- Proposte inaspettatamente... Inaspettate!
In piedi a bordo pista, dietro la balaustra perimetrale, l'uomo d'età avanzata, ma dal grande spirito, osserva seriamente i propri allievi allenarsi sulla pista ghiacciata dando indicazioni ben precise su come migliorare le proprie prestazioni e dare sempre il meglio. Con le braccia conserte al petto, scruta a lungo il giovane Yuri Plisetski impalato nel lato opposto della pista, intento a trafficare con il cellulare invece che allenarsi come di norma dovrebbe.
"Yuriii! Fa sparire quel dannato cellulare e torna ad allenarti!"
Il ragazzino con sguardo scocciato alza gli occhi dallo smartphone, inarcando un sopracciglio contrariato verso il suo coach che continua a sbraitare.
China nuovamente lo sguardo verso il cellulare. Fanculo tutto! Yakov, il suo allenamento, Lilia e le sue lezioni di danza. Se vuole vincere nel suo esordio nella categoria senior gli serve ben altro. E quel qualcosa adesso sta dentro lo schermo del suo cellulare, sotto forma di video.
Torna a guardare il video, coinvolto da quei movimenti lenti e sensuali. Se vuole bruciare il ghiaccio nel Grand Prix della prossima stagione, la coreografia studiata da Lilia e Yakov non è abbastanza. Gli serve di più. Molto di più!
Solleva gli occhi dallo schermo del cellulare appena in tempo per vedere il suo coach avvicinarsi e tendere un braccio per strappargli quel dannato smartphone dalle mani, ma altrettanto agile riesce ad evitare la catastrofe ritirando la mano appena in tempo.
"Ehi! Ma sei fuori di testa?" Sbraita il ragazzo dai capelli biondi.
"Non alzare la voce con me, ragazzino! E vedi di prestare attenzione al tuo allenamento e non a quel dannato affare!" Si affretta a rispondere l'uomo.
"Questo allenamento è una noia. Me ne torno a casa!" Annuncia il giovane, mentre raggiunge il bordo pista, sotto le urla del suo allenatore ormai giunto all'esasperazione.
Yuri Plisetski è un caso rarissimo. L'unico omega ad avere una carriera strabiliante, un immenso talento e un temperamento difficilissimo da tenere a bada.
"Torna subito qui!" Ricomincia a urlare l'uomo, mentre il ragazzo di appena 15 anni è già sparito negli spogliatoi.
Si passa una mano sul viso esasperato, chiedendosi quanto tempo ci voglia ancora per fare in modo che quel ragazzino impari a rispettare i suoi obblighi.
La mattina dopo Yakov Felsman, come di consueto, raggiunge il palaghiaccio di Mosca, attendendo che i propri allievi arrivino per gli allenamenti mattutini del team di pattinaggio di figura russo.
Dopo un'ora buona di attesa l'unico a mancare all'appello è Yuri Plisetski, suo pupillo, ma anche spina nel fianco per via del carattere del ragazzo.
"Se non fosse così ribelle sarebbe un pattinatore anche migliore di me!" Afferma, mentre cerca sulla rubrica il numero di cellulare del moccioso, provando a chiamarlo.
La segreteria telefonia risponde al posto del ragazzo, mandando in bestia l'uomo, che spazientito torna a prestare attenzione agli altri suoi allievi. A Yuri penserà più tardi.
Il giorno successivo nuovamente l'uomo attende il ragazzo, me questo un'altra volta non si presenta agli allenamenti, insospettendolo. Qualcosa non quadra.
Nel tardo pomeriggio raggiunge la casa dove il giovane vive, non trovando nessuno. La cosa non fa altro che aumentare i sospetti di Yakov, che dopo ore e ore di telefonate finalmente riesce a rintracciarlo.
"Dove diavolo sei???" Urla furioso.
"Negli Stati Uniti." Risponde con voce fin troppo tranquilla, mentre girovaga per le vie del centro osservando degli enormi grattacieli.
"CHE COSA?!"
"Datti una calmata vecchio o è la volta buona che ti viene un ictus!" Ironizza apatico, troppo concentrato nell'osservare tutto ciò che lo circonda.
"Sei solo?" Yakov inizia davvero a preoccuparsi. Tra tutte le stupidaggini che avrebbe potuto combinare quel moccioso, si è gettato sulla peggiore.
"No, con Otabek. Ha insistito nel voler venire con me!"
"Almeno il tuo ragazzo ha un po' di sale in zucca!" Risponde il vecchio coach, provocando le ire dell'altro, mentre un lieve senso di sollievo lo accompagna. Almeno non è solo.
"Rimarrò qui per un po'!"
"Per quale motivo? E perchè sei partito così all'improvviso senza avvisare? Ti pare un ragionamento sensato?"
"Ho le mie ragioni!"
"E quali sarebbero? Sentiamo!"
"Non ti riguarda. Adesso ho da fare, mi faccio sentire io." Stacca la chiamata senza rispondere alla domanda.
Ha altro a cui pensare adesso, non può perdere tempo appresso a quell'uomo e alle sue idee preistoriche. A lui serve altro, roba nuova, innovativa e che catturi letteralmente il pubblico e la giuria, non la solita esibizione monotona.
Intanto nella metropoli statunitense...
Yuri gira per le vie principali del centro trascinando il proprio trolley con la mano sinistra, mentre Otabek alla sua destra consulta lo smartphone alla ricerca del loro albergo.
Il cielo è grigio, pioviggina appena e la gente cammina per le vie frettolosamente, travolgendolo di tanto in tanto. La temperatura è meno rigida rispetto a Mosca, ma tutta quella confusione... gli stava davvero dando ai nervi.
Non che Mosca non sia caotica, ma i russi sono più calmi; gli americani, invece, vanno troppo di fretta senza curarsi della gente che strattonano di qua e di là procedendo così di corsa.
"Manca poco, abbi pazienza." Otabek sembra non curarsi di tutto ciò, in fondo è stato spesso negli Stati Uniti in passato per via dei suoi allenamenti.
"Quanto?"
"Un paio di isolati."
"Ancora?!" Risponde a voce alta, mentre l'irritazione cresce.
"Un ultimo sforzo, dai!" Aggiunge il moro, sollevando gli occhi scuri dallo smartphone per osservare i cartelli che riportano i nomi delle vie, giusto per assicurasi di non aver sbagliato strada.
Camminano ancora attraversando un piccolo parco giochi per bambini e qualche edificio di vecchia costruzione posizionato accanto a edifici nuovissimi e super moderni. Tutto risulta così diverso dalla Russia, ogni cosa rispecchia un fascino diverso e totalmente nuovo. Giungono stanchissimi in albergo poco dopo, per poi pranzare quasi subito sostando nel ristorante dell'hotel. Infine salgono in camera, così da concedersi una doccia rinfrescante, prima di filare subito a letto più esausti che mai. Come previsto, Otabek ha prenotato un'unica camera matrimoniale, perciò dovranno condividere il letto.
Poco importa, non è la prima volta che dormono assieme. Forse questa nuova esperienza servirà anche a far emergere i punti di forza e di debolezza presenti nel loro rapporto.
Dopo aver riposato adeguatamente, i due ragazzi escono nuovamente per girare nelle vie del centro di Detroit in cerca di un bel posticino dove cenare. Per il biondo è la sua prima volta nella città statunitense e vuole approfittarne finché è possibile. Dopo una lunga passeggiata per le vie principali, infine optano per un comune fast food. Dopo il pasto tornano a girare per le vie delle città. Yuri ha un obbiettivo e deve trovarlo.
Proseguono per le vie della zona centrale dove sono concentrati i locali più in voga. Aiutati dal fedele navigatore camminano a lungo, potendo ammirare la vita notturna statunitense: le comitive di amici, le belle ragazze, donne, uomini, ragazzini nel pieno della loro adolescenza; anche un folto gruppetto che molto probabilmente sta spacciando droga nell'angolo di un vicolo poco trafficato.
Otabek si vede avvicinare da uno di loro con l'intento di provare ad attacar bottone nel tentativo di vendergli qualcosa. Tuttavia ignora l'uomo proseguendo insieme al proprio ragazzo, che fulmina con lo sguardo quel tizio, infastidendo così Beka, che richiama il compagno rimproverandolo per il suo atteggiamento.
In fin dei conti si tratta pur sempre di due stranieri in un Paese a loro sconosciuto. Devono mantenere i nervi saldi e non cacciarsi nei guai.
Dopo circa un paio di isolati, arrivano e osservano incuriositi e con occhio attento il palazzo di vecchia manifattura, probabilmente ristrutturato da pochi anni, colmi d'interesse. Dall'esterno l'insegna del Moulin Rouge ricorda ai due ragazzi le insegne dei vecchi locali: molto grande e appariscente, piena di lucine colorate, con un grosso mulino rosso lampeggiante e l'immagine al neon di una ragazza che agita il braccio destro e la gamba sinistra dal basso verso l'alto. A primo impatto, quell'enorme insegna non dà un'impressione positiva del locale, facendolo apparire parecchio datato.
All'entrata è presente un buttafuori dall'imponente stazza, che controlla chiunque entri. Indossa un completo scuro elegante, un auricolare nell'orecchio e un pass appeso al collo che riporta il nome del tizio.
Plisetsky, per nulla intimorito, si avvicina al buttafuori chiedendo un biglietto per entrare e assistere allo spettacolo. L'uomo osserva il ragazzino, sentendo un forte odore fruttato proveniente da quel piccolo biondo con indosso una giacca maculata più grande di almeno una taglia.
"Sei un omega?" Chiede, continuando a scrutarlo.
"Sì, e allora?! Voglio un biglietto." Insiste.
"L'ingresso è riservato solo ad Alfa, Beta o, al massimo, a Omega accompagnati dai propri Alfa." Precisa con voce tranquilla. Non è proprio il caso di attaccare briga con quel mocciosetto.
Il minore assottiglia lo sguardo minaccioso. Odia profondamente essere un Omega, spesso e volentieri viene umiliato per il suo genere secondario. Volta lo sguardo verso Otabek, ma non ha nemmeno il tempo di incrociare i suoi occhi scuri e affilati che il giovane allunga una banconota dal portafoglio, porgendola al buttafuori.
"Due biglietti, uno per me e uno per il mio ragazzo."
L'uomo più alto posa lo sguardo sul biondino. "Potevi anche dirlo che eri in compagnia del tuo compagno!"
Yuri volta indignato il viso altrove. Detesta dover utilizzare il suo legame con Otabek per ogni cosa, anche la più stupida.
Una volta dentro, i due giovani proseguono lungo un piccolo corridoio arricchito da qualche quadro rappresentante vecchie locandine pubblicitarie. Pochi passi e si ritrovano di fronte ad un grande arco ornato da una vaporosa tende rossa di velluto. Varcano la soglia, venendo investiti da un intenso profumo di rose e alcool, mentre della raffinata musica dal vivo si espande per tutto il perimetro della sala.
Allargano gli occhi stupiti: internamente quel posto è davvero raffinato, nulla a che vedere con la pomposa insegna posta all'estero.
Un cameriere vestito elegantemente li accoglie, conducendoli verso un tavolo libero, ma il più giovane si oppone, chiedendo un tavolo che sia il più vicino possibile al palco. Finalmente si accomodano e il cameriere prende celere le ordinazioni.
Il giovane russo osserva le due donne esibirsi sul palco in un burlesque davvero interessante, ma nulla paragonato al video visto su internet.
Pochi minuti di attesa e il cameriere torna porgendo loro due cocktail analcolici. Sono ancora troppo giovani per darsi alle gioie dell'alcool. Otabek con disinvoltura comincia a sorseggiare il proprio bicchiere, fissando con discrezione Yuri che non riesce a distogliere lo sguardo dallo spettacolo.
"Sono brave."
"Sì, molto! Ma mai quanto l'Omega del video."
Il giovane russo stringe le dita intorno al bicchiere, dando un leggero sorso al proprio cocktail. Ha un piano in mente e sta quasi per riuscire a realizzarlo.
Trascorrono l'intera serata seduti a quel tavolo ad assistere allo spettacolo: un'alternanza di ballerine e musica dal vivo, animata dalla voce potete di quell'Alfa dal particolare ciuffo fucsia. È impossibile non venire coinvolti dalla prestanza della cantante, non solo per il fisico, ma soprattutto per il talento e quei capelli che riuscono a catturare anche involontariamente l'attenzione.
Yuri scruta con severità ogni ragazza che calca il palco, torturandosi su quanto ancora debba aspettare. Proprio quando sembra aver perso le speranze, pronto ad andar via e abbandonare sia quel posto che la sua idea... La cantante Alfa, con indosso uno smoking nero e bianco con una rosa blu all'occhiello, cattura nuovamente l'attenzione dell'intera sala.
"So che lo state aspettando da tutta la sera!" Comincia, accompagnata dalla musica di sottofondo della Band, che suona un brano Jazz.
"E come darvi torto! Oltre a essere bellissimo... Balla divinamente!" Aggiunge sorridendo, ficcando una mano nella tasca del pantalone elegante, mentre dal fondo della sala si sentono le voci del pubblico che risponde all'incitazione.
"Per la gioia di tutti voi... Il nostro fiore all'occhiello! L'Eros del Burlesque!" Fa una piccola pausa, mentre la musica prende sempre più possesso della sala con un assolo di batteria.
"Yuuri!" Conclude, volgendo gli occhi verso il tetto, alzando anche la mano sinistra indirizzata verso l'alto, seguita da tutta la sala.
Il giovane fa la propria entrata calandosi dal tetto seduto su un'altalena, che scende giù fino a terra. Raggiunto subito da Tanya, lei gli porge la mano destra conducendolo al centro del palco, il tutto accompagnato sempre dalla musica che comincia a cambiare.
Seduto al proprio tavolo, Yuri Plisetski tiene gli occhi fissi sul palcoscenico, non riuscendo a smettere di guardare quell'abito luccicante, la vaporosa chioma di capelli corvini scendere giù lungo le spalle in enormi boccoli, il trucco appariscente e quei tacchi vertiginosi. Studia con attenzione i movimenti sensuali compiuti dal ragazzo, accompagnato dalla cantante.
"Si chiama come te!" Otabek interrompe i pensieri del compagno, tenendo lo sguardo fisso sul ballerino. Cavolo se è sexy! Ammette tra sé, evitando di darlo a vedere per non provocare la gelosia del suo Yuri.
"Già!" Risponde l'altro all'affermazione, ancora coinvolto da quel ballerino.
Sul palco Yuuri e Tanya come al solito danno il via ad un altro magnifico spettacolo. Il moro balla sui tacchi con maestria, muovendo i fianchi enfatizzati dal luccichio del reggicalze che gli adorna le cosce.
Si muove agile, tra spaccate, piroette e passi a due, cominciando a sfilare parti del vestiario.
Conclusa la parte di spettacolo insieme a Tanya, Yuuri rimane solo sul palco con un gigantesco ventaglio di piume color crema.
Con fare sensuale si porta al centro, voltandosi di spalle. Con la mano sinistra impugna il ventaglio, mentre con la destra sgancia il corpetto scintillante che indossa, lasciando che il pubblico ammiri la sua schiena nuda.
Si volta verso gli spettatori sorridendo, utilizzando il grosso ventaglio per coprirsi e agitando i fianchi in segno di provocazione verso la folla, che fischia ed esulta.
In tutto quel trambusto, il piccolo russo osserva il ballerino sul palco emanare una sensualità sconfinata. Ridestandosi improvvisamente dai propri pensieri, volta lo sguardo verso il proprio fidanzato.
Inarca un sopracciglio adirato trovando il viso di Otabek leggermente arrossato, mentre stringe le gambe come a voler nascondere l'eccitazione.
"Che cazzo fai? Ti ecciti guardando un altro?!" Urla furente, facendo prende un infarto all'altro, che colto alla sprovvista volta lo sguardo altrove fingendosi innocente.
Quel dannato ballerino di burlesque è fin troppo bravo e il fatto che sia riuscito a far effetto anche sul suo ingessato compagno ne è la prova.
Ma la parte "peggiore" dello spettacolo arriva quando il ballerino lascia cadere il ventaglio, lasciando che il pubblico ammiri il proprio corpo coperto solo da un misero perizoma luccicante e i copricapezzoli sul petto, che lasciano ben poco all'immaginazione.
Il biondino fissa il fidanzato con sguardo minaccioso, costringendolo ad abbassare gli occhi se non vuole incombere nella sua ira. Al contrario, il piccolo Omega torna a fissare il ballerino che, raggiunto dalla cantante, compie un passo a due con lei decretando la fine del suo numero, per poi sparire dietro le quinte seguito dagli applausi del pubblico, che fischia e urla estasiato.
"Beka. Coprimi!" Dice soltanto allontanandosi, mentre il moro quasi interdetto lo fissa temendo cosa possa frullare nella mente del fidanzato.
Il ragazzo furtivo si allontana fingendosi alla ricerca della toilette, mentre osserva tutto il locale in cerca di una via che lo conduca fin dietro le quinte. Ma l'impresa è complicata, troppi camerieri girano in quel posto.
Raggiunto il bagno posto a pochi metri da un corridoio che conduce ai camerini, per non destare sospetti entra al suo interno attendendo che il corridoio sia vuoto. Dopo un paio di minuti sbircia appena fuori dalla porta, assicurandosi che nessuno passi di là, prima di imbucarsi lungo il corridoio alla ricerca del camerino del ballerino di poco prima.
Prosegue nascondendosi dietro una catasta di vestiti, non appena incrocia un gruppo di ballerine, per poi tornare a camminare furtivo adocchiando in lontananza una porta con una targhetta.
"Yuuri Katsuki. Che sia lui?" Si chiede, rammentando il nome pronunciato dall'Alfa donna prima che quella sciacquetta piena di strass entrasse in scena.
"Proviamo!" Aggiunge, poggiando la mano sulla maniglia e infilandosi immediatamente all'interno del camerino prima che qualcuno possa arrivare.
Entra guardingo, ma il camerino è vuoto. Si avvicina allora alla specchiera, osservando con attenzione ogni singolo dettaglio. Ogni genere e marca di make up è presente, ma preferisce non toccare nulla, giusto per non sembrare troppo invadente. Tuttavia non riesce a resistere di fronte a quell'armadio aperto pieno zeppo di completini succinti e provocanti.
Gli si imporporano le guance nell'immaginarsi con indosso quelle cose, tornando con la mente allo spettacolo di poco prima. Davvero troppo imbarazzante.
All'improvviso dal corridoio sente provenire delle voci, accompagnate dal rimbombo di tacchi. Allarmato, il giovane prende a guardarsi intorno alla ricerca di un nascondiglio, ricordando il perché sia lì dentro.
Si arma dunque di coraggio e della sua espressione più seria. La porta si apre e il ballerino entra indossando una vestaglia di morbido cotone legata in vita. Yuri, pronto a tutto, attende che l'altro si accorga della sua presenza.
Pochi secondi e un potentissimo urlo si leva dall'interno del camerino. Il russo balza alla bocca del ballerino tappandola con una mano, mentre quello si dimena agitatissimo, rischiando anche di graffiarlo con quelle unghie smaltate di nero.
"Calmati! Non voglio farti nulla!" Intraprende con il fiatone, mentre l'altro lo fissa con occhi sbarrati riverso sul pavimento. "Voglio solo parlare con te!"
Il moro annuisce stringendo la vestaglia al petto, che durante quella leggera colluttazione si è aperta. Sente le mani sottili del più giovane staccarsi dal suo viso.
"Chi sei? Perché ti sei intrufolato nel mio camerino?" Il timbro di voce è leggermente stridulo, forse a causa del forte spavento.
"Ehi, non è come sembra!" Risponde ad alta voce il biondino, agitando le mani. In effetti doveva sembrare uno stalker. "Ti ho visto ballare e... è dura da ammettere." Distoglie lo sguardo, mentre le parole premono sull'orgoglio.
"Sei bravo! Vorrei che mi insegnassi a essere sensuale come te!" Conclude serio, tornando fissare i suoi occhi verdi in quelli castani dell'altro.
"I-io cosa?" Domanda spiazzato.
"Hai capito bene! Non farmelo ripetere."
Il giapponese si rimette in piedi, dirigendosi verso l'armadio, probabilmente soppesando le parole del ragazzo. I capelli biondi di quel ragazzino, l'accento russo marcato, quella proposta così ambigua... Tutto troppo assurdo.
"Allora? Sto aspettando una tua risposta!" Incalza il più giovane, incrociando le braccia al petto con superiorità.
"Vorrei rifletterci su. E poi adesso devo cambiarmi per il gran finale, perciò se non ti dispiace..." Senza voltarsi, tenta di far intuire all'altro che deve uscire dal camerino.
"Guarda che sono un omega come te! Puoi cambiarti anche adesso, così intanto ci pensi e mi dai una risposta!"
Yuuri si volta verso il ragazzo con occhi furenti e labbra serrate, lasciando intuire il suo disappunto.
"Ok! Me ne vado! Ma voglio una risposta. Tornerò qui dopo lo spettacolo!" Termina, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
In effetti avrebbe imbarazzato anche lui rimanere lì a guardare, meglio concedergli un poco di tempo.
Rimasto solo, Yuuri si porta una mano sul cuore mentre con sguardo vacuo fissa il completo che dovrà indossare, chiedendosi su cosa rispondere a quel ragazzino.
Non gli ha nemmeno dato modo di parlare, chiarire bene, spiegargli cosa di preciso avrebbe dovuto insegnargli e tanto altro ancora.
"Dovrei accettare?" Si chiede. In fin dei conti non sembra nulla di poi così... pericoloso.
"No, forse è meglio se ne parliamo meglio dopo!"
Torna a concentrarsi sui suoi doveri, cambiandosi in fretta, per poi raggiungere nuovamente Tanya sul palco pochi minuti più tardi.
Dal palco riesce a inquadrare il viso del ragazzo biondo di poco prima seduto insieme ad un ragazzo moro, anch'egli molto giovane, di sicuro un Alfa.
Tanya gli avvolge un braccio intorno alla vita, distogliendo involontariamente la sua attenzione da quei due, lasciando che si concentri sul numero da eseguire.
Concluso lo spettacolo, Yuuri torna nel proprio camerino trovando il giovane russo in compagnia del tipo moro seduto al tavolo con lui. Rimane impalato a fissarli per qualche minuto, stringendo agitato la vestaglia che indossa quasi inconsciamente, accomodandosi poi sulla sedia di fronte alla specchiera.
"Allora che hai deciso?"
Il giapponese si volta verso il più giovane, mantenendo lo sguardo basso, ancora indeciso.
"Prima vorrei discuterne un po'."
"Di cosa vuoi discute?! " Il biondo alza il tono di voce. Tutto quel blaterare lo innervosisce, vuole una risposta immediata.br/> "Di molte cose!" Yuuri è quasi intimorito da quel ragazzino e non ne capisce il motivo. Ma non può accettare così alla leggera senza sapere cosa implica quell'incarico.
"Yura, calma!" Otabek interviene, poggiando una mano sulla spalla del compagno, sentendolo fremere d'irritazione.
"Credo sia giusto dare delle spiegazioni. Non puoi piombare così e pretendere che accetti la tua proposta." Conclude con tono fermo.br/> "Ok...!" Risponde il quindicenne inspirando, conscio del fatto che Beka abbia ragione, e lui odia quando ha ragione.
"Yuri Plisetski. Sono un pattinatore di figura. Per la prossima stagione del Grand Prix vorrei esordire nella categoria senior con qualcosa di inaspettato, battendo tutti! Anche il mio ragazzo!" Esordisce, volgendo lo sguardo verso Otabek.
"Senza dubbio sono il migliore sulla piazza! Ma vorrei poter stupire tutti e mi serve il tuo aiuto! Voglio che mi insegni ad essere più sensuale e giocare a mio vantaggio il mio essere un omega!" Termina sicuro di sé.
Yuuri ascolta il ragazzo sbattendo le palpebre un paio di volte, totalmente colto alla sprovvista.
"Io dovrei farti da insegnante?" Lui stesso ancor stenta a crederci.
"Sì! Ma che ti ci vuole a capire le cose?!" Sbotta il biondo irritato.
Il giapponese offeso da quell'ultima frase fa una smorfia, riflettendo. Cosa deve fare? Accettare?
"Dovresti solo darmi qualche lezione di danza extra. Alla coreografia sul ghiaccio penserà il mio allenatore." Precisa nuovamente il russo, intuendo l'indecisione dell'altro.
"Ok... Accetto." Risponde parecchio agitato il moro. L'idea non gli dispiace, poi tanto sembra un'esperienza interessante.
"Bene! Allora come ci organizziamo?"
Il moretto, preso nuovamente in contropiede, sbarra occhi e bocca non sapendo bene come rispondere, mentre il biondo ricomincia ad irritarsi.
"Credo sia meglio parlarne dopo e concedergli il tempo per cambiarsi." Otabek, che è rimasto in silenzio, interrompe la conversazione.
In effetti non è un buon momento, la conversazione si è svolta troppo di fretta e gli occhi del moro, nonostante cerchi di distogliere lo sguardo in ogni modo, finiscono sempre per incrociare le cosce del ballerino ornate dalle calze velate autoreggenti. Quella vestaglia non è abbastanza lunga, arriva solo fino all'inguine, lasciando le gambe in bella vista. Fare un discorso serio in quel contesto... Non è proprio fattibile.
Rimasto solo, Yuuri si catapulta di fronte all'armadio tirando fuori i propri abiti e vestendosi in fretta, mentre riflette su come organizzare le lezioni di danza con quel piccolo russo e dove.
Fa in fretta, così da far rientrare i due ragazzi. Di nuovo in compagnia, si siede di fronte allo specchio con l'intento di iniziare a struccarsi.
"Domani parlerò con il tizio che dirige questo posto, così verrai in Russia con me!" Esordisce Plisetsky.
"Cosa? No! Non posso venire in Russia con te!" La risposta arriva quasi urlata.
"Perché?"
"Perché ho una vita qui! Un lavoro! E poi non posso mica lasciare mia figlia o peggio costringerla a trasferirsi in Russia!"
"Tu hai una figlia?!" Il biondo è allibito, questa proprio non se l'aspettava.
"Sì, ho una bambina! Se per te va bene, rimarrai tu qui a Detroit con me. Altrimenti sei libero di tornartene nel tuo Paese e cercarti un altro insegnante!" Termina serissimo, continuando a struccarsi.
Se quel moccioso ci tiene davvero ad averlo come insegnante lo farà alle sue condizioni. Mai e poi mai avrebbe costretto Viktoria a lasciare la sua casa, la sua scuola e le sue abitudini per seguire i capricci di quel moccioso arrogante.
Altin volta la testa verso il compagno, rimasto imbambolato. "Che hai deciso? Restiamo?"
"Restiamo!" Risponde. "Comunque non mi hai detto il tuo nome!"
"Yuuri, Yuuri Katsuki. Abbiamo lo stesso nome..."
"Ho notato!" Plisetskiy inclina la testa di lato seccato, continuando a fissare il suo omonimo intento a togliere tonnellate di trucco dal viso.
"Hai già idea su come organizzarci per le lezioni?" Domanda il ragazzo con sguardo serio. La situazione non sta affatto risultando semplice come l'aveva immaginata.
"Conosco uno palestra vicino casa mia... Ma drovrei parlare con la proprietaria."
"Mmmh... Cerca di non farmi sprecare tempo!"
Yuuri termina con le salviettine struccanti, per poi passare a dare una sistemata ai capelli. Una volta pronto, inforca gli occhiali dalla montatura blu e si volta verso il giovane.
"Mi hai praticamente imposto di farti da insegnante!"
Il biondo concentra l'attenzione sul viso del giapponese. Adesso che è senza trucco risulta molto diverso, un viso normale come tanti altri. Non è poi così grande, può avere una ventina d'anni all'incirca. Come fa ad avere già una figlia così giovane?
Un grosso dubbio si insinua nella sua mente.
"Non dovrai mica chiedere il permesso al tuo compagno per darmi le lezioni di danza?"
Yuuri dapprima alza il viso, preso in contropiede da quella domanda, ma successivamente china il capo iniziando a trafficare con il cellulare.
"No, non c'è bisogno."
"E tua figlia? Non è che poi finisci con darmi buca per via di tua figlia?" Pone un'altra domanda, notevolmente alterato. Tra tutte, questa è la prospettiva peggiore.
"Tranquillo! Riesco a gestire tutto. Domani contatterò la proprietaria della palestra e poi ti farò sapere."
"Dammi il tuo cellulare!" Plisetsky tende una mano verso il moro con sguardo serissimo.
"Cosa vuoi farci?" L'idea di dare il proprio telefono a quel ragazzino sprezzante non lo convince, ma alla fine cede porgendoglielo.
"Voglio solo segnarti il mio numero." Digita quindi il numero di telefono, restituendo poi nuovamente il cellulare al proprietario.
"Entro ora di pranzo voglio una risposta!" Precisa con tono minaccioso, facendo segno a Otabek di uscire. Si dirige a sua volta verso la porta, sbattendola alle proprie spalle, lasciando l'altro in camerino confuso dalla velocità degli eventi.
Yuuri, ancora frastornato, rimane inerme a fissare la porta, non riuscendo a capacitarsi dei modi di quel ragazzo. Si è imposto in una maniera incredibile, mettendolo a disagio più di una volta. Si porta una mano sulla fronte mentre una miriade di pensieri gli invadono la mente. Deve chiamare la palestra, riuscire a far conciliare il suo lavoro al Moulin Rouge, le lezioni di danza e i suoi impegni con Viky.
"Quel ragazzo è russo..." Si dice, mentre rammenta i lineamenti del suo viso.
Stringe le palpebre, investito in pieno da una vagonata di emozioni che gli fanno venire le lacrime agli occhi e i brividi sulla pelle. Quel ragazzino è di origini russe proprio come il padre di Viky. Tira su con il naso, asciugandosi frettolosamente le lacrime e compiendo profondi respiri nel tentativo di calmarsi.
Non è detto che il ragazzo e il padre di Viktoria avessero contatti, molto probabilmente si tratta di una semplice coincidenza. Prende dei respiri sempre più profondi, ripetendosi ad alta voce che non c'è nulla di cui preoccuparsi. Nulla.
L'indomani si occuperà di tutto, cercando di far conciliare ogni cosa. Non c'è ragione di agitarsi.
Senza rendersene realmente conto, percepisce due grandi mani posarsi sulle sue spalle, scuotendolo leggermente.
"Yuuri! Ehi, tutto bene?"
Riscosso alza la testa, incrociando il viso preoccupato di Celestino.
"Eh? No, va tutto bene." Risponde, ricomponendosi.
"È colpa di quei due ragazzi che ho visto aggirasi dietro le quinte? Ti hanno infastidito? O peggio, sono venuti a importunarti?"
"No, no, tranquillo. Mi sono solo fatto sopraffare dai pensieri." Risponde con voce bassa, fintamente calma.
"Yuuri... Non cambierai mai!" Sospira l'uomo. "Non devi farti prendere dal panico. Se ti serve una mano con la bambina puoi anche chiedere." Aggiunge, rassicurandolo.
"Grazie." La risposta giunge con voce lieve. È grato a quell'uomo per la sua disponibilità, ma non vuole coinvolgerlo, avrebbe gestito da solo tutti i suoi impegni con l'aiuto di Phichit e se necessario avrebbe portato la piccola con sé alle lezioni di danza con il ragazzo russo.
Ringrazia quindi l'uomo, rassicurandolo che va tutto bene e che l'attacco di panico è scemato, per poi sbrigarsi a raccattare le sue cose pronto a dirigersi verso casa insieme a Tanya, come al solito. È già tardissimo, anche più del solito, inoltre il giorno dopo avrà davvero tante cose a cui pensare.
Saluta il suo capo con un inchino, tipico della sua terra, raggiungendo la donna in auto come ogni sera. Giunto a casa, fa una doccia veloce e dà un bacio alla figlia che già dorme beatamente. Infine si mette a letto, ma vista l'agitazione che lo anima prendere sonno è un'utopia. Tuttavia, dopo un po' la stanchezza prende il sopravvento, lasciandolo cadere in un sonno senza sogni.
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Viktoria
Fanfiction(Long del 2018) La donna comincia sorridente a sfilare i guanti chiari di seta, lasciando la pelle chiarissima scoperta. Muove i fianchi sinuosa, poggiando una mano sulla spalla della cantante mentre svolge una spaccata in piedi perfetta, seguita po...