CAPITOLO QUARANTA. LINDA.

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CONFUSIONI.

Quella mattina mi svegliai con una confusione in testa. Avevo sognato Leonardo ed io quando eravamo due adolescenti poi nel sogno è subentrato Paolo, ci siamo trasformati in due adulti e ci siamo catapultati nella realtà. Ci baciavamo poi compariva sua moglie e i suoi bambini. Non potevo ancora levarmelo dal cuore quell'uomo, mi aveva stregato, mi aveva fatta innamorare.

Mi alzai feci colazione e mi misi sull'amaca che avevamo in giardino della casa al mare. Mia madre l'aveva avuta dal divorzio con papà, era toccata a me e di norma a lei. La leggere aria fresca di Luglio mi accarezzava i capelli e accarezzava anche i miei pensieri.

Mamma era uscita, era andata con la vicina a fare un po' di spesa e mi aveva lasciata a riposare.

Quell'amaca mi ricordava i periodi estivi con mio padre e mia madre qui in giardino, mio padre che si sedeva e mi raccontava delle favolette al chiaro di luna. Lui che mi rincorreva fra i ciottoli del giardino e mi prendeva e mi lanciava in aria senza mai farmi cadere. Mi prendeva e mi stringeva forte e poi mi abbracciava forte lasciandomi un bacio sulla guancia che dopo diventava rossa per la barba di papà che leggermente mi pungeva. Erano ricordi. C'era nostalgia. Mi cadde una lacrima. Mi mancava tutto quello. Volevo ritornare ad essere una bambina ad abbracciare papà ed essere coccolata da mamma. Volevo non crescere mai e riavere una famiglia, quella bellissima che avevo avuto nell'infanzia. Avevo nostalgia di tutto. Avevo anche nostalgia della mia adolescenza, quella passata a giocare a scoprire l'amore.

Mi asciugai la lacrima solitaria sfuggita e mi incamminai verso la spiaggia.

Era piena zeppa di gente nonostante fosse un giorno settimanale ma comunque il caldo era tanto anche se la tramontana non permetteva di prendere il sole tranquillamente. C'erano bambini con i retini che dagli scogli provavano a pescare qualcosa, lo facevo anche io da bambina con le mie amichette. C'era anche chi, era venuto a cavalcare le onde che il vento creava. Mi sedei sulla sabba con il vento che ormai aveva iniziato a scompigliarmi i capelli.

Mi arrivò un messaggio: "Dove sei?" era mamma. Sicuramente era tornata a casa e non mi aveva trovato.

"In spiaggia mamma, torno più tardi faccio una passeggiata." le risposi così. Mamma sapeva che quando facevo le passeggiate in spiaggia non volevo essere disturbata, mi facevano pensare e stare bene.

Mentre guardavo un ragazzo saltare su un'onda sentì qualcuno che si sedette accanto a me.

Fissai ancora quel ragazzo. Era bellissimo, la solita bellezza mediterranea. Era alto con i capelli castani e gli occhi scuri anche se in lontananza non potevo determinare il loro colore. Aveva un fisico lavorato, sicuramente frutto dei mesi passati in palestra e indossava una tuta intera nera.

Girai il capo e vidi che accanto a me si era seduta una signora. Poteva avere una sessantina di anni, aveva i capelli raccolti in una coda e un vestito floreale estivo, di quelli larghi. Aveva tolto le scarpe anche lei per assaggiare il calore della sabbia.

Aveva un viso conosciuto e non riuscivo a associarlo a qualcuno che avessi già visto nella mia vita. Le sorrisi.

Lei mi sorrise e guardando il mare mi disse: "Il mare del Salento l'ho sempre sognato. Non sapevo fosse così bello."

"Già. E' bellissimo e sono contenta questa sia casa mia." le risposi.

"Sei fortunata. Io non avevo mai visto un mare così spettacolare. Ho vissuto sempre nella nebbia o nel caldo afoso di una città piena di monumenti. Penso che l'unico monumento che saprà sempre lasciarti senza parole sia il mare." mi disse con l'enfasi di chi, nella sua vita, aveva vissuto una città che ormai le stava stretta.

"Già, ha proprio ragione signora." le dissi guardando la lunga distesa d'acqua di fronte a me.

"L'amore è così. Possiamo trovarlo in chiunque ma non sarà mai quello giusto finchè non ti farà stare bene. Se sorridi appena lo vedi è quello giusto. Io ho appena visto il mare e posso affermare di stare bene. Lei sta bene Linda?" mi disse guardandomi con un sorriso materno.

Questa donna sapeva il mio nome e io ancora non riuscivo ad associarla a nessuno finchè guardandola negli occhi capì che quella signora che mi stava sorridendo poteva essere solo una: la mamma di Paolo.

𝐼𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora