CAPITOLO QUINDICI. LINDA.

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TRENTA E LODE.

Eravamo ormai ad Aprile la mia laurea si avvicinava. A Luglio avrei sostenuto la tesi e poi avrei continuato altri due anni di specialistica.

La mia vita ormai sembrava avesse imboccato la strada della felicità. Io e Paolo ormai, vivevamo quasi insieme. La sera lo aspettavo a casa e stavamo insieme tranne quando aveva il turno di notte. I miei coinquilini e amici ormai sapevano tutto ed erano felici per me. Mi vedevano serena, tranquilla e soprattutto innamorata. Avevo riaperto il mio cuore dopo quattro anni di agonia e blocco.

Dopo Christian avevo esattamente escluso l'idea di innamorarmi.

Quella storia mi aveva spappolato il cuore. Avevo ormai perso le speranze nella mia vita.

Due anni di relazione andati sempre e precisamente magnificamente per poi buttare tutto nel vuoto come un giocattolo rotto.

Christian lo avevo conosciuto quando ero poco più sedicenne. Mi feci desiderare. Andavamo nella stessa scuola. Lui era il rappresentante d'istituto e tutte gi sbavavano dietro. Io ero la classica ragazza che non voleva farsi vedere. Volevo studiare e starmene per conto mio con il mio gruppo di amiche. Lui mi notò perchè per scherzo del destino i miei compagni mi elessero rappresentate di classe perchè anche se mi facevo i fatti miei ero la più tosta, quella che riusciva ad ottenere ciò che era giusto per lei. Ero stata costretta quindi, a partecipare a tutte le assemblee e alle riunioni tra rappresentanti di classe e istituto.

Christian era bello ma più che altro era affascinante col suo portamento da classico ragazzo di strada. Era alto i capelli biondi e gli occhi neri. Dal suo metro e ottantasette possedeva un corpo da favola. Muscoloso quanto bastava e aveva il suo stile da bad boy. Non fu quello a farmi innamorare ma il suo modo di parlar così poetico. Nonostante dimostrasse la sua superiorità da "classico ragazzo io non studio perchè so già tutto", era un ottimo allievo ed aveva dei voti impeccabili. Mi corteggiò fino allo sfinimento. Trovavo spesso mazzi di rose sul mio banco, peluche e poi mi aspettava all'uscita di scuola. Dopo tre mesi e mezzo gli dissi esplicitamente che gli avrei dato una possibilità. Lo avrei messo alla prova, con Linda Maltese non si scherzava. Niente tradimenti e niente stronzate o la vendetta sarebbe stata atroce. Lui quella possibilità la addentò subito e in quei due anni non fece mai nulla che io potessi contestare.

Passai due anni con lui meravigliosi. Eravamo una coppia affiatata, sempre in cerca di cose nuove e di prime volte.

Poi successe che il castello che avevo costruito con me e lui come principe e principessa cadde, si sgretolò in mile pezzi come un vaso di cristallo.

Quel giorno gli avevo detto che ero a casa a studiare, essendo che io ero all'ultimo anno, quello della maturità.

Ero uscita solo due minuti al supermercato vicino per comprare un pacco di biscotti. Lo scovai in un vicolo a baciare un'altra. Erano talmente presi che di me non si accorsero. L'unica cosa che feci fu sparire dalla sua vita senza dare spiegazioni.

Nei giorni a seguire lui mi telefonava, mandava messaggi e addirittura si era presentato a casa mia, io lo avevo cacciato e gi avevo detto esplicitamente che non volevo assolutamente averlo nella mia vita.

Quella relazione mi aveva devastata e uccisa. Mi ero chiusa in una bolla che comprendeva: me e lo studio.

Volevo arrivare subito alla maturità e andare via da quel paese che ormai mi sembrava così opprimente e soffocante.

Quel giorno avevo uno degli ultimi esami da sostenere. Mi recai in università e andai nella classe dove si trovava il professore. Feci l'esame e ne uscì felice. Quell'esame così temuto e difficile era uscito perfettamente.

Chiamai Paolo e quando mi rispose gli dissi solamente: "Trenta e lode."

Eravamo felici entrambi, chiusi la chiamata e tornai a casa.

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora