Capitolo 1-Ben

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Il giorno fatidico, fu una schifosissima giornata di novembre, il 4 per l'esattezza, in una piccola città periferica appena fuori Lincoln, nell'immensa Gran Bretagna. Pioveva molto quel giorno, talmente tanto che anche la terra, ad un certo punto, quasi si stufò di bere cosi tanto. Se qualcuno avesse chiesto alle foglie e agli alberi come si sentissero, loro avrebbero risposto che avrebbero preferito diventare carta.

Ma non era il giorno ad essere brutto, almeno...non solo quello. In una piccola casa in quella città qualcuno si destava da un lungo sonno ristoratore:
Ben era un ragazzo di diciassette anni, alto un metro e settanta e magrolino. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle e di colore rosso. La sua faccia era piena di lentiggini che partivano dalle sopracciglia e finivano sulle sue guance e per concludere aveva due bei occhi verdi.
Era un mercoledì mattina quel giorno e Ben si stava preparando per andare a scuola nella sua piccola stanza...piccola nel vero senso della parola: era una scatola di a malapena tre metri quadri in cui ci stavano a stento un letto e un comodino di legno dal quale fuoriusciva un cassetto su cui veniva lanciata roba di vario tipo. Il letto non era da meno.
Ben era un ragazzo molto disordinato, solo il signore sa quante volte quella povera donna di sua madre abbia tentato di fargli mettere in ordine quel piccolo buco in cui si trovava ( lo aveva scelto lui apposta).
"Non ti costa nulla farlo una volta tanto!" Sbraitava la povera Lisa Clarc, una donna sui quaranta con un fisico rotondetto ma abbastanza piacente ed un carattere irascibile. Ma il ragazzo non le prestava mai attenzione. Si vestì con un abbigliamento molto casual: un paio di jeans blu, una maglietta verdognola con duffy duck stampato sopra che si indicava con i pollici con sotto la scritta "Why me!?", ed un pullover bianco presi a caso dal suo guardaroba (sempre che il piccolo comodino potesse essere chiamato così).
Si guardò intorno per non dimenticare nulla per poi procedette verso la porta della stanza, la aprì e questa scricchiolò, suo padre non l'aveva oleata nemmeno sta volta.

Andò in cucina dove trovò i suoi genitori che lo aspettavano per la colazione. Ben era figlio unico, il padre, che era un militare, era venuto a casa per qualche giorno; giusto per godersi una vacanza con la sua famiglia.
"Buon giorno, figliolo!"
"Ciao papà!"
Ben si sedette nella parte del tavolo opposta a quella di suo padre. Vide cosa c'era per colazione, sempre il solito: uova e pancetta con due cerchi di pomodoro, accompagnati dal solito succo di frutta al gusto mela verde (il preferito di sua madre).
Suo padre aveva già finito di mangiare; si svegliava sempre molto presto per fare ginnastica. Aveva un fisico molto possente lui e non c'era nulla che Stewart Clarc (Stewe per gli amici e moglie) non potesse fare; era forte, bello e intelligente...tutto il contrario di suo figlio. Suo padre lo sapeva che Ben non sarebbe mai potuto diventare come lui era un tempo; lo aveva visto crescere a tratti a causa del suo lavoro ma aveva potuto constatare che, senza la figura del padre al suo fianco, si sarebbe rovinato. Tuttavia non successe nel modo in cui suo padre credette: Ben non fumava ne beveva o si drogava, aveva solo dei problemi relazionali. Certe volte gli veniva chiesto come fosse andata la scuola e lui rispondeva in modo evasivo a ogni domanda di quel genere con un "Bene!".

Finì la colazione senza proferire altra parola con il padre (solitamente non aveva molta voglia di parlargli). Si alzò e si diresse verso il corridoio quindi l'uscio di casa e si mise un paio di Nike nere. Agguantò un giubbotto che stava su un attaccapanni in corridoio e lo zaino che portò sulle spalle. Prese un ombrello ed uscì di casa mandando un saluto di sfuggita ai genitori, sapeva che suo padre sarebbe partito ma non lo salutava mai.

Andava sempre a scuola a piedi poiché si trovava a qualche isolato da casa sua. L'edificio aveva due entrate per rendere più facile agli studenti andare nelle varie classi. C'era un entrata che dava sul cortiletto della scuola e un'altra che dava sul marciapiede dal quale stava venendo lui. Non entrava mai dal cortiletto, non poteva: da quella parte venivano tutti i bulli della scuola e se lui fosse mai entrato da lì, e loro lo avessero notato, lo avrebbero tormentato per tutta la giornata.

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