capitolo cinquantacinque

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Tobias

Nei giorni seguenti Tris non si sveglia, ed è il movimento, non l'immobilità che mi aiuta a tenere a bada il dolore e il senso di colpa, per cui cammino per i corridoi della residenza invece di dormire. Un po' come facevo la notte dagli intrepidi quando pensavo a Marcus, o a lei.

Osservo gli effetti del siero della memoria, mentre sono ancora disorientati vengono divisi in gruppi e gli viene assegnata la loro verità, ossia che abbiamo tutti DNA diversi, che nessuno di questi è danneggiato né puro. Gli viene anche detta una bugia: il fatto che gli è stata cancellata la memoria è un'incidente.

Forse aveva ragione Janine da un certo punto di vista: la natura umana è complessa, ma si distrugge da sola.

Sono immerso nei miei pensieri quando scorgo Caleb con la coda dell'occhio. Mi volto subito e provo ad allontanarmi ma lui mi chiama. Non è assolutamente questo il momento giusto.

"Tobias?"

Affretto il passo.

"Aspetta, per favore." Mi richiama.

Non voglio guardarlo. Non voglio sapere quanto, o quanto poco sia addolorato. Non voglio sapere quanto facilmente si è lasciato convincere a lasciare andare lei. Né ripensare che era lui a meritarlo, non Tris.

"Non volevo disturbarti, ma ho una cosa da dirti..." comincia, ed io non mi fermo.

"Una cosa che lei mi ha chiesto di dirti prima..."

Mi fermo.

"Vai avanti"

"Mi ha detto che, se non fosse sopravvissuta, avrei dovuto dirti..." Gli si strozzando le parole in gola, poi si ricompone trattenendo le lacrime. Forse ce l'ha un cuore.

"Che non voleva lasciarti."

Dovrei mantenere la calma e restare impassibile come sempre, soffocare le emozioni. Solo che questa volta non lo posso fare. Questa volta è troppo per me, è troppo da sopportare.

"Lei non è morta! Hai capito? Lei non è morta! E poi se così fosse perché non ti ha lasciato morire? Se non mi voleva lasciare, perché non sei tu quello disteso su un letto d'ospedale?"

"Credi che non me lo stia chiedendo anch'io? Mi voleva bene. Abbastanza da puntarmi una pistola addosso per poter morire al posto mio. Non ho idea del perché, ma è così."

Se ne va senza darmi il tempo di ribattere, e forse è meglio così, non avrei potuto trattenermi ancora.

Non piangere. Non piangere. Se lascio trapelare un po' di emozione, uscirà tutta, e non finirà più.

Quel pomeriggio muore Uriah. Si, è brutto da dire ma è così. L'abbiamo ucciso, tutti noi, la nostra società.

"Venite, è il momento, le stanno staccando." Ci informa Christina.

Comunque non biasimo questa scelta, anche io avrei fatto così, e se fossi stato al suo posto avrei voluto che lo facessero. Spero solo di non doverlo fare io per Tris.

Hana e Zeke non si sono allontanati dal corpo di Uriah da quando siamo arrivati, mentre io provo a stare il più lontano possibile da quello di Tris per paura di cedere.

Mi sento tremendamente in colpa, non conoscevo bene Uriah, ma conosco Zeke. È stato la cosa più vicina al concetto di "amico" che ho mai avuto.

Mentre sono immerso nei miei pensieri vedo un dottore porgere una cartella a un David confuso sulla sedia a rotelle.

Bastardo.

"Che cosa ci fa lui qui?" Domando a Cara. Lei mi spiega che ufficialmente è ancora il capo del dipartimento. I miei muscoli si irrigidiscono, e giuro che se non fosse stato per la mano d'acciaio di Evelyn gli avrei stretto le mani attorno alla gola tanto in fretta che non avrebbe capito neanche la causa della sua morte.

"Tobias, stai. Calmo." Prova a spiegarmi che non è più l'uomo che conoscevo, che è solo un ammasso di pelle e ossa, e so che ha ragione, ma il desiderio della sua morte non sfuma neanche un poco.

"Ragazzi, lo staccano." Avvisa Christina, così mi costringo a fare come dice mia madre.

Nella stanza cala il silenzio, ed il dottore abbassa alcuni interruttori, e le macchine smettono di respirare al posto di Uriah. Le spalle di Zeke sono scosse da un tremito, ed Hana stringe le mani di suo figlio, poi lo lasciano andare.

Me ne vado per ultimo, ci sono solo Zeke e Hana nella stanza. Passando davanti a Zeke mormoro un "mi dispiace", e lui mi stringe la spalla.

Chissà che coraggio ci vuole a lasciare andare una persona che ami.

Hancock|| DivergentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora