capitolo cinquantasei

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Il giorno dopo rubo un furgone del dipartimento. Non è stato difficile, hanno tutti perso la memoria e chi non l'ha persa è troppo occupato, per cui anche se probabilmente mi hanno visto nessuno cerca di fermarmi.

Guido accanto alla ferrovia fino alla recinzione. Sono tentato di andare al quartiere degli intrepidi, ma alla fine quel posto per me era solo una gabbia, non potevo fare quello che credevo fosse giusto, eppure forse ho più ricordi lì che dagli abneganti. Perché anche se non ero me stesso, mi sentivo qualcuno. E soprattutto, potevo scegliere.

Arrivo davanti a mia vecchia casa da abnegante. Mi sento ancora le orecchie ovattate, come se stessi andando alla deriva lontano dal mondo. Se lei muore, non mi resta altra scelta. La gente parla di lutto. Ma per me è solo una specie di intorpidimento devastante, che attutisce ogni sensazione. È perché ci sono abituato. E dopo la finta morte di mia madre il dolore è diventato normale. Anzi, mi aiutava a scordare tutto il resto, se mi concentravo su quello.

Vago per la casa, ed entro nella mia stanza. È pulita, e ordinata. Esattamente come l'avevo lasciata. La statuetta che mi ha dato mia madre si trova sul mio comodino. La prendo in mano e la osservo. È un po' impolverata, così la pulisco con le mani.

Poi torno in cucina. Mi sistemo la giacca e tocco qualcosa con la mano. Tiro fuori dalla tasca una fialetta con il siero della memoria. Forse, se dimenticassi sarebbe tutto più facile. Con un passato vuoto e piatto, forse non sarei il brandello di essere umano senza sentimenti che sono diventato.

"Così il furgone che hai rubato era per venire qui? Dai, Quattro, ti credevo più sveglio. Pensavo volessi salvare qualche vita, o qualcosa del genere. Un gesto da eroe, insomma."

La voce in fondo al corridoio appartiene a Christina.

"Mi hai seguito?"

"Confesso che quando Mattew mi ha detto che l'avevi fatto non gli avevo creduto."

"Allora perché sei venuta?"

Si avvicina fino a uscire dalla penombra.

"Perché non si sa mai. In oltre, volevo vedere questa città prima che cambi tutto."

Sollevo le sopracciglia.

"Dammi quella fialetta, Tobias."

Mi ha chiamato col mio nome. Non lo fa mai.

"No, questa è una decisione mia, non tua."

"Questa è la decisione di un codardo, Quattro, e tu sei tutto tranne che un codardo. Non puoi diventare una persona che lei avrebbe odiato, e lei questo lo avrebbe odiato."

Sto zitto, perché so che le opzioni per me se parlo sono due. O comincio a piangere, senza fermarmi, o la mia rabbia si riverserà su Christina. E non voglio nessuna delle due cose.

Stiamo in silenzio per un po'. Poi parla lei.

"È strano"

"Strano cosa?"

"Fino a poco tempo fa odiavo questo posto. Credevo che fuori dalle mura ci sarebbe stata la salvezza. Ora mi trovo a rimpiangere di essere andata via."

"Hai fatto quello che credevi fosse giusto."

"Lo abbiamo fatto tutti. Non siamo tutti qui, sono morti in molti. Ma alla fine, un modo per sopravvivere lo si trova."

Sulla strada di ritorno Christina mormora: "Mi dispiace."

"Lo so." Le dico io.

"Non conoscevo Will da tanto tempo, ma lui ha cambiato la mia vita, ha cambiato me. E so che Tris ha cambiato te ancora di più. La persona che sei diventato con lei merita di esistere. Se bevi quel siero, non riuscirai mai più a ritrovarla."

Ha ragione. Non posso scordarmi di lei. Non posso abbandonarla ora che ha bisogno di me.

Ci sono diverse forme di coraggio in questo mondo.

Ci sono quelli come Tris, che nonostante i lutti e il tradimento, ha saputo trovare abbastanza amore dentro di se da sacrificare la sua vita al posto del fratello. O quelli come Cara, che ha saputo perdonare la persona che ha sparato a suo fratello. O come Christina, che ha perso un amico dopo l'altro ma non si è mai chiusa ed è sempre stata disponibile con tutti.

A volte coraggio significa dare tutto per non ricevere niente, significa dare la vita per qualcosa più grande di te, o per un'altra persona. A volte significa rinunciare a tutto quello che conosci, a tutte le persone che ami, per un bene più grande.

Questa volta per me e Tris è diverso.

A volte bisogna sopportare il dolore a denti stetti e sforzarsi, giorno dopo giorno, di andare avanti e costruire un lento cammino verso una vita migliore, anche se sai che un pezzo di te è perso per sempre.

Questo è il tipo di coraggio di cui abbiamo bisogno adesso.

Si, perché proprio in quel momento, mentre entravo nella residenza, vidi Cara correre verso di me.

"Si è svegliata!"

Corro nella stanza. E lei è lì, che mi guarda. Ha gli occhi aperti.

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Per i medici è stato un miracolo. "Impossibile." strillava qualcuno. "Incredibile!" gridava qualcun altro.

Ognuno aveva un'opinione diversa.

A me non importava molto, mi bastava essere lì, con lei.

Quando mi chiesero cosa ne pensavo io, risposi sinceramente.

Non era un miracolo, era lei. Aveva talmente tanta voglia di vivere, che ha trovato il coraggio e la forza di svegliarsi.

Hancock|| DivergentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora