The skin that knew everything

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  The skin that knew everything
Quella pelle sapeva tutto
Cap.20




La lettera dell'invito a cena per la sera di Natale da parte di Astoria era arrivata.
Draco aveva immaginato che anche quell'anno la Grengrass non si sarebbe risparmiata ed, in effetti...

I suoi genitori ed i coniugi Grengrass avevano deciso che lui ed Astoria avrebbero dovuto sposarsi entro i venticinque anni.
Draco all'inizio non aveva fatto grandi problemi, la Grengrass era una bella ragazza dai capelli neri e due profondi occhi di ghiaccio e non lo disturbava affatto sposarla.

In quel momento, però, rileggendo la lettera che teneva fra le mani, ripensò che quella scelta, cioè accettare un matrimonio combinato, era stata la peggiore di sempre.
Lui non voleva e non poteva sposare Astoria.

Non aveva nulla contro la ragazza, anzi, ringraziava il cielo che era una Purosangue a tutti gli effetti, educata, precisa, deliziosa, femminile, aggraziata, stupenda.
Però non poteva più permettersi di stare con lei.

Harry Potter era entrato nella sua vita come una volata di vento ed aveva spezzato quel contratto che si era instaurato fra lui e la Grengrass, tagliandolo e rendendolo nullo agli occhi del biondo rampollo del casato Malfoy.

Mancava poco ai venticinque anni, Draco doveva muoversi se voleva spezzare il contratto e stare per sempre con il corvino idiota Grifondoro.
Già sognava loro due assieme senza litigare e uccidersi a vicenda...

Aspetta si disse, alzando un sopracciglio Ma a cosa penso?
Si diede della bambina innamorata e borbottò fra sé e sé.
Ma davvero stava immaginando quelle cose, seduto sul divanetto del salone, in quel ventiquattro dicembre?

Ci mancava giusto che corressero mano nella mano in un parco, felici e contenti della loro situazione, in estate calda e solare con un Harry innamorato pazzo quanto lo fosse lui.
E magari vestiti di fiori rosa e gialli.

Draco si diede mentalmente del celebroleso e si alzò dalla poltrona, rileggendo la lettera mandata da Astoria.
Quella ragazza era davvero dolce e carina ma non meritava un matrimonio privo d'amore.

Caro Draco,
ti invito anche quest'anno a passare, come di consueto, il Natale al manor della mia famiglia.


Il biondo adorava la dimora dei Grengrass, era molto colorata e ricca di bellissimi ornamenti, piena di profumi e stupende sete che coprivano i bassorilievi presenti sui muri di tutte le stanze.

La colorazione degli addobbi del manor è di un azzurrino misto all'oro, di conseguenza avrò un lungo abito di questo colore. Se posso consigliarti, puoi vestirti di bianco con i mocassini oro che adori tanto.

Questa era una delle fisse dei Grengrass: abbinare i colori in tutto e per tutto.
A Draco non dava granché fastidio ma gli era capitato di dover uscire e comprare nuovi completi pur di non stonare con Astoria.

Come sempre, la cena si terrà alle ore otto nel nostro salone più grande.
Il punto di smaterializzazione aperto è il giardino delle orchidee, vicino alla fontana della sirena.


Quel giardino era talmente bello!
Quando Draco vi andava con Narcissa, ci perdevano le ore ad ammirare ed annusare i fiori, seguiti dalle rose, dai gigli...

Ma più di tutti, Draco adorava la fontana di pietra che raffigurava una sirena circondata da delfini.
Giocava con loro sotto gli spruzzi d'acqua di quest'ultimi e sorrideva felice.
Sedersi accanto a lei e godersi il rumore della cascata era rilassante.

Ci vediamo questa sera.
Astoria.


Draco sospirò e ripiegò la lettera, avvicinandosi al tavolo prendendo carta e penna.
Avrebbe dovuto rispondere in modo negativo ed inventarsi qualche bufala per evitare di andare a casa della ragazza quella sera.

Cara Astoria

Cominciò a scrivere, mordendosi il labbro in modo nervoso.

Mi dispiace avvisarti che questa sera non potrò venire alla cena organizzata dalla tua famiglia.

La prima parte era scritta.
Che scusa avrebbe inventato?

Ho molto lavoro arretrato, sono stati giorni molto duri e purtroppo non posso rimandare.

Avrebbe retto, no?
Dopotutto, era vero... Aveva una marea di lavoro arretrato e passare il Natale a casa Weasley non era il massimo per recuperare quei giorni persi.

Provvederò a farmi perdonare con uno splendido regalo di Natale.
A presto, Draco.


Bene.
Cosa le avrebbe regalato?
Qualcosa degno di una Grengrass...

Avrebbe chiesto a Pansy, la corvina era amica della sorella di Astoria, di conseguenza avrebbe scelto un regalo adatto per quell'occasione.

Prese un'altra lettera e cominciò a scribacchiarci qualcosa sopra, indirizzandola alla Parckinson ed indicando che era disperato ed aveva bisogno del suo tocco femminile.
Chi meglio della corvina poteva aiutarlo?

"Crunchy!"
L'elfo si materializzò nella stanza subito, sorridente come non mai, muovendo dolcemente le orecchie.
"Ha chiamato signore?" chiese, tutto dritto.
"Puoi spedire queste due lettere?"
Crunchy prese le due buste e lesse i destinatari.

"Non andrà dalla signorina Astoria questo Natale, vero?"
"No... Ho già promesso ad Harry che lo avrei portato dai suoi... amichetti."
L'elfo ridacchiò ed annuì, girandosi ed uscendo dalla stanza.

"Che casino..." piagnucolò Draco "Che grande e tremendo casino... Ma perché mi sto cacciando in questo guaio?"
"Quale guaio?" Harry spuntò dalla porta, entrando nella stanza un po' tentennante.

"Potter" si stupì Draco "Che ci fai qui?"
"Beh... Volevo...vedert-ehm... Vedere il manor."
Il biondo arrossì ed abbassò lo sguardo.

"Non me lo ricordavo così... bello?"
"L'ho cambiato dalla guerra... Tutto quel grigiume, quel nero... Avevo bisogno di ristrutturare."
Harry annuì e guardò la stanza, sentendo come se non fosse la prima volta che vi entrasse.

"Sono già stato qui, vero?"
"Più di una volta."
"Immaginavo..."

Il silenzio cominciò a regnare nella stanza.
Per Draco era strano avere Harry lì, lucido e senza problemi.
Per Harry era strano stare nel Malfoy manor con Draco, senza puntarsi una bacchetta al viso.

"Beh..." cominciò il biondo "Vuoi vedere il manor?"
"Si" sorrise il corvino "Ti seguo."
Draco raggiunse il moro ed insieme cominciarono il tour del Malfoy manor.

Le stanze che visitarono i due erano grandi e ben ristrutturate, bagni che andavano dal classico a borghese, camere da letto magnifiche, un'enorme libreria che, guarda caso, era sprovvista di lampadario e successivamente, la stanza delle pozioni.

Harry si stupì molto di tutte le ampolle e le cose che vi erano in quella camera, intrugli, provette, liquidi...
Vi era tutto ciò che un pozionista avesse mai desiderato.
"Lavori come pozionista?"
"Mh, no..." rispose Draco, sistemando alcune boccette "Mi diverto ogni tanto... Era di mio padre."
"Ohw, capito. Mi piace, anche se non capisco molto."
"Me lo ricordo" ridacchiò il biondo.

Il corvino mise il broncio ed assieme uscirono dalla stanza.
Draco trovò il viso dell'altro veramente dolce e sorrise fra sé e sé a vederlo camminare accanto a lui, senza picchiarsi, litigare o lanciarsi incantesimi potenti.

La stanza che più rimase impressa nella testa di Harry fu l'enorme camera armadio che Draco gli fece vedere dopo la stanza delle pozioni.
Sembrava quasi un armadio ma era decisamente più grande ed era piena di vestiti attaccati a tante grucce appese al soffitto.

"Wow..." mormorò il corvino, guardando i vestiti. "E' enorme... Molto più grande della casa dei Dursley."
"Dursley?" chiese Draco.
"Si i miei zii... Sai, quelli con cui vivevo."
"Ah." Rispose il biondo, facendo spallucce.

Harry s'incamminò per la stanza, guardando le vesti e sentendole pregiate sotto le dita.
Draco viveva davvero nel lusso, un lusso che il corvino poteva solo sognarsi.
Si girò verso il biondo, infilandosi fra le vesti, sparendo nella camera.

"Harry?" lo chiamò Draco, alzando un sopracciglio.
"Ci si potrebbe perdere qui dentro" rispose quello, continuando a rimanere nascosto.
"Dai, torna indietro, non mi metto a cercarti fra i capi."
"Allora rimango qui."

Il biondo alzò un sopracciglio e cominciò ad infilarsi fra le vesti, spostandole e camminando verso il rumore che faceva l'altro spostando le grucce per camminare.
"Dai, così li rovini e devo farli sistemare di nuovo tutti!"
"Sarebbe ora che cominciassi a farlo da solo, Malfoy..." brontolò il corvino di rimando.

Il gioco della rincorsa e nascondino durò per qualche minuto.
Harry continuò a scappare e Draco ad inseguirlo, sbuffando ed imprecando ad ogni vestito spiegazzato che incontrava.
Quel ragazzo era incredibile.

"Non ci credo!"
"Cosa?" domandò il biondo, sentendo l'esclamazione dell'altro.
"Hai anche un camerino?"
Draco ridacchiò e si avviò verso la parte adibita al cambio d'abito, trovando il corvino davanti ai tre camerini.

"Ne ho tre."
"Lo vedo..." mormorò Harry, avvicinandosi ed accendendo la luce della stanzetta, abbastanza grande per metterci un letto ed un comodino.
"I miei avevano molti soldi e non hanno badato a spese."

Il corvino fece spallucce ed entrò nella cabina, guardandosi allo specchio.
Per la prima volta, da quando stava in quella casa, si guardò per quello che era diventato.
Non era più l'Harry Potter che aveva visto fino alla fine della guerra.

La sfida, la voglia di combattere, la sfrontatezza... Era tutto sparito, andato.
Quello che vedeva nella parete riflettente non era più lui ma qualcuno logorato dal desiderio di qualcun altro. Qualcuno che non aveva avuto più il libero arbitrio.

"Harry?" lo richiamò Draco, avvicinandosi.
"Non credevo... di essermi ridotto così."
"Non è colpa tua..." mormorò il biondo, sorridendogli dallo specchio "Non potevi ribellarti."
"Lo sto facendo con te. Tu stai cercando di... farmi tornare come prima ed io ti metto i bastoni fra le ruote."
"Guarda il lato positivo" gli disse Draco, sorridendo "Se non lo facessi, non saresti Harry Potter."

Harry sorrise ed annuì, girandosi verso il biondo che lo guardò con gli occhi lucidi.
Era stano essere lì. Non sapevano neanche loro cosa stavano facendo.

Draco si avvicinò lentamente ad Harry e, abbassandosi di poco, posò le labbra su quelle del corvino.
Quello, di tutta risposta, indietreggiò piano, lasciando che il biondo lo seguisse dentro il camerino, attaccando la schiena allo specchio, senza mai staccare le labbra.

"Ma-malfoy..." miagolò Harry, arrossendo e lasciando che le mani dell'altro viaggiassero sul suo petto.
"Dimmi." Rispose quello, mordendogli una spalla.
"N-non dovremo... adesso..."
"Lo sai che ogni giorno dovrai farlo, vero?" gli domandò Draco, staccandosi di poco.

Harry si morse le labbra ed annuì, abbassando però lo sguardo.
"Ora però sto bene."
Il rampollo del casato Malfoy aggrottò le ciglia e girò il corvino con la faccia verso lo specchio, circondandogli il corpo con le braccia per accarezzarlo fra le gambe e sul petto.

"Guardati" gli disse, baciandogli l'orecchio "Guarda come stai messo... Questa sera starai male."
Harry si fissò allo specchio, notando il rossore sulle gote, gli occhi lucidi, il respiro affannato ed il suo bacino che si muoveva verso la mano del biondo che, dietro di lui, si strusciava come una serpe.

"L-lo vedo..." mormorò il corvino, ansimando e posando le mani sui polsi del ragazzo "P-però non ora... ti prego Malfoy, non ora...."
Draco sospirò e lasciò la presa sul corpo di Harry che, svelto, uscì dal camerino, abbassando lo sguardo ed arrossendo.

"Lo sai, vero, che entro questa sera starai..."
"Lo so" gli rispose il corvino. "Lo so e quando ne avrò bisogno... verrò da te, lo farò. Ma adesso non ne ho bisogno."
Il biondo sospirò ed annuì, uscendo dal camerino per poi avviarsi verso l'uscita.

"Vogliamo pranzare?"
"Si" rispose Harry, seguendolo "Ho fame."
"Hai preso la cioccolata stamattina?"
"Come tutte le mattine" gli rispose il corvino, facendo il verso.

Draco ridacchiò ed entrò nella grande sala da pranzo, osservando la tavola già imbandita da parte dei suoi elfi. Loro sapevano gli orari del biondo del casato Malfoy e si erano già organizzati per il pranzo di quel giorno.

Ciò che lasciò basito Draco, fu Harry che rimase alla porta della sala, senza entrare, con lo sguardo fisso alle finestre.
Il biondo si girò verso di lui, alzando un sopracciglio ed avvicinandosi alle sedie.

"Harry?"
"E' qui... E' avvenuto qui." Mormorò il corvino, basito e stranito, quasi immerso nei suoi pensieri più oscuri.
"Cosa?" domandò Draco, ancora più confuso.

"E' qui che... E' avvenuto qui."
"Harry..." il biondo si avvicinò, visibilmente preoccupato per lo stato del corvino "Harry, cos'è successo qui?"
"E' qui che Hermione è stata... torturata."

Draco alzò un sopracciglio e sospirò, un po' perché il ragazzo aveva ricordato l'amica, un po' perché quello che aveva detto era la pura e disgustosa verità.
"Si, Harry... E' stato qui."
Il corvino alzò lo sguardo verso di lui e poi lo riportò accanto alle finestre, dove sembrava esserci qualcosa di importante.

"E' qui che sono stato portato... Dove tu... Non mi hai consegnato a Voldemort."
Draco annuì e si avvicinò ancora al ragazzo, non sapendo bene che fare.
"Perché..." chiese Harry "Perché non mi hai consegnato a Voldemort?"

Draco sentì una scarica di disagio al sentire quel nome per due volte di seguito in una manciata di secondi e si morse il labbro, sospirando e girandosi verso il tavolo per poi sedersi davanti ad uno dei piatti vuoti.
Non poteva di certo dirglielo, anche perché neanche lui, a quel tempo, capiva i suoi stessi sentimenti per il Grifondoro.

"Ecco... Non credevo più in quello che predicava. Non credevo più alle parole di mio padre. Volevo ricominciare e tu eri l'unico in cui potevo e volevo credere. E' per questo che non ti ho consegnato al Lord Oscuro."

Harry lo guardò un po' confuso e poi si avvicinò, guardandolo dritto negli occhi. Si piegò sulle sue labbra ma poi si fermò, tornando sui suoi passi, tentennando e mordendosi la lingua.
Che cosa voleva fare?

"Harry?"
"Grazie... Per quello che hai detto."
Draco gli sorrise un po', indicandogli di sedersi.
Ma quanti grazie gli aveva detto quel ragazzo, in così poco tempo? Però gli piaceva sentirselo dire.

"Allora..." cominciò, dopo che gli elfi servirono il primo piatto "Finalmente ti ricordi della Granger."
"Si..." rispose il corvino, inforchettando la pasta con le cozze "Anche lei è tornata a far parte delle persone che ricordo... Ci sarà rimasta male, immagino."
"Abbastanza da farmi divertire."
Harry alzò un sopracciglio e Draco ridacchiò, contento per la scoperta dell'altro.
Il ragazzo stava ricordando tutto, pian piano.

**

Il primo pomeriggio era arrivato e, con lui, la scelta dell'abito per quella sera.
Erano ancora una volta tornati nella camera armadio ed Harry si era fatto un giretto per la stanza, cercando qualcosa da mettersi.

Draco era sempre stato più piccolo dell'altro ma per colpa di quei tre anni passati, il corvino si era di molto rimpicciolito e quindi bastava solamente accorciare di poco le maniche della giacca e le gambe dei pantaloni.
Con un po' di magia, dopotutto, sarebbe stato più facile.

Draco avrebbe indossato dei classici mocassini opachi, sovrastati da una camicia bianca coperta da un maglioncino senza maniche nero.
Perfetto per tutte le occasioni, un completo non troppo raffinato per non apparire troppo regale.

Harry, invece, aveva optato per un completo classico, camicia bianca senza cravatta, pantaloni scuri e semplici scarpe nere. La giacca, se mai l'avrebbe messa, sarebbe stata di un nero semplice ed adatto a tutto, con stoffa di media qualità.

Avevano scelto entrambi capi che andavano bene per tutte le occasioni e, mentre Draco aveva optato di lasciare i capelli normali, sulla nuca, il corvino aveva pensato di tirarli indietro con la gelatina, con insistenza forzata di Priscilla, anche se poi non resistettero più di venti minuti.

"Non ti stanno male" mormorò il biondo, sorridendo.
"Come no..." borbottò Harry, guardandosi allo specchio "Sembro te al secondo anno."
"Per questo farai strage di cuori" gli cinguettò dietro, ancora, Draco, sentendosi importante per quel paragone.
"Come no, Malfoy" lo riprese Harry "Farò ridere tutti quanti."

Il rampollo del casato alzò un sopracciglio, visibilmente offeso ma non ebbe tempo di replicare.
Crunchy entrò nella stanza dopo aver bussato e, al suo seguito, si presentò un'Hermione arrabbiata nera.
Harry sorrise nel rivederla ma non riuscì a dire nulla.

La ricciolina si incamminò verso il biondo ed in un lasso di tempo minimo, diede un pugno sul naso del ragazzo, facendolo indietreggiare e cadere a terra.
"Come hai osato!" gli urlò contro, furiosa, avvicinandosi di nuovo.
"Hey, hey, ferma!" alzò una mano Draco, tentando di non sporcarsi il vestito di sangue.

Harry, preso dal panico, si avvicinò e bloccò la ragazza, tenendola per un braccio.
"Hermione che cosa fai?"
"Sto per uccidere questo bell'imbusto e-" si bloccò.
Il corvino alzò un sopracciglio e la guardò girarsi verso di lui.

"Come mi hai chiamata?"
"Hermione..."
"Aspetta... Ti ricordi di me?"
Harry annuì e la ragazza sgranò gli occhi, abbracciandolo, felice e sorridente.

Draco si alzò da terra, tenendosi il naso e piegandosi quando Priscilla si materializzò con bende e quant'altro. Alla fine, il pugno, se l'era preso.

"Non sai quanto sono felice, Harry... Felice che tu stia tornando com'eri... Ho aspettato tanto per questo" piagnucolò Hermione, stringendolo e singhiozzando sulla sua spalla.
"Non piangere Hermione, va tutto bene, mi ricordo..." sorrise il corvino, asciugandole le lacrime.

"Sono contenta, davvero..." sorrise la riccia, per poi girarsi verso il biondo.
Draco sgranò gli occhi e si allontanò, premendo il fazzoletto contro il naso.
"Torna a terra o ti picchio di nuovo!"

Harry si avvicinò alla ragazza e le prese la mano, sospirando e calmandola.
"Ginny mi ha raccontato tutto, come hai osato?"
"Oh, se l'è cercata."
"E perché? Sentiamo cosa mai ha fatto!"
"Lo sai bene cos'ha fatto e sai bene perché ho reagito così!"

Hermione lo guardò un po' confusa ma poi capì.
Ginny le aveva detto che aveva baciato Harry e dopo quello, il biondo era cambiato dal giorno alla notte, quasi fosse stato messo sotto Imperio.

"Non dovevi reagire così."
"Granger, un'altra parola e non vi porto Potter alla festa."
"Che?" chiese lei, sgranando gli occhi.

"Si, l'ho convinto" si intromise Harry, sorridendole "Mi accompagnerà alla Tana questa sera, per la festa di Natale."
La ragazza non poteva crederci.
Draco Malfoy era davvero cambiato.   

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