Capitolo 26

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Dichiarazioni

Dopo un po’ uscirono tutti i medici che si trovavano nella stanza- signori, il signor Mcarty- drizzai subito le orecchi e nella mia mente pregavo per lui,- è rientrato, per ora è stabile, solo che è entrato in coma e non sappiamo quando si risveglierà- - c’è  pericolo che non si risveglierà ?- - non dovrebbe esserci nessun pericolo, però non si sa mai- io entrai subito nella stanza , mentre Jason si soffermò a parlare con il dottore.

Paul’s pov

Stavo uscendo da una riunione tenutasi al centro conferenze di New York, quando intravidi John con la macchina accelerare e venirmi contro , cercai di spostarmi ma era impossibile , così mi travolse, sbattei a terra con la testa e poi non ricordo più niente.  Udii una serie di persone che parlavano intorno a me, non sapevo chi fossero e non riconoscevo nemmeno le voci , poi sentii una presenza accanto a me che singhiozzava ininterrottamente e che mi stringeva la mano, io volevo rispondere al qual gesto ma non ci riuscivo, le mani , le braccia, le gambe non rispondevano ai miei comandi ,dai singhiozzi capii che era una persona , Beatriçe , capii che lei provava qualcosa per me perché se no, non aveva motivo di piangere, mi sussurrò- dai svegliati, ho bisogno di te- ci sto provando piccola ma non ci riesco, non riesco a svegliarmi, gli occhi non si voglio aprire- prometto che quando tu ti sveglierai io sarò qui con te, starò notte e giorno , non ti lascerò mai-mi sussurrò , poi sentii le sue morbide labbra posarmi un leggero bacio sul naso.

Beatriçe’s  pov

-notte e  sogni d’oro, io starò qui con te,in caso ti sveglierai- poi entrò Jason – dai mangia qualcosa- - no , non mi va-incrociai le braccia sul petto - non fare la bambina capricciosa, poi ti senti male se no- - ti ho detto no-continuai a perseverare - se vuoi sentirti male fai pure-non feci in tempo a rispondere che mi squillò il telefono , era un numero che non conoscevo e non mia andava di parlare –ti prego rispondi tu- dissi a Jason- ok- gli porsi il telefono ed uscì dalla stanza . Rimasi in silenzio, le lacrime si erano fermate , ma dentro mi sentivo male. La stanza era dipinta di un azzurrino tenue e di bianco, era una stanza insonorizzata e asettica, l’unico rumore udibile era quello del bip della macchina,poi c’era una finestra con le tende abbassate, due sedie e un tavolino bianco laccato posto al muro di fronte al letto e la porta che dava l’accesso al bagno. Andai alla finestra, aprii le tende e guardai di sotto, una schiera di paparazzi e giornalisti  erano  appostati all’entrata dell’ospedale, ormai la notizia dell’incidente di Paul  si doveva essere diffusa. Aprii la finestra e una legger brezza mi accarezzò i le braccia provocandomi la pelle d’oca, mi sporsi per intravedere le stelle che brillavano nel cielo, ma con scarsi risultai ormai e era la fine di settembre ,l’aria stava  diventando a poco a poco più fresca e il cielo era coperto da nuvoloni grigi. Così richiusi la finestra  e  mi andai a sedere accanto a Paul. La porta si aprì e la voce  di mio fratello invase la camera- aspetta che te la passo- disse parlano al telefono- no, ti prego, non riesco a parlare- dissi chinando la testa – ok, Luise , non può parlare per ora, ma sono sicuro che ti chiamerà quando potrà parlare , baci ci vediamo al più presto—cosa voleva ?- chiesi –ha saputo che ti sei fidanzata con Paul ma ha saputo anche che è stato investito e voleva sapere come stava lui e come stavi tu- -cosa gli hai detto?- chiesi senza far trasparire alcuna emozione – niente , gli ho spiegato semplicemente la situazione e voleva parlarti per incoraggiarti, ma tu non hai voluto- - non, c’è la faccio, riesco a dire solo queste cose, no riesco a parlare di lui, le parole non mi escono - - ok, però ora non preoccuparti , lui starà bene- - e se non si sveglierà ?- -non essere pessimista, i dottori dicono che è in buone condizioni, solo che non sapranno quando si sveglierà, però lo farà-

I giorni passavano ed io stavo in ospedale con lui, ero andata a casa solo una volta al giorno per farmi una doccia e andavo solo quando c’erano i miei genitori o Jason. – piccola hai davvero un brutto aspetto perché non vai a casa a dormire un po’ ?- chiese con tono gentile ed apprensivo mio padre – no, non posso, ho promesso che sarei stato con lui , giorno e notte, finche non si sarebbe svegliato- - come vuoi tu tesoro ma sappi che una bella dormita non ti farebbe male- - lo so ,ma non posso- andai ad abbracciarlo. Qualcuno entrò dalla porta era John – come sta ?- chiese con voce flebile da farlo apparire quasi un sussurro - i dottori dicono che è stabile , però non sanno quando si sveglierà.

Paul’s pov

Povera la mia Bea , era stata notte e giorno qui per  tenermi compagnia  e per  vedermi sveglio, ancora una volta volevo svegliarmi ma non ci riuscivo, la volevo guardare, ma non potevo, così la potevo solo immaginare ,con gli occhi solcati dalla occhiaie e gonfi, il viso pallido e un po’ dimagrita, volevo accarezzargli i capelli ma non potevo, volevo annusare il suo profumo , ma non potevo. Poi sentii un sussurrò , non potevo mai dimenticare quel suono  era la voce di John, quel buffone, stronzo e una serie di altri aggettivi spregevoli nei suoi confronti. Era solo colpa sua  se ora stavo in quel letto, lo sentì chiedere come stavo , in quel momento lo maledissi , aveva pure il barbaro coraggio di far finta di non sapere niente . – ti devo dire una cosa- disse lui - - parla, sentiamo  cosa mi vuoi dire- disse con un punta di ostilità nella sua risposta- Beatriçe, - fece una leggera pausa  - non è una cosa facile da spiegarti , ma ci provo- fece un'altra pausa – io voglio che tu sia la mia fidanzata , io ti amo- lurido bastardo, non azzardarti a toccarla o quando mi sveglierò te la vedrai con me. –lascia, Paul, lo sa tutto l’ FBI che c’è solo un accordo fra voi, mettiti con me, io ti renderò felice, ti darò tutto l’amore di cui hai bisogno- - non posso- rispose flebilmente, la sua voce era stanca, d’altronde non potevo biasimarla se le avrebbe detto di si, io mi  ero comportato  come un bastardo e me lo meritavo, come meritavo di morire- non puoi  o non vuoi ?- chiese lui aumentando il tono di voce , non rispose si limitò a fare un sospiro – rispondi puttana- gridò lui, poi sentii che qualcuno aveva tirato una schiaffo ma non sapevo chi era , forza devo aprire gli occhio o muovere qualcosa, niente un buco nell’acqua come tutte le altre volte. Poi udii un singhiozzo, era il suo , quel bastardo le ha tirato uno schiaffo appena mi sveglierò  lo andrò a perseguitare lo giuro, non si sentì più  nessun rumore a parte quello della porta che sbatteva, sentii  la mano piccola e morbida accarezzarmi la fronte , poi le sue labbra morbide e carnose  si poggiarono sulle mie e mi diede un bacio , un bacio traboccante  d’amore, quanto avevo voglia di ricambiare quel bacio.

Beatriçe’s pov

Quel manica avevo avuto il coraggio di tirarmi un schiaffo,giuro che un giorno gliela farò pagare. Gli diedi un bacio a Paul, era così bello, sembra puro, innocente, in quel letto con le braccia leggermente sembra dire – sono qui, c’è l’ho fatta-volevo sentire la sua voce, le sue mani nei mie capelli , ma non potevo.

Era passato esattamente un mese dall’incidente di Paul , ma lui era ancora in coma e  non accennava nessun risveglio, oggi era esattamente il giorno del ringraziamento, giovedì , 25 ottobre . –piccola dai vai casa, stiamo noi con Paul – disse mia madre,erano stati così carini i miei genitori,   mi madre aveva               cucinato il tacchino e lo aveva portato là ,in modo che potessi festeggiare con i miei genitori – da muoviti vatti a fare una doccia e poi mangiamo-  - va bene – aveva vinto anche questa volta. Andai  a casa  e mi feci una doccia velocemente e ritornai all’ospedale, dove c’erano alcuni giornalisti e paparazzi  ancora piazzati li davanti in cerca di interviste o  di scattare qualche fotografia. – signorina James, le possiamo fare qualche domanda?- -no, non rilascio interviste- entrai di corsa con la speranza che almeno oggi Paul  si sarebbe svegliato. Entrai nella stanza ma niente era ancora immerso nel suo lungo sonno- wow, sei stata veloce- disse mia madre con un sorriso compiaciuto – almeno, ora sembra quasi una persona normale – aggiunse mio padre – si , ancora non lo  sono del tutto – scoppiammo a ridere  - dai a tavola che si fa freddo- disse la mamma che nel frattempo aveva apparecchiato il tavolo dell’ospedale a festa, era pieno di cibo, era bellissimo da vedere ma anche da mangiare solo che non avevo fame, non  mi andava di mangiare . Prima di andare  a sedermi , mi avvicinai a Paul e gli sussurrai nell’orecchio –felice giorno del ringraziamento, piccolo- gli  accarezzai il viso che avevo raso il giorno prima e gli stampai un bacio sulle morbide e calde labbra

Paul’s pov

Da quanto tempo volevo ricambiare quel bacio aspetta ci sono riuscito,finalmente.

La mia dipendenza. ..tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora