Capitolo 19

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Mi svegliai tra le braccia della mia amica, ancora vestita con gli indumenti della sera prima. Accesi il telefono e guardai l'ora: erano le 8 meno 20 del mattino. Mi alzai velocemente dal divano e scossi violentemente Sophia.
«La scuola! Svegliati subito!» urlai dirigendomi in bagno, dove mi lavai i denti, mi truccai un po' e mi cambiai maglietta. Sophia fece lo stesso e in 15 minuti fummo pronte per andare a scuola. Prendemmo la macchina e ci dirigemmo verso l'aula.

All'ora di pranzo fui l'ultima del gruppo ad arrivare e ciò che vidi non migliorò la mia situazione di ansia per il segreto tra Mike e Nate. Stavano tutti bisbigliando nervosi e quando mi videro arrivare cambiarono improvvisamente espressione fingendosi felici e rilassati, tutti tranne Nate.
«Ciao Hanna» mi dissero e il mio ragazzo mi baciò.
«Ciao ragazzi» risposi sorridendo imbarazzata «Di cosa parlavate?» domandai curiosa.
«Scuola» risposero superficiali, mentendo. Con la coda dell'occhio vidi Nate che si avvicinava all'orecchio di Thomas: «Non possiamo tenerglielo nascosto» bisbigliò e Thom gli diede una lieve gomitata.
«Cosa succede?» domandai stanca di aspettare, ma nessuno mi rispose, vidi solo il panico sui loro visi «Qualcuno vuole rispondermi?» continuai gesticolando.
«Non può non saperlo cazzo!» urlò Nate arrabbiato.
«Mike ha qualcosa da dirti» annunciò avvicinandosi a me «se non glielo dici tu, glielo dico io» sussurrò indicando Mike, che ingoiò la saliva nervoso.
«Per favore Mike» lo pregai toccandogli un braccio.
«Ti prego io, Hanna, non ora» disse serio.
«Ora» ripetei decisa.
Ma lui scosse la testa «Non ce la faccio a dirtelo ora»
«'Fanculo Hill!» sbraitò Nate «Il coglione ti ha mentito»
«Riguardo a cosa?» domandai ancora più confusa.
«Alla sua età!» annunciò Sophia arrabbiata. Mi girai verso Mike: teneva le braccia incrociate e lo sguardo fisso sulle sue scarpe.
«Mike...»
«È vero» mi disse lui acido. Inghiottii la saliva inesistente e mi avvicinai ancora al mio ragazzo.
«E quanti anni hai?» domandai in un sussurro. Alzò lo sguardo e mi guardò dritto negli occhi.
«20» rispose serio, continuando a fissarmi.
«Perchè non mi hai detto che sei due anni più grande?» Non rispose, alchè mi allontanai un po' tornando a rivolgere l'attenzione al gruppo.
«Sapete anche il perché?»
«Parla» ordinò Nate a Mike.
«Smettila Davis! Non ce la faccio a dire tutto in questo modo cazzo! Non sono pronto» urlò lui di risposta.
«Tesoro...» gli dissi calma, e mi allontanai dai miei amici tenendo per mano il mio ragazzo.
«Perché l'hai fatto?» chiesi di nuovo a bassa voce.
«Non volevo lo sapessi»
«Perché?»
«Vengo da un altro stato. Mi sono trasferito tre anni fa. Ho perso un anno per il cambio della scuola, e uno perché non studiavo. Ecco perché mi trovo nella tua classe ora» rispose afflitto.
«Potevi dirmelo, ti sarei stata vicina» annunciai abbracciandolo.
«Perché te ne sei andato?»
«Volevo provare a vivere da solo. In un posto migliore»annunciò sorridendo, ma ancora triste. Mi aveva detto un aspetto importante della sua vita e anche se mi aveva mentito e voleva tenermelo nascosto, mi sentii in dovere di dirgli anche io il mio più grande segreto. Il motivo della saporazione dei miei. Ma ancora non ero pronta, e non l'avrei fatto.

«Non serviva lo trattassi così» rimproverai Nate quando fummo soli in macchina.
«L'hai già perdonato? Pensi sia un segreto semplice? Da niente?» domandò nervoso, stringendo il volante.
«Non è un segreto semplice, è difficile. Ed è difficile anche dirlo, lo so per esperienza. Anche io gli tengo un segreto, e non mi piacerebbe essere obbligata in questo modo a dirlo» ammisi.
«Ho esagerato. Ma cazzo, stavi con uno più grande senza saperlo Hanna!» sentii una fitta al cuore, al solo pensare come si debba essere sentito a dire un segreto così importante in questo modo. Se lui fosse venuto a sapere il mio così... non potevo odiarlo. Lo capivo.
«Ora lo so. E mi piace esattamente come prima» annunciai sorridendo soddisfatta di me stessa.

Quando fui in camera mia chiusi la porta e mi sdraiai sul letto. Non sapevo da che Paese venisse, chi fossero i suoi genitori, perché avesse deciso di cambiare così vita e abbandonarli. Non sapevo nulla di lui e del suo passato. E se io non avessi saputo, lui non sarebbe stato tenuto a sapere: era meglio lasciare le cose così.

Paura di amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora