Capitolo 7- Ben

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Desolazione, disperazione, smarrimento, rabbia e una voglia incredibile di scappare, da qualsiasi parte che non fosse quella situazione piena di dolore. Queste erano le emozioni che giravano nella testa di Ben Clarc dopo aver trovata morta sua madre in casa sua, impiccata nella sua stessa stanza e oscillante come uno strano pendolo.
Ben si trovava in un angolo di qualche strada di cui non conosceva il nome. Quel posto era buio, squallido e pieno di graffiti, ma non c'era nessuno lì, nessuno che potesse fargli del male. Era solo e quella solitudine, legata alla depressione che lo avvolgeva, aveva un che di consolatorio.
Oh, ora non ho veramente più nessuno... perché sono stato abbandonato? Perché io?
Era seduto in posizione fetale in un vicolo formato da due palazzi, uno vicino all'altro ed uno dei due era fatto a forma di L per cui formava un'altra L con il palazzo vicino.
Si sentivano voci di persone che parlavano e ridevano, barboni che elemosinavano e chiedevano pietà, gente che urlava a squarcia gola senza motivi apparenti. Cose normali, insomma, in un posto come quello.
Ben era rimasto nudo, avrebbe dovuto immaginare che i vestiti non gli sarebbero durati con quel potere, ora poteva capire come dovesse sentirsi Bruce Banner.
Pioveva, ma a lui questo non importava gran che. Non gli dava fastidio il freddo. Era buio ed erano circa le nove di sera, Ben lo sapeva perché una grassa donna con una voce acutissima lo aveva urlato a squarciagola litigando con il marito che, a quanto si era capito, era tornato a casa un po' tardi. Beh, nemmeno quella era una cosa tanto nuova per lui.
Non era andato lontano: appena dopo l'esplosione si era creata una gigantesca colonna di fumo nella quale Ben era rimasto invisibile (o quasi). Aveva sentito arrivare una macchina e aveva iniziato a correre lungo tutto il cratere. Questa volta aveva creato un disastro di proporzioni maggiori rispetto a quello nel parco di St.Laine.
Era andato a nascondersi dietro ad un palazzo che stava appena al di fuori del cratere. La facciata del palazzo che era rivolta verso l'esplosione era diventata nero pece e c'erano anche alcune crepe lungo tutta la struttura. Dall'altra parte si sentiva il brusio delle persone che accorrevano come piccioni su un pezzo di pane.
Ben aveva ricominciato a correre non appena una gentile signora gli aveva urlato contro per il fatto che fosse nudo come mamma lo aveva fatto. Già, quella era talmente gentile che sarebbe stato meglio arrostirla prima che esagerasse con la sua gentilezza.
Aveva corso per un lungo tempo finendo per trovarsi in mezzo a quei due palazzi, seduto con il sedere su un sedile d'auto con a destra un cassonetto della spazzatura ed a sinistra la strada. L'atmosfera era molto umida e si sarebbe preso un accidente se per qualche motivo strano non avesse trovato una pietra che l'aveva fatto diventare la torcia umana dei fantastici quattro. Non aveva ne fame ne sete. Di sicuro non ne avrebbe avuto per qualche ora, calcolò lui.
Anche se morissi di fame, a chi importerebbe, sarebbe soltanto una liberazione...una bella liberazione...
D'un tratto sentì una porta sbattere con forza ed una voce femminile, un po' troppo famigliare, ringhiò "VAFFANCULO!" con un impeto da spaccare i timpani.
Ben non poteva credere alle proprie orecchie. Quella voce. Quel suono così acuto che solo a sentirla ti mandava le orecchie in palla per un giorno intero.
Era una voce famigliare per il semplice motivo che l'aveva udita solo qualche ora prima...quando era uscito da scuola per...per ritornarsene a casa.
Poi, in uno stato come onirico, sentì dei passi che scendevano delle scale velocemente e poi una serratura che scattava. Una porta con sopra dei disegni che se ne andavano sbiancando insieme all'intonaco cadente, che Ben non aveva notato, si aprì e da essa uscì niente di meno che la miss.Elisabeth detta (principalmente da quelli che la detestavano a morte, tipo Ben) Lizzie.
Lei, i suoi occhi azzurri e i suoi capelli biondi uscirono da una porta sul retro di un palazzo ai piedi del quale, per pura coincidenza, alloggiava, tutto nudo, proprio quel ragazzo che lei aveva tormentato per anni. Si sarebbe pensato ad una bellissima scena hot se Ben non fosse furioso e non fossero in un vicolo pieno di schifezze.
Si chiese se Lizzie lo avrebbe notato ed in quel momento la sua furia si rinnovò.
La testa della ragazza si girò proprio nella sua direzione, rivelando degli occhi rossi di pianto ed un volto rigato dalle lacrime che avevano disegnato delle lineette nere lungo i lati del naso grazie a qualsiasi cosa quella si era messa negli occhi per sembrare bella agli occhi dei buoni a nulla di cui si circondava.
Ben si alzò con calma, cercando di non esplodere, ma sentiva che l'avrebbe uccisa in quel preciso momento. Cavolo se l'avrebbe fatto! Non le avrebbe nemmeno chiesto le classiche tre ragioni per cui non poteva farlo!
Lizzie lo vide e sussultò spaventata allo sguardo che le stava lanciando il ragazzo, gli occhi verdi che pian piano si coloravano di rosso.
Ben si aspettava di sentirla urlare e chiamare aiuto. A quel punto l'avrebbe incenerita senza tanti complimenti.
Sono stanco.stanco...stanco! Il suo respiro era diventato affannoso di rabbia e sembrava in procinto di un crollo di nervi.
Invece, contro ogni sua aspettativa, Lizzie disse solo:"Ben, stai bene?" la sua voce comprensiva e allo stesso tempo spaventata.
A Ben quelle parole sembrarono uno scherzo. una fiamma partì dai suoi piedi e gli avvolse tutto il corpo. Cos'era mai successo in quelle sette ore in cui non si erano visti?
Lizzie stava ferma, immobile davanti a lui a fissarlo, ma non sembrava inorridita dal fatto che fosse avvolto dalle fiamme.
Parve invece intristirsi ed iniziò ad avvicinarsi a lui.
Ben notò che non aveva addosso gli stessi vestiti che aveva a scuola. Adesso era vestita in un modo più sobrio: un giubbotto rosso e dei jeans con delle scarpe da ginnastica.
Dopo un po', una finestra (Ben non aveva notato nemmeno quella) si aprì e dal suo interno sbucò fuori la testa di Xander che, dopo aver visto il fuoco chiese a Lizzie se avesse deciso di fare la piromane. Iniziò ad insultare la ragazza dicendole che avrebbe chiamato i pompieri se non avesse fatto sparire il suo muso da troia dal suo vicolo. Il suo vicolo? Da quando era diventato il sindaco di quella zona il buon vecchio Xander?
Dopo aver finito con le oscenità e averle fatto il dito medio, chiuse con forza le finestre e sembrava non aver notato Ben.
Ben abbassò lo sguardo furente verso Lizzie e vide che ora era più vicina a lui di qualche metro, la distanza per non bruciarsi, oviamente. Poi rifece quella stessa domanda:
"Stai bene?" La sua voce era rotta dal pianto e sembrava...sincera.
Si, certo, se quella fosse di colpo diventata sincera allora il mondo era diventato un panino con doppio bacon e formaggio e un gigante se lo stava mangiando con tanto di senape e maionese.
"Che te ne frega?" Le rispose lui rabbioso.
Lizzie ebbe un sussulto, come se di punto in bianco si fosse accorta del perché della rabbia di Ben (il perché poi non scappasse o chiedesse aiuto per un uomo in fiamme, era un mistero).
"Senti, mi dispiace per essere stata una stronza con te e con chiunque altro in quella scuola." Fece una pausa come per vedere se Ben avesse davvero compreso le sue parole, ma il suo fuoco continuava a bruciare sempre di più e ad aumentare di intensità.
"Volevo..."
"Stai zitta..." Irruppe Ben deciso a fermare quel fiume in corsa fatto di lacrime ed eyeliner.
Lei si fermò e lo guardò spaventata.
"Dopo tutto quello che mi hai fatto soffrire...non so perché non faccio fuori te come gli altri..." ed era vero. Perché non l'aveva ancora incenerita? Che cosa lo stava fermando dal ammazzarla lì e subito.
Lei ebbe un sussulto.
"Ma sei pazza se pensi che io creda ad una singola parola di quello che dici..."
"Ben, te lo giuro, credimi, voglio solo aiutarti..."
Venne interrotta dalle fiamme che aumentarono ancora di intensità.
"Vuoi vivere?"
Lei a quella domanda si fermò a pensare con sorpresa di Ben che l'aveva immaginata una vigliacca.
"Onestamente...non vedo che senso avrebbe vivere...quindi, se pensi che non stia dicendo la verità, allora inceneriscimi qui!"
Ben la guardò con un misto di rabbia e curiosità, non tanto per le parole, ma la risolutezza e la fermezza con cui erano state pronunciate. Il fuoco si spense lentamente lasciando una macchia nera sui muri e diverse cose bruciate incluso il sedile. In lontananza si sentivano delle sirene. Qualcuno doveva aver chiamato i pompieri. Ma certo, non poteva essere stato un fuoco da barbeque quello.
Ben, con la sensazione più strana della sua vita, sentiva di poterle credere, almeno per il momento.
"Va bene, ma se anche questa volta mi tiri qualche bravata...Lizzie... sarà davvero l'ultima della tua vita!"
Lei annuì con veemenza e, vedendo che lui le credeva, sorrise.

Rimasero a fissarsi per qualche secondo in quel vicolo con le sirene dei pompieri in lontananza.
"Sai dirmi dove sono?" chiese lui.
"Non so il nome di questo quartiere, so solo che non è un quartiere molto bello." Disse con una voce che sembrava che qualcosa le si fosse ficcato in gola che non la lasciasse parlare bene.
"Qui abita..."
"Xander, l'ho capito." Disse lui, come se fosse esistito un altro posto per una feccia come lui, poi aggiunse:"Ci sono strade sicure da percorrere da qui in poi?"
"Perdonami, Ben!"
E poi subito dopo:"Mi dispiace moltissimo per quello che ti è successo?"
Ben la fissò indifferente. Ma certo che lo sapeva! Dovevano averlo dato al telegiornale quello stesso giorno. Notizie così fanno il giro del mondo in un battito di ciglia.
"Lizzie...". disse lui mentre le sirene si facevano sempre più vicine. "saranno qua a momenti!"
Lei si scostò, annuì e poi si girò dall'altra parte dandogli le spalle.
"Se hai bisogno di vestiti, posso dartene qualcuno di quelli di mio fratello."
"I tuoi mi farebbero entrare in casa nudo come un pesce?" Chiese lui scettico.
"Ti faccio entrare dal retro. E poi, i miei lavorano di notte stasera. Mia madre è infermiera e mio padre è un ginecologo."
Ben non sapeva che farsene di simili informazioni ma se li tenne comunque a mente, avrebbero potuto servire.
"Seguimi!" Disse lei ed iniziarono a camminare verso la strada.
Che scena, pensò Ben, se qualcuno li avesse visti, avrebbero chiamato la polizia per atti osceni in luogo pubblico, oh, ma lo avevano già fatto, no?
Continuarono a camminare finché un gruppo di quattro ragazzi non serrarono la strada ad entrambi e indovinate un po' chi c'era tra loro?
Esatto: Il nostro caro e vecchio Xander che ora era munito di una mazza da baseball e anche gli altri lo stesso.
Lizzie si girò solo per trovarsi davanti gli occhi di Ben che la stavano quasi per bruciare (letteralmente).
"Non c'entro niente, devi credermi!" Disse con una voce piena di paura e cauta.
"Ma guarda un po' chi abbiamo qua!" Esordì allegro Xander.
"Il nudo e la bagascia!" Aggiunse poi, dopo che sembrava aver riconosciuto Ben.
Non capì mai il perché, ma a Ben la parola bagascia affibbiata a Lizzie non fece molto piacere.
"Fottiti, Xander!" Rispose la ragazza facendogli il dito medio.
Intanto, mentre parlavano, gli altri tre ragazzi avevano circondato Lizzie e Ben.
"Beh" disse Xander "già che ci sono, darò anche a te una piccola lezione.
D'un tratto, dalla bocca di Ben uscì una parola che terrorizzò non poco Lizzie.
Ben disse:"Prego!"
Esatto, la povera Lizzie pensò che Ben avrebbe permesso loro ammazzarla, ma subito dopo si disse che sarebbe stato anche giusto cosi. Molte volte le capitava di diventare apatica quando sapeva di meritarsi qualche punizione...e quale miglior punizione per la persona che lei era stata capace di essere.
Ben si mosse verso Lizzie avanzando i passi con molta calma e sguardo freddo, quasi non notasse cosa stava succedendo in quel momento. Mise una mano sulla spalla di Lizzie e la strinse a se. Diciamo che le credeva per il fatto che non c'entrasse nulla con loro.
Uno degli amici di Xander si mosse verso di loro sulla destra.
Ben alzò la mano destra verso di lui e, mentalmente, così come aveva fatto nella sua stanza la sera prima, ordinò al fuoco di uscire e di bruciare l'energumeno.
Detto-fatto, una fiammata uscì dalla mano di Ben e polverizzò all'istante il ragazzo del quale dopo non ci fu più alcuna traccia.
Lizzie, che stava poco a poco riprendendosi dalla sua apatia, stava per lanciare un urlo istintivo ma Ben le tappò con delicatezza la bocca con la mano sinistra.
"Ssh, stai tranquilla!" Le disse all'orecchio con calma.
La ragazza ritirò l'urlo ed iniziò a fare dei lunghi e profondi respiri, l'aria tiepida di lei che si scontrava contro la sua mano insieme al suo sudore. Ben non aveva mai toccato le labbra di una ragazza, ma quello non era il momento per pensare a certe cose.
Gli altri ragazzi, avendo visto quello che era successo al loro amico, se la dettero tutti a gambe ma Ben non poteva lasciarli scappare. Per cui si mosse in fretta, li rincorse sempre con Lizzie tra le braccia e incenerì anche loro come aveva fatto con il primo.
E tutto questo ci riporta al buon vecchio Xander che aveva pensato bene di non fare un passo per scappare perché aveva già compreso il proprio destino. Certe volte il cervello fa brutti scherzi quando si realizza di essere fottuti.
Ben si disse fortunato che non ci fosse altra gente nei paraggi e rimise il braccio intorno alla spalla di Lizzie che era di nuovo in uno stato di apatia per quello che aveva visto.
Xander, nel frattempo, si era anche pisciato sotto dalla paura e con i pantaloni bagnati sembrava ancora più patetico. A Ben non faceva pena per nulla. Rivide solo se stesso in quegli occhi spaventati e la cosa non gli piacque. La furia stava di nuovo salendo.
Ben si prese un momento per ricordarsi di tutto ciò che Xander li aveva fatto fin dalle medie: umiliato, picchiato e tante altre cose.
Si ricordò anche che c'era anche Lizzie con lui e faceva fatica a credere che la stessa Lizzie era lì con lui in quel momento. Non la credeva così tanto sensibile...dopo tutto...aveva solo polverizzato tre buoni a nulla, no? Gli venne in mente il pensiero di essere diventato un assassino, ma subito scacciò quel pensiero.
Ma poi gli venne in mente sua madre...sua madre...quella che era morta solo poche ore prima...colei che aveva sempre visto il suo ragazzo come uno gentile e altruista.
Che cosa sto diventando? Pensò con amarezza. Aveva ucciso nove ragazzi e chissà quante altre persone in due giorni.
Ma...nonostante tutto...non poteva lasciar scappare Xander...non voleva...proprio no!
Voleva chiederli i vestiti ma quello gli aveva bagnati per la paura.
Rivolse il palmo della mano verso Xander che smise di tremare solo per comprendere che, di lì a pochi secondi, la sua vita sarebbe terminata in modo veloce.
"Non ti farà male!"
Xander non fece in tempo a dire nulla che Ben aveva già dato ordine alle fiamme di bruciarlo ed il ragazzo divenne cenere davanti ai suoi stessi occhi. Sull'asfalto erano rimaste soltanto le impronte nere delle scarpe.
Lizzie era ancora silenziosa e apatica. Davanti a lei erano appena capitate cose surreali, ma chissà perché il suo cervello aveva deciso di non processarle nemmeno, si era limitato soltanto a non vederle.
"Lui, non potevo lasciarlo andare, non meritava di essere lasciato andare. Ma tu, se vuoi, sei libera di andartene, Elisabe..."
"Chiamami Elisa..." Lo interruppe lei con voce piatta.
"Chiamami Elisa!"
"Ok, Elisa, puoi andartene se..."
"Non voglio!" la voce della ragazza era sempre piatta.
"Perché?" Chiese lui scettico mentre la guardava cercando di capire se in quella testa ci fosse ancora qualcuno. Ormai doveva aver intuito che era stato lui a bruciare Francis e a distruggere tutti quei quartieri. Lui era un assassino!
"Io sono un assass..."
"Non lo sei!" la voce ancora piatta.
"Loro erano dei poco di buono che stavano per farti del male e anche Francis lo era!"
"Ma..."
"Le altre cose me le spiegherai poi!"
"Ok, se tu mi spiegherai il perché mi aiuti!"
Lei annuì.

Raggiunsero la sua casa in un quarto d'ora. Elisa viveva in una suntuosa villa a due piani con la facciata principale fatta in due colori, uno per piano: verde al piano inferiore e azzurro al piano superiore.
Come cielo e terra! Pensò Ben mentre la guardava.
Elisa lo accompagno dietro la casa per usare la porta sul retro. Non appena entrati, si ritrovarono in una cucina bianca con degli armadietti con rifiniture dorate ed un isola bianca in mezzo con sopra delle padelle e posate pendenti, poi lei non perse tempo e lo condusse nella sua camera da letto che era colorata in un miscuglio nemmeno tanto carino di rosa e rosso. con due letti per lato.
Aveva ancora la voce piatta per ciò che era successo prima ma ora sembrava serissima. Entrarono in camera di Elisa e Ben fu travolto da un'ondata di profumo che quasi li fece cambiare idea. Stava per indietreggiare quando Elisa gli diede uno spintone e lo fece entrare a forza.
"Questa è la mia stanza" disse lei come se lui non avesse capito. Poi con tono sbrigativo disse che andava a prendere qualche vestito nella stanza di suo fratello.
Tornò dopo qualche minuto con delle mutande, dei pantaloni ed un maglione color mimetica.
Ben se li mise, era piacevole essere di nuovo vestiti anche se quelli gli andavano un po' larghi.
"Grazie!" Disse sedendosi sul suo letto e solo poi chiese se poteva.
Lei non badò molto alla scortesia e si sedette con lui a guardarlo (nonostante il fatto che lui prima avesse ucciso quattro persone).
Lui rimase a guardarla stupidamente in attesa che lei facesse qualcosa.
"Pensavo..." Esordì lei.
"Si?"
"Perché non ti fai tagliare quei capelli?"
Ben rimase un po' di sasso a quella richiesta, soprattutto perché fatta da una voce così piatta.
"No, ho la fronte grossa e..."
"Guarda che se hai la fronte grossa non devi coprirla con i capelli!" in quel momento però la sua voce stava tornando un po' più vivace.
Ben, che non sapeva nulla di capelli e di pettinature, non seppe che dire.
"Ma, quando i tuoi genitori lo verranno a sapere, non finirai nei guai con loro?" disse infine per sviare l'argomento.
Lei scosse la testa.
"No, io sono la loro bambina preferita, a me non dicono mai di no..." disse con voce di nuovo piatta.
Poi rispose alla domanda di Ben.
"Prima, non sono scappata perché mi dispiace per te e non posso nemmeno immaginare ciò che io e gli altri ti abbiamo fatto passare..."
"Che cosa ti ha fatto cambiare?" Disse lui con voce tetra, pensando che in base alla risposta, quella poteva essere l'ultima della sua vita.
"Sai, oggi, quando siamo usciti dalla scuola...e tu sei venuto ad avvertirci di lasciare in pace la gente lì?"
Lui annuì.
"Beh...ho avuto paura e..." fece una pausa, inspirò e poi buttò fuori l'aria "ho riflettuto su come ti abbiamo trattato e su come tu ti sentissi da tempo...tu e gli altri!" Un'altra pausa, un'altra profonda respirazione.
"Ho deciso che era ora di smetterla di fare l'oca e poi, al notiziario, ho sentito dell'esplosione che ha cancellato tutto il quartiere dove abitavi tu..."
"Mia madre era morta!" La interruppe lui sta volta.
Lei si mise una mano sulla bocca e agli occhi le vennero le lacrime.
"Quando sono arrivato a casa, questo pomeriggio, l'ho trovata impiccata in camera sua...ho perso ogni tipo di controllo e...puoi anche non credermi ma..."
Lei prese la mano di lui e notò che era tiepida. Nessuna ragazza aveva mai tenuto la sua mano...ci si sentiva bene.
"Ti credo, Ben e mi dispiace tantissimo." lui continuava a fissarla e a chiedersi se lei fosse davvero la ragazza che aveva odiato per così tanto tempo.
"Per quanto riguarda st.Laine..."
"Hanno cercato di picchiarti vero? È così?"
Ben non rispose, Si guardò attorno, di nuovo, per sviare la conversazione e si chiese dove avrebbe potuto dormire.
"Puoi dormire qui!" disse lei indicando uno dei due letti.
"Tu sei davvero sicura che posso dormire qui?"
Lei annuì.
"Dai, adesso riposa, domani parleremo per bene, ok?" disse lei con tono gentile e premuroso.
Ben si sedette su quel letto e poi, guardingo si sdraiò, era comodo, gli piaceva...e poi appoggiò la testa sul cuscino e si accorse di aver un'incredibile bisogno di dormire perché si addormentò come un sasso nella casa di una ragazza che, fino al giorno prima, aveva desiderato di poter uccidere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 16, 2021 ⏰

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