Capitolo 9

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Sono davanti alla sua porta. Se due anni fa mi avessero detto che mi sarei fatta trascinare da un cinquantenne a casa sua per scopare non ci avrei mai creduto.

Mi sono messa un semplicissimo tubino nero e si, alla fino ho ceduto e mi sono messa sotto un completino sui toni del viola. A mio parere è stupendo, se no non me lo sarei neanche messo.

Busso.
Mi apre la porta.
È bellissimo.
Ha una normalissima camicia bianca, un panciotto e dei semplici pantaloni neri.

Berlino: Bonsoir, ma petite miss, c'est merveilleux ce soir
Me: Merci, vous allez bien aussi. Mais je ne suis pas sa propriété

( B: buonasera, mia piccola signorina, è meravigliosa sta sera.
Me: grazie, anche lei sta bene. Ma non sono di sua proprietà)

Berlino: non sapevo parlasse francese
Me: mastico qualcosina

Mi sorride

Berlino: si accomodi

Il suo appartamento è tipo un attico, molto spazioso, ma mi aspettavo qualcosa di moderno. Invece è tutto così vecchio. Quel vecchio che ti fa sentire a casa.
È tutto molto scuro, se non per qualche candela ed un'enorme finestra che lascia passare i raggi della luna.
Il pavimento è tutto in legno, pieno di tappeti tipicamente indiani. Cassettoni, armadi, tavoli, scrivanie, tutto in un legno abbastanza scuro.

Anche se quasi tetro, è tutto molto accogliente. C'è persino un caminetto accesso. Sta sera effettivamente c'è abbastanza fresco. Stanno pian piano scendendo le temperature. Non credo sia comunque un periodo da caminetto, ma fa sempre la sua porca figura.

Berlino: venga, le ho chiesto di non venire con la fame perché reputo le cene davvero troppo intime. Sarà per una prossima volta.

Quest'uomo è sempre strano, ormai ci ho fatto l'abitudine

Berlino: so che lei è un'amante del bianco, ma ho un rosso da farle provare

È una tortura persino sentirlo parlare.
Ha una voce così sensuale.
Qualsiasi cosa dica sarà sempre super sexy.
Ma da quando gli faccio tutti questi complimenti? Saranno gli ormoni, sicuramente. Mi sento quasi in imbarazzo con me stessa. Sono qui solo da due giorni e mi ero ripromessa di non cadere in qualche sua trappola. Devo star attenta o rischierei di mandare tutto a monte.

Mi porge un bicchiere di vino. Assaggiando una nota leggermente acidula si sprigiona nella mia bocca, lasciando poi spazio ad una sensazione di freschezza. Non è fermo, anzi. Meno male, odio i vini fermi.

Lui si è appoggiato al tavolino e mi sta fissando con quel suo sorrisetto furbo.
Si avvicina a me e mi porge la mano. Glie la afferro.
Mi porta verso il caminetto dove ci sono due poltrone rivolte verso di esso, divise da un tavolino rotondo.
Mi fa accomodare e poi si siede accanto a me, nell'altra poltrona.

Fissa il caminetto, e dopo un po' inizia a parlare

Berlino: sai, Ecate. Come hai potuto notare sono un uomo dai gusti raffinati, ma che allo stesso tempo sa accontentarsi. Mi piace anche fare qualsiasi cosa alla vecchia maniera, ma mi piace anche stupire. Sono fatto così...
Me: abbiamo finito l'elogio?

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