Capitolo 6-Will

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Quando sentì l'onda d'urto, Will Hendemann era seduto nel suo ufficio ed il colpo lo fece sobbalzare e cadere dalla sedia dove sedeva facendogli sbattere il sedere sulla moquette. Si alzò subito e, per la velocità e lo sforzo, sentì il suo ginocchio da quarantenne scricchiolare come una vecchia porta, accidenti, poteva significare solo una cosa...che bellezze!
L'onda d'urto aveva fatto saltare la corrente e, a giudicare dallo scroscio dei vetri infranti, aveva anche rotto parecchie finestre. Uscì dal suo ufficio con il ginocchio che lanciava fitte dolorose.
Appena uscito vide il casino che si era creato: sedie quasi rovesciate, finestre rotte, porte spalancate e gente a terra ma, per fortuna, non si era fatto male nessuno.
"Che diavolo è successo?!" Chiese Will incapace di parlare a voce bassa, come se qualcuno riuscisse a dare qualche risposta sensata.
"Qualcosa ci ha colpiti..." Rispose Susan, la sua segretaria. Una graziosa ragazza con i capelli castani ed un visino nella norma.
"Questo lo so anche io, ma che diavolo era, un attacco terroristico!?"
La ragazza espresse la sua ignoranza in merito scuotendo la testa e facendo ballare i capelli che non teneva mai legati, nonostante tutte le volte che le era stato detto di farlo.
Will si guardò intorno come per fare un approssimazione dei danni e si rese conto che non erano poi molti. Qualsiasi cosa fosse stato, doveva essere accaduto molto lontano da lì.
"Ragazzi...porca troia!" Disse Luke, un uomo sulla cinquantina e abbastanza rotondo da essere considerato una palla umana che faceva lo spazzino. Il poveretto giaceva seduto sulla scopa che stava usando al momento, meno male che stava spolverando e non lavando.
"Le parole, Luke!" Lo ammonì Will, anche se con un tono poco convincente.
L'omone annuì.
"Signor Hendemann...venga a vedere..." Sentì da dietro e si girò come se fosse un pupazzo a molla.
"Che cosa c'è?" Il tono di voce tra il sorpreso e lo stordito.
Will andò alla finestra quasi trascinandosi il ginocchio che aveva iniziato a fargli male sul serio. Sarebbe andato da un maledetto dottore oggi stesso dopo il lavoro.
Guardò fuori dalla finestra e quel che vide lo fece rimanere a bocca aperta.
A qualche chilometro dalla centrale, si ergeva una colonna di fumo nero che terminava in una gigantesca apertura che lo faceva sembrare un fungo.
"È un fungo atomico?" Chiese Luke.
Will non poteva credere ai propri occhi.
"Non ne ho la più pallida idea!" Disse con una voce che non li sembrava nemmeno la sua, sembrava che qualcuno avesse parlato dall'altra stanza.
Poi ricordò.
"Susan, era da quella parte che si trovava la casa di Ben Clarc, vero?"
Si girò verso la ragazza che, troppo scioccata per parlare, si limitò solo ad annuire, anche se non se lo ricordava molto bene in quel momento, ma avrebbe annuito volentieri a qualsiasi cosa in quel momento.
Will si girò a riguardare il fungo, si accorse che c'era puzza di bruciato, una puzza che aveva già sentito anche al parco dov'era esplosa quella bomba, sempre che di bomba si trattasse. Anche l'altra aveva fatto il suo bel botto.
Ma chi diavolo giocava con bombe tanto potenti da fare un fungo come quello?
Terroristi? Forse, ma perché in una periferia di Lincoln? Ma che diavolo! Perché a distanza di un dannato giorno dall'esplosione precedente?
Questa, tuttavia, era più forte di quella del parco del giorno prima. Non sapeva nulla delle unità di misura delle esplosioni, ma intuiva comunque che fosse molto alta...qualcosa come dieci o cento volte più alta era quella di oggi.
Will si girò di scatto dimenticandosi del ginocchio e lo appoggiò male. Stack. Il dolore lo avvolse in un baleno e lui fu costretto ad accasciarsi a terra tenendosi il ginocchio tra le mani.
"Tutto bene, Will?"
"Non va bene un cazzo!" Urlò a chiunque gli avesse rivolto una domanda tanto stupida.
Cercò di rimettersi in piedi e di mandare giù il dolore che lo stava letteralmente stordendo.
"Susan, hai una macchina?" Disse quasi biascicando le parole.
La ragazza, ancora stordita, annuì anche a questo.
Will dovette fare appello a tutte le sue facoltà mentali rimaste per continuare a parlare.
"Ti và di accompagnarmi al sito dell'esplosione?"
La ragazza sembrò quasi svegliarsi da un sonno profondo.
"Will...ehm... signor Hendemann, non credo che sia..."
"So io quello che è o non è! Mi accompagni o no?" Forse era stato un po' più irascibile del previsto, ma alla fine ottenne ciò che voleva.

Susan lo accompagnò fino al luogo dell'esplosione. Durante la strada, Will notò che la situazione era peggiore di quella che si era immaginato.
Una bomba...no...una testata nucleare! Era solo questa la spiegazione. Il fungo nero stava ancora eretto come se lo guardasse e volesse oscurare apposta il cielo per lui.
Arrivarono a destinazione...se così la si poteva chiamare. L'unica cosa che si poteva vedere chiaramente, o quasi, era l'enorme cratere ricoperto dalla nebbia nera che era il fumo.
Will provò a scendere dalla macchina con le proprie forze ma, quando poggiò la gamba a terra, il suo ginocchio iniziò a pulsargli di dolore e si sentì click molto sinistro.
"Susan, aiutami ad uscire!" Disse impettito.
La ragazza si precipitò con molta grazia e con altrettanta forza lo tirò fuori dall'auto, una Volkswagen Polo del duemila e sette.
C'era puzza di bruciato ovunque e a Will non ci volle molto prima di capire che era la stessa puzza che aveva sentito al parco di St.Laine. Di nuovo la sua mente tornò a tempestarlo di interrogativi ai quali non avrebbe saputo rispondere.
Non sentiva uccellini nelle vicinanze, l'onda d'urto doveva averli uccisi tutti, anche se non ne vedeva nessuno a terra.
Puzza di bruciato. Di sicuro erano stati polverizzati.
L'unica cosa che lui riusciva a udire era l'aria gelida che soffiava e, non appena entrava nel raggio del cratere si riscaldava subito. Già, il cratere era caldissimo. Susan e Will erano a qualche metro di distanza per sicurezza ma sentivano lo stesso un gran calore provenire da quel buco nero. Al centro l'atmosfera doveva essere qualcosa come il forno più grande del mondo.
"Ma chi può aver fatto tutto questo?" Disse improvvisamente Susan.
Qualche lacrima le rigava il viso e Will si accorse che stava pesando su di lei perciò si mosse da dov'era e rimase a fatica in piedi da solo sull'altra gamba. Diede un'altra occhiata a quel disastro e decise di chiamare la scientifica. Ma, prima di estrarre il telefono, gli parve di vedere qualcosa che si muoveva nella nebbia. Si strofinò gli occhi e riguardò sbalordito. La cosa era scomparsa. Decise che gli occhi gli stavano giocando qualche scherzo.
"Pronto, sono Will Hendemann, detective del dipartimento di Lincoln." Rivolse uno sguardo verso il cratere prima di dare le istruzioni.

The Darkness Inside The LightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora