5. Un ricordo banale è tutto ciò che resterà di te

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Ci sono storie che durano anni e in questi anni magari ci s'innamora e disamora. Alcuni smettono di amarsi, ma rimangono comunque insieme. Altri decidono di lasciarsi, ma per farlo hanno bisogno di tempo. C'è chi ha perso una vita e quel passo non l'ha mai fatto. Molti non riescono a lasciare, semplicemente perché non sanno dove andare, oppure perché non riescono a sopportare l'idea di essere responsabili del dolore dell'altro.

«Ti sei fatto crescere i capelli.», disse la mora seduta davanti a lui. Muoveva la mano in senso circolare, girando e rigirando il cappuccino che le era appena stato portato.

I loro incontri si ripetevano quasi sempre allo stesso modo. C'era questo bar, da qualche parte nei posti centrali di Roma, fatto di vetrate enormi, quelle vetrate che guardi fuori e vedi passare persone, autobus e automobili, e il confine è così sottile che sembra di essere tutti nella stessa stanza. Si vedevano quasi ogni giorno verso le nove del mattino, e facevano colazione insieme quasi sempre allo stesso tavolo. Lei cappuccino, lui caffè normale. Entrambi con ancora gli occhi un po' chiusi, in quel momento leggero e delicatissimo che segue il sonno e precede la veglia; talmente stanchi da non riuscire mai a riconoscere cosa fosse veramente a svegliarli e buttarli giù dal letto per presenziare a quell'appuntamento, se il rumore lancinante di una sveglia sepolta chissà dove, i clacson delle prime ore del giorno, o solo il tempo che scorre e scandisce i cicli del corpo. Come ogni mattina era un momento breve ma per certi versi infinito.

Quella mattina pioveva, il ragazzo bresciano, come al solito, non aveva l'ombrello ed era pure a piedi. Aveva iniziato la giornata un po' scocciato, e aveva fatto per avviarsi verso il solito bar. Dopo due metri si era ritrovato fradicio; si era quindi fermato un attimo, facendo una di quelle sue cose folli. Aveva tirato fuori il cellulare, non curandosi delle goccioline che, piano piano, ne avrebbero ricoperto lo schermo e aveva inviato in fretta un messaggio.

"Grazie. Grazie per non avermi lasciato andare."



All'improvviso una mano gli aveva toccato la spalla: era piccola, calda. Girandosi l'aveva vista, non aveva mancato neanche quel giorno l'appuntamento, come se mai avesse potuto farlo. Appena vista, aveva allontanato di scatto quella mano, e lei, vedendo la sua reazione l'aveva riportata subito in tasca.

«Scusa», aveva detto guardandolo con i suoi occhi scuri. «Non volevo spaventarti.»

«No, scusami tu. Ero sovrappensiero.», a quella risposta lei si era avvicinata per poi stringerlo in un abbraccio. Einar, dal canto suo, non si era mosso di un centimetro, lasciando che le braccia minute delle ragazza potessero stringerlo. Non ricordava l'ultima volta che si erano trovati in una situazione simile, non ricordava proprio il loro ultimo incontro. Forse avevano litigato e lui se ne era andato sbattendo la porta, forse l'aveva baciata promettendole di rivederla il giorno seguente sapendo benissimo di star mentendo, o forse ancora, entrambi avevano percepito il bisogno di staccare per un po'.

Finalmente aveva trovato il coraggio di allungare una mano dietro la sua schiena, stringerla leggermente e sussurrare un «Grazie.» perché di un abbraccio ne aveva veramente bisogno in quel momento. Valentina gli aveva sorriso a sua volta e lo aveva stretto ancora più forte, «Sono felice che mi hai chiesto di rivederci.»

Quel giorno aveva piovuto e loro erano dovuti correre all'interno del bar. Una volta seduti ed ordinata la colazione, avevano come al solito parlato di cose nuove, di sedili e passeggeri fastidiosi, accennando velocemente alle loro famiglie, sfiorando delicatamente tutto quello che sapevano l'uno dell'altra. A colazione arrivata, lei aveva ringraziato, lui si era limitato ad un cenno con la testa. La mattina gli serviva come minimo un quarto d'ora per riacquistare il controllo di tutti i movimenti del suo corpo. Apriva gli occhi, muoveva le gambe, respirava a fondo. Era l'aroma caldissimo del caffè appena fatto a riportarlo definitivamente in vita.

Fidati ancora di me. « EiramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora