Capitolo 20: Attesa (2)

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«Dai, non sarà così grave» dice Valerio.
Lo fisso, lasciandogli intendere che per me non è esattamente così facile.
Stamattina mi sono svegliata, con il messaggio di Aurora
«Dobbiamo parlare...»
È da una giornata che ci penso. Ci penso e ci penso.
Ci spero, forse? Spero in qualcosa di positivo. Di veramente positivo. Niente vie di mezzo.
.
«Vuoi che ci vediamo?»
«Beh sì...»
«Dopo scuola ti va bene? È venerdì, non ci sono problemi per me»
Visualizza e non risponde.
.
Dopo un'oretta si fa viva:
«Sono uscita, dove ci vediamo?»
Un balzo al cuore: a me manca mezz'ora prima di uscire. È qui vicino.
«Al bar Girasole, al solito. Io ancora devo uscire, aspetta un po'» e chiudo il telefono.
.
«Gaia, respira piano» dice Anastasia, quasi incredula.
«scusa, non ci faccio caso. Respiro così forte?»
«Piú che altro, respiri affannosamente»
«ah»
Tiro un respiro profondo, e ci faccio più attenzione.
.
È suonata
.
Nemmeno il tempo di uscire che corro al bar Girasole.
Non la trovo. Non la trovo più. In una frazione di tempo, penso al peggio. Che se ne sia andata, che abbia perso la pazienza, che le sia successo qualcosa, o a lei o alla sua famiglia, per cui se n'è dovuta andare, un imprevisto, è tornata quella Carmen, mi guardo intorno, non la trovo, guardo dentro, mi giro.
.
Un tocco.
Sulla spalla.
Lei.
.
«hey...ciao» dico io, consapevole dello stato di agitazione in cui mi ha visto prima.
Aurora mi accoglie con un sorriso, abbassando lo sguardo.
L'avrò imbarazzata? No cazzo
«Beh, ci sediamo?»
«No, no, faremo in fretta...»
«Beh allora dimmi» intervengo io. Veloce e indolore.
«Ho fatto coming out con i miei genitori....
«e...che dicono?
«contrariati... decisamente contrariati...» risponde subito, quasi interrompendomi.
«tuo fratello...
«no...
Aspetto un momento. Mi giro: avevo sentito un rumore. Ritorno a guardarla.
«e quindi che vuoi fare?
«beh...mi hanno presentato un ragazzo, pure abbastanza carino...è gentile con me...»
Sento la mia testa e tutta la gola scaldarsi
«Siamo tornati nel medioevo? Matrimoni combinati?»
Mi rendo conto di aver alzato troppo la voce.
«scusa, non volevo metterti in difficoltà...» aggiungo.
«mi dispiace...
«ok, va bene...» faccio per allontanarmi, non deve vedermi.
Sento una manina afferrare il mio braccio.
«Forse è meglio che rimaniamo...
«non dirlo nemmeno, per favore. Non riuscirei, perdonami» e mi allontano. Sento acqua, acqua calda, bollente. Vedo sfocato.

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