Capitolo 7: Band?

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Le persone che incontriamo hanno sempre un ruolo nella nostra vita, nel bene o nel male.
Scoprire sé stessi è un bene o un male? O entrambe le cose?
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È sabato, ed è marzo. Un mese che non so come definire. Il mese della primavera, il mese della "rinascita". Il mese dell'amore? Per me è il mese delle alte aspettative, e dell'ispirazione.
Chissà.
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«Hey Ga, ti va di uscire oggi?
«Sí, Andre, sono libera
«Ti faccio conoscere la mia band, ci sono anche loro
«Per me va benissimo. A che ore e dove ci vediamo?
«Alle 18 a piazza Duomo. A dopo!

Era da un paio di mesi che mi sentivo con Andrea. Posso dire di considerarla quasi una mia amica, disponibile, un po' enigmatica. Aiuta ma non si lascia aiutare; solo dalle persone che le hanno dato modo di fidarsi.
Ha iniziato a cantare all'età di 10 anni, e adesso, giustamente, ha una buona padronanza della sua voce. Voce profonda, bassa, particolare. In grado di scavare in ogni parola, in ogni canzone che intona.
La chitarra acustica è come se fosse la sua Musa: dovreste vederla mentre suona, o improvvisa. Dona la parola al suo strumento, ed ecco un dialogo che, pur avvenendo fra due lingue diverse, è in grado di andare avanti tranquillamente. Non a caso, ha un debole per i Pink Floyd e per i Dire Straits.
Sono contenta di uscire con lei.
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18:04. Sono accanto alla fontana. Non ho nemmeno il tempo di riprendere fiato che sento riverberare il mio nome dall'altro lato della piazza, proveniente da un corpicino, che mi fa segno di avvicinarmi. A fare contrasto con Andrea, piccola e robusta con capelli riccioluti con riflessi neri, ci sono altri due ragazzi: uno alto, moro, capelli medio lunghi, matita nera che cerchia i suoi occhi; l'altro, un mingherlino, pallido, capelli lunghi con riflessi turchesi.
Tendo la mia mano verso di loro, per presentarmi: ciuffo turchese, si chiama Sam, me la stringe con vigore (come non mi aspettavo); mister matita nera, si chiama Robert, mi stringe e mi scuote la mano, mantenendo il suo sguardo, occhi spalancati. Un tipo caratteristico.
In non molto abbiamo cominciato a introdurre i nostri gusti musicali (i miei simili ai loro) per poi iniziare a parlare, inevitabilmente, di noi stessi.
Sam suona la batteria, Robert la chitarra elettrica e seconda voce, dove necessario.
«Si, lo so che ci manca il basso, » si intromette Andrea, prima che io possa dire qualsiasi cosa « ma poco importa: se arriva, bene, altrimenti stiamo bene anche così. Ci arrangiamo e il sound viene diverso, magari più caratteristico»
Più graffiante e superficiale, aggiungerei.
Penso un paio di secondi
«Se siete interessati, io suono la tastiera...» dico.
Sam e Robert si consultano
«Beh, sì, ci può servire »
«Possiamo tentare con i Cure... » mormorano.
«Va benissimo, Gaia» approva Andrea, sorridendo. E aggiunge «Proviamo ogni sabato alla sala prove dietro il liceo dove andiamo noi, al classico. Hai presente?»
Annuisco, soddisfatta. Era da un po' che volevo riprendere a suonare, con una certa regolarità. Avevo già suonato, per quattro anni, quindi ho una certa esperienza.
Si sono fatte le 20. A Robert squilla il telefono
«Hey Aurora. Che c'è?
Eh. Sì. Va bene va bene, capito. Ci vediamo sabato allora. Ciao» e chiude. Che ragazzo di poche parole.
Ci riferisce il contenuto della chiamata:
«Aurora ci ha confermato la sua presenza al basso»
«Oh sì! Mancava la sua conferma. Ora siamo una band completa ahah» commenta Andrea.
Io sorrido, un po' nervosamente. Il fato sembra favorevole.

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