Capitolo 10

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Sento gli occhi addosso di ogni singola persona mentre attraverso il corridoio. Hanno saputo tutti della morte di Brian, alcuni sono venuti anche al funerale. È così vuota la mia vita senza di lui, è tutto così terribilmente brutto essere soli. Cammino a testa alta guardando davanti a me senza badare agli sguardi delle persone. «Hey Emma.» Spunta vicino a me un ragazzo che conosco solo di vista. «Ciao, ci conosciamo?» «No, però adesso si. Mi chiamo Michael.» «Ciao Michael. Hai bisogno di qualcosa?» «Ti andrebbe di uscire con me?» «Sei molto diretto.» «È una delle mie tante qualità.» Dice sorridente. È l'esatto opposto di Cameron, è abbastanza alto, con i capelli biondi e gli occhi azzurri. «Se mi lasci il tuo numero ti chiamo e ci mettiamo d'accordo su quando vederci.» Non mi va di conoscere nuova gente, ma devo andare avanti. Non voglio immaginare quante ragazze si sarà fatto Cameron, e io voglio ricominciare. «Va bene.» Gli sorrido e lui mi sorride. «Immagino che tu non sia fidanzata.» Mi dice mentre camminiamo per il corridoio verso la nostra classe. «Già.» «Sei così bella, come mai sei single?» «Sono uscita da poco da una storia complicata e sto cercando di andare avanti.» «Se non ti senti pronta possiamo fare un'altra volta.» «No va bene, devo andare avanti e il modo migliore per farlo è conoscere nuova gente.» «Ti passo a prendere stasera alle nove. Mandami l'indirizzo.» Cerco di convincere me stessa che sto facendo la cosa giusta, e penso che se ci fosse Brian vorrebbe questo. Penso che lui vorrebbe la mia felicità. Ormai non so più neanche io ciò che mi rende felice, sono così confusa. Entro nell'aula e mi siedo in ultima fila. L'aula inizia a riempirsi ed entra anche il professore che inizia a spiegare la legge di Newton. La mia mente è altrove, la mia mente sta pensando a Cameron e a tutto quello che abbiamo vissuto. Pensavo che sarebbe stato il padre dei miei figli, mentre invece è soltanto un lontano ricordo di una ragazza che non sapeva cosa fosse l'amore. O forse lo sapeva. Certe volte mi immergo nei miei pensieri e torno a qualche anno fa, quando mi sono trasferita a Londra e le cose andavano bene. Brian era ancora vivo, avevo un rapporto con i suoi amici e io e Cameron nonostante tutto eravamo felici. Ora mi ritrovo a pensare al passato e mi fa stare male, non avrei mai immaginato che sarebbero successe tutte queste cose. Stasera avrò il mio primo appuntamento dopo mesi che mi sono lasciata con Cameron, voglio tornare ad essere felice con la persona giusta. Michael piacerà a mia madre, è il classico esemplare di bravo ragazzo che piace a lei. La campanella suona, e io torno a casa. Una casa così silenziosa. Mi sdraio fuori in giardino e mi metto a pensare a quanto è stata bella la mia prima vera conversazione con Cameron. Mi arriva una notifica sul telefono e compare il nome Michael. "Vuoi mandarmi l'indirizzo o devo tirare a indovinare?" Sorrido a quel messaggio, cosa che non facevo davvero da tanto tempo. "Saresti un bravo indovino se ti ci mettessi di impegno. Abito a Oxford Street. Ti aspetto alle 8:00." Invio il messaggio e guardo l'ora. Sono le 17:30 e ho ancora un po' di tempo prima di iniziare a prepararmi. Ho passato settimane davanti al telefono ad aspettare un messaggio di Cameron, mi sono data tempo massimo due settimane, se non mi avesse chiamato, avrei chiuso i ponti con lui. Il periodo più difficile dopo la morte di Brian è stato quello della separazione con Cameron. È stato difficile accettare il fatto che un giorno prima mi diceva ti amo e il giorno dopo mi ha cacciato di casa. Prima di prepararmi guardo qualche annuncio di case online qui a Londra, se voglio dimenticare il passato non posso vivere nella casa dove sono stata con mio fratello e con Cameron. A me basta anche solo un monolocale, per me andrebbe benissimo. Ho contattato solo due dei numeri che c'erano online e ho fissato gli appuntamenti per la prossima settimana. Vado di sopra e tiro fuori dall'armadio. Indosso una gonna nera con una camicia bianca infilata dentro e metto del mascara e il rossetto rosso. Lascio i capelli sciolti con le punte arricciate e indosso i tacchi non troppo alti di colore nero. Il campanello suona e mi guardo allo specchio un'ultima volta prima di aprire e uscire di casa. «Hey Michael.» «Ciao Emma, sei bellissima stasera.» Anche lui è bello stasera. Ha indossato una polo azzurra con dei jeans e le scarpe da ginnastica. Ha il fisico di uno che va in palestra ma non ha tatuaggi. Arriviamo al ristorante e ci sediamo in un tavolo fuori con la vista sul mare. «È bello questo posto.» Dico guardandomi intorno. «La prima volta che ci sono venuto avevo quindici anni e c'era con me mia sorella maggiore con una sua amica. Immagina l'imbarazzo.» Mi metto a ridere e per un attimo dimentico tutti i problemi. «Sei bellissima quando sorridi.» Nessuno mi aveva mai trattata così, tantomeno Cameron. Il rapporto che avevo con lui era un po' tossico, faceva male a me e faceva male a lui. «Che dici se dopo andiamo in un pub?» «Okay ma ti avverto che non reggo molto l'alcol. Scoppiamo entrambi a ridere e lo facciamo per tutta la sera. Arriviamo al pub e ordiniamo due cocktail e continuiamo a parlare e a ridere. «Ti prego raccontami di nuovo di quando un ragazzo ti ha vomitato addosso.» Dice Michael ridendo. «Okay, allora, stavamo per baciarmi e ad un certo punto lui mi ha vomitato addosso. Ora stiamo ridendo ma allora non mi ha fatto tanto ridere. Non mi era mai successo di dover pulire i miei vestiti dal vomito di un ragazzo.» Ridiamo, ma il mio sorriso non dura molto quando due sgabelli più avanti vedo Cameron seduto che beve un cocktail. Mi alzo di istinto e mi avvicino. «Cameron?» Lui si gira e i miei occhi rimangono nei suoi per una manciata di secondi. Sento una mano sulla spalla e vicino a me compare Michael. «Tutto bene piccola?» «Si tutto bene.» «Adesso esci con i figli di papà?» «Cameron non voglio litigare qui.» «Neanche io voglio litigare, piccola.» Dice sottolineando la parola piccola. «Pensavo che fosse il soprannome che ti ho dato io.» «Emma chi è questo?» Interviene Michael. «È...» Non faccio in tempo a finire la frase che risponde Cameron. «Sono il suo ex fidanzato. Quello che lei ama ancora ma che si rifiuta di ammettere. Dillo Emma che mi ami ancora, diglielo.» È ubriaco, butto velocemente uno sguardo fuori e vedo che è venuto in macchina. «Scusa Michael ma devo stare con lui adesso.» Non posso lasciarlo in queste condizioni. «La solita puttanella che vuole farsi scopare e farsi pagare la cena.» In meno di tre secondi Cameron si avventa su Michael e inizia a picchiarlo, a picchiarlo forte. Mi metto le mani sulla faccia e urlo di smetterla ma Cameron non mi ascolta. «Cam basta ti prego! Lo uccidi così.» Chiedo aiuto a qualcuno e due uomini spostano Cameron. «Cam andiamo a casa.» Usciamo dal pub e ci mettiamo in macchina. Io nel posto del guidatore e Cameron nel posto del passeggero. Lo porto a casa sua, che è un casino e lo aiuto a cambiarsi. Si sdraia sul letto a pancia in su e io mi sdraio per terra. «Emma?» Mi chiama. «Si?» «Puoi metterti affianco a me?» Salgo sul letto e mi sdraio accanto a lui. «Io ti amo ancora e non posso immaginare un futuro senza di te.» Chiudo gli occhi e sorrido, anche se domani non si ricorderà più niente.

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