparsa qua e la, con un naso piccolo ed elegante, leggermente all'insù.

Labbra rosse e sottili - rese leggermente secche e screpolate dal pessimo vizio che la ragazza aveva di mordersi il labbro superiore - in contrasto con la carnagione chiara, per la quale a nulla erano serviti, gli infiniti pomeriggi passati a prendere il sole dalla terrazza, nella speranza di liberarsi di quell'orrendo pallore caratteristico della sua famiglia.

Caratteristiche, erano anche le folte sopracciglia, dello stesso biondo ramato - che a lei ricordava tanto il colore di una zucca matura - con cui i lunghi capelli le incorniciavano il viso, scendendo volubilmente mossi lungo le spalle fino all'altezza dei fianchi.
Per quei lunghi capelli, la ragazza passava ogni sera ore davanti allo specchio, facendo più volte su e giù con il pettine. Trovava rilassante quel movimento, ripetitivo e ondulatorio, che le permetteva di calmarsi e la aiutava a distendere i nervi tesi, dalle interminabili ore in compagnia del petulante terzetto di oche che le era stato affibbiato.

Le tre ragazze, ormai sfortunatamente trapassate, la avevano sempre presa in giro anche per la sua poco pronunciata altezza, così le dicevano, prima di scoppiare ogni volta in una sempre puntuale, grossa e sguaiata risata. La principessa dal canto suo, non usava rispondere alle provocazioni - non con le parole per lo meno - e comunque aveva sempre trovato comoda la sua bassa statura... se solo avesse avuto anche un po' più di forza fisica, sarebbe stato meglio.

-《Bello vero ? Il tramonto intendo》disse una voce alla sua destra.《Anche se personalmente preferisco l'alba, un nuovo inizio. Il tramonto è più come un finale, bellissimo... ma pur sempre un finale》la persona che aveva parlato, aveva corti capelli neri, accompagnati da profondi occhi viola cobalto e in quel momento, sedeva sulla sedia affianco a quella di Rei e come lei stava guardando il tramonto.

-《Non credi sia poetico ? Morire sotto un così bel tramonto》domandò ancora lui.
-《Come hai fatto ad uscire dalla cella e a superare tutte le guardie ? A quest'ora dovresti essere sotto il plotone d'esecuzione》rispose la fancila con tono pacato, continuando anch'ella a guardare con noncuranza verso il tramonto.
-《Come, non lo immagini ?》disse lui《Eppure hai assunto un ladro in grado di "viaggiare attraverso le ombre" e lo sanno tutti che quella del tramonto è l'ora delle ombre》
-《Mi vorresti accusare di aver assunto un assassino per uccidere le stesse compagne che consideravo come sorelle ?》fece una pausa《È più probabile che tu esca vivo da qui, piuttosto che tu riesca a provare una tale assurdità》concluse con uno strano sorriso.
-《Provare ? Ti sbagli, a me non interessa provare nulla, servirebbe a poco. Ammetto che ci ho messo un po' ad arrivarci, sei stata brava... le guardie mi aspettavano fuori dalla porta quando sono uscito, ma quando sono entrate subito dopo, le tue "sorelle" erano già morte. Quindi l'assassino doveva essere già dentro la stanza - e noi sappiamo, che non c'erano altre persone -.
E poi l'ho vista, la tua splendida interpretazione, se non fossi certo di non essere io stessi l'assassino, giuro che ti avrei creduto. Una traccia di rimorso o di panico per una ragazzina che si appresta a mentire in quella maniera sarebbe più che comprensibile, ma tu mi hai guardato dritto negli occhi - gli occhi di un uomo che sapevi essere innocente - e hai mentiro. E poi mi sono chiesto: una persona in grado di raccontare una bugia del genere... cos'altro è in grado di fare ? E se in effetti, l'assassino non fosse stato davvero già nella camera, però non nascosto... ma in bella vista. Dovevi volere molto bene alle tue "sorelle" per ucciderle con le tue stesse mani》

La principessa continuò a guardare verso il cielo, ormai completamente scurito, con uno sguardo imperturbabile... nulla di tutto ciò la toccava minimamente, poi disse《Immagino adesso tocchi a me farti i complimenti, se qui avessimo qualche soldato bravo almeno la metà di quanto lo sei stato tu... beh immagino che non avremmo tutti questi omicidi a palazzo》si interruppe un attimo e si alzo in piedi, poi sedendosi sulla terrazza di fronte al suo interlocutore e incrociando le gambe a penzoloni, riprese《Le mie "sorelle" erano delle grandissime rompiscatole, sempre a parlare, non si fermavano un attimo... e poi erano state messe qui dai loro paparini al consiglio solo per controllare la figlia del Re, loro pensavano di usarmi... di usare me, capisci ?!》adesso nel suo sguardo c'era una luce inquietante, e sulle sue labbra era dipinto un enorme sorriso, accompagnato dagli ultimi raggi rossastri del sole morente.

Era affascinante da un certo punto di vista, tanto quanto un mercenario potrebbe trovare affascinante una lama affilata. Poi girando lo sguardo di lato, come se Dan, su cui aveva gli occhi puntati fino ad un attimo prima, fosse improvvisamente diventato noioso, disse《No, non capisci... e come potresti...》 poi battè le mani una volta e nel giro di pochi secondi sulla terrazza si erano riversati trenta uomini armati di luccicanti spade, lance e alabarde tanto affilate quanto letali... ma definirli umani forse non era corretto, i loro occhi erano completamente spenti ed erano grossi almeno il doppio di un "normale" soldato addestrato.
E mentre Dan si stava giusto chiedendo da dove diamine fossero spuntati quei grossi gorilla, i primi raggi di luna colpirono la terrazza.

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