4. Il primo

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S/A: Premetto che so di aver aggiornato giusto un paio di giorni fa, ma questo capitolo era già pronto da tempo e io non ce la facevo più a tenerlo tra le bozze, forse ne avevo tanta paura, forse perché un po' mi piace. Mi piace Irama-sottone e qui forse lo è all'ennesima potenza. Per il prossimo aggiornamento mi prenderò più tempo, anche perché non ho scritto nemmeno una parola; quindi vi lascio con l'ennesimo capitolo nella speranza che vi piaccia (io ci ho provato).


Non parlavano, era uno di quei loro momenti; uno troppo orgoglioso per chiedere scusa e l'altro troppo testardo per passarci sopra. Irama si era seduto frenetico in una delle sedie posizionate nella hall dell'albergo, Einar, in risposta, lo aveva copiato. Fuori pioveva. Pioveva a dirotto. Centinaia di piccole goccioline d'acqua rigavano la porta d'entrata, ticchettando sul vetro. Non parlavano, stavano in silenzio, anche se i loro pensieri erano così rumorosi che temevano entrambi l'altro potesse sentirli.

'Perché non mi guarda?', si chiedeva Filippo, 'Forse non mentiva quando diceva di volermi fuori dalla sua vita', rispondeva il suo lato pessimista. E lo ammetteva, quei pensieri stavano prendendo il sopravvento sul suo umore, e si sentiva triste come il cielo là fuori. Quello che il cubano gli aveva detto davanti al locale era vero, lo amava e lo aveva già capito. Aveva capito di amarlo tempo prima, e a forza di amarlo gli si era consumato un po' il cuore.

D'improvviso il ventiquattrenne si era alzato, risvegliandolo dai suoi pensieri, aveva posato la chiave della camera sul tavolino di fronte a loro ed era uscito fuori. L'amico lo aveva osservato attraverso il vetro, ed era rimasto piuttosto perplesso quando quello si era fermato nel bel mezzo della strada, noncurante della pioggia che gli bagnava i capelli ed i vestiti. Quando l'aveva conosciuto, aveva subito notato qualcosa in lui e successivamente in loro, quello che erano insieme. Era diverso da tutti gli altri che aveva avuto. Non gli somigliava né cercava di farlo, ma era comunque parte di lui. Per la prima volta si era ritrovato insieme a una persona totalmente diversa da lui sotto tanti aspetti, e quello non gli pesava affatto. Non era il classico ragazzo che lo assecondava in tutto o che non lo rimproverava mai se sbagliava, anzi. Era uno con le palle, a volte duro, di quelli che in genere non sopportava troppo, ma poi aveva scoperto che quella durezza e quelle palle le usava anche per difendere lui e quel loro che si era formato. Aveva visto come dietro a quella durezza c'era una bontà quasi non umana di un semplice ragazzo che voleva solo ricevere in cambio quello che dava. Perché dava davvero tanto. La prima volta che l'aveva visto, l'unica cosa sensata che gli era passata per la testa era stata una cosa del tipo 'Dio mio quanto è figo', ma un po' se ne era vergognato. Poi aveva visto che i suoi occhi erano sinceri ed il suo sorriso dolce e probabilmente lì aveva iniziato a perdere un po' di più la testa.

A quel punto, Filippo aveva afferrato la giacca ed era uscito anche lui. Non seppe bene il perché lo fece, sapeva solo che non ne poteva più di ammirarlo da lontano. Le gocce d'acqua si infilavano tra i suoi capelli, i suoi vestiti e gli coprivano gli occhi, ma non se ne curava più di tanto. Quando aveva raggiunto l'amico, fermandosi alle sue spalle, quello si era girato e, continuando a stare in silenzio, i due avevano iniziato a comunicare con lo sguardo. Probabilmente i passanti li avrebbero presi per pazzi: due ragazzi fermi in mezzo ad una strada, che si guardavano negli occhi senza parlare, mentre la pioggia li innaffiava dalla testa ai piedi. Ma a loro non importava. Continuavano a guardarsi negli occhi, nonostante tutto e nonostante tutti. Quando il ciuffo di capelli del più piccolo, ormai pieno d'acqua, gli si era attaccata al viso, Einar aveva alzato lentamente una mano e con delicatezza aveva mosso le sue dita come per ravvivarlo. Con quelle era poi sceso giù per la sua guancia fino alle sue labbra, in quello che sembrava veramente un tentativo di imprimere quelle forme sotto i suoi polpastrelli per sempre.

Fidati ancora di me. « EiramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora