Capitolo 26

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«Vado Hanna» mi sussurrò Amy all'orecchio.
«Ciao tesoro» dissi con la voce ancora impastata dal sonno.
«Torno sabato» mi annunciò ancora, prima di uscire dalla porta «e vai a scuola oggi, per favore»
«Grazie. Oggi a scuola...non mi piace l'idea» risposi strofinandomi il viso.
Quando se ne andò non mi mossi dal letto, stetti sdraiata lì pensando a tutto fuorché a Mike e Richard, o almeno ci provai, senza dire o fare nulla. Thomas tentò di farmi andare a scuola ma io rinunciai, senza alcun ripensamento. Non ero ancora pronta a stare in classe per ore con Mike, e dopo ciò che era successo il giorno prima, ne ero ancora più convinta. Quando l'avevo visto mi era mancato il respiro, mi era tornato di nuovo in mente ciò che avevo passato da piccola, e ciò era qualcosa che volevo e dovevo assolutamente evitare.
Indossai i pantaloni della tuta ed una t-shirt ed uscii dall'appartamento per dirigermi da Simon.
«Buongiorno Hanna, che succede?» Mi domandò stropicciandosi gli occhi, dopo aver aperto la porta sulla quale poco prima avevo battuto insistentemente.
Lo guardai seria e presi un respiro prima di parlare: «Devo parlarti» dichiarai ed entrai dentro casa sua. Mi seguì e si sedette sul divano accanto a me, con il viso ancora addormentato ma comunque confuso.
«Dimmi» disse osservandomi.
Respirai ansiosamente più volte, mi strinsi le mani che erano incrociate sulle ginocchia e spostai lo sguardo su di lui. Mi vennero immediatamente le lacrime agli occhi ma cercai di trattenermi.
«Ho chiuso con Mike» cominciai, per passare poi gradualmente al motivo.
«Oh, mi...dispiace. Per ciò che ti ha fatto?» chiese toccandomi il braccio
«Ti prego di non dire niente Simon, lasciami parlare da sola. Questa cosa l'ho detta a poche persone e voglio che tu sia una di quelle, ma... é difficile per me. Se non fai domande sarà più semplice» annunciai appoggiando la mano sulla sua. Lui annuì e si preparó ad ascoltare.
«Quando sono andata a casa sua per conoscere i suoi, sapevo già che tra noi le cose non andassero più bene, o almeno per me era così. Provavo sempre un certo odio verso di lui, ma speravo che conoscendo i suoi genitori avrei scoperto il motivo di questo odio, e infatti é stato così. Suo padre é Richard» dissi tutto di un fiato, e fermandomi solo alla fine, per respirare e calmarmi un po'.
«Richard é...l'uomo che mi ha rovinato la vita» cominciai, e strinsi il materiale dei pantaloni per cercare di bloccare le lacrime, strinsi gli occhi e tirai un profondo sospiro «é mio padre» finii ed alzai lo sguardo per osservare Simon. Era arrivato il momento di parlare della parte più difficile della storia, abbassai lo sguardo per poi rivolgerlo nuovamente sul mio amico. Gli raccontai ogni cosa, anche il fatto che Richard avesse tradito mia madre, di Michael e tutto il resto. E lui, come gli avevo chiesto, non disse niente. Alla fine del racconto guardai Simon in attesa che rispondesse qualcosa ma non fu così, gli annuii per dargli un segno che potesse parlare ma non disse nulla, probabilmente con capì. Scoppiai a piangere e lui mi abbracciò, accarezzandomi la schiena.
«So che mi hai detto di non parlare, ma non posso. Ciò che mi hai detto è terribile, posso capire quanto tu stia soffrendo in questo momento, e so che non posso consolarti in alcun modo, ma sappi che ti starò vicino» dichiarò a bassa voce. Lo strinsi a me bagnando la sua maglia di lacrime e mi sfogai come avevo fatto il giorno prima con Amy.
Mi fidavo di Simon, mi sentivo al sicuro e compresa con lui.
Quando le lacrime smisero di scendermi lungo il viso mi allontanai dal corpo del mio amico e lo guardai.
«Con Mary come va?» chiesi, per distrarmi dai miei problemi. Lui sembró capire la mia intenzione e così, dopo aver sospirato cominciò a parlarmene. A quanto pareva non stavano più insieme, diceva che doveva dimenticarla e che già lo stava facendo ma in realtà sapevo che non fosse così. Si capiva che l'amava tanto. Come aveva già detto in passato, si erano lasciati per un segreto svelato, ma ancora non fui a conoscenza di esso. Quando finimmo di raccontarci i nostri problemi, decidemmo di avviarci a fare un giro prima del suo lavoro, e così andammo al parco.

«Thomas ed Amy quindi...» disse Simon rompendo il silenzio. Non aveva detto una parola da quando eravamo usciti di casa, forse aveva avuto paura di ferirmi parlandomi, come se non gli importasse ciò che mi era successo, o forse non aveva aperto bocca perché gli era tornata in mente Mary e aveva sofferto. In ogni caso aveva parlato, fortunatamente, perché il silenzio aveva cominciato a farsi imbarazzante.
«Non so se ci sia qualcosa tra di loro, comunque Amy è molto più felice adesso che si sente con lui rispetto a quando si sentiva con il coglione del suo ex» risposi sorridendo.
«Anche Thomas è molto più felice, non che sia mai stato triste, ma comunque ora lo è di più» disse ridendo.

Dopo averlo accompagnato a lavoro tornai nel mio appartamento. Mi sedetti sul divano a guardare la tv, ma fui interrotta da una chiamata: era Mike. Ancora lui? Decisi di non rispondergli, appogiai il telefono accanto a me e continuai a guardare il film, ma lui mi richiamò.
Afferrai il cellulare e risposi alla chiamata «Penso di averti già detto tutto. E anche se non fosse così non saprai altro» gli dissi, e senza aspettare che rispondesse gli riattaccai. Riappoggiai nuovamente il telefono sul divano e questa volta, per mia fortuna, non richiamò. Ero stata davvero fredda con lui, ma non potevo farne a meno. Mi faceva tornare ogni volta in mente il mio passato, e non potevo permettermelo.
Ero tranquillamente distratta a guardare la TV quando sentii bussare alla porta. Mi alzai per dirigermi verso la porta e per quel corto tragitto sperai con tutta me stessa che non fosse Mike. Socchiusi la porta e diedi un occhiata veloce: era Sophia.
«Entra» dissi tirando un sospiro di sollievo.
«Che diavolo ti è successo? É il secondo giorno che non vieni a scuola, e non mi hai nè chiamata nè mi hai mandato un messaggio! E poi neanche Mike non sa dove tu sia!» mi urló gesticolando nervosa.
La feci accomodare sul divano e le raccontai che il padre di Mike era Richard, il resto già lo sapeva, e quella volta, con mio stupore, non piansi.

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