9 Un compleanno indimenticabile

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10 Dicembre...
Quella mattinata nevicò. Fiocchi candidi scesero lentamente dal cielo, divenuto un unico tappeto grigio topo; Newt era in strada, a sorseggiare il suo caffè su un tavolino fuori da un bar. Anche quel compleanno lo avrebbe passato in solitudine; i suoi genitori non lo festeggiavano più da quando era morto Chuck e da allora Newt cercava di passarlo senza deprimersi in casa. Sinceramente, lo voleva passare con Thomas, ma era dal primo settembre che non lo vedeva. Mentre faceva colazione, contemplò i bambini giocare sulla strada innevata, facendosi battaglia con le palle di neve; al ragazzo vennero in mente i bei tempi, quando giocava con Chuck sotto le nevicate.
Ma ormai quei tempi erano passati.
Quando bevve l'ultimo sorso di caffè, venne da lui Minho.
"Ciao", lo salutò il biondino.
"Ciao. Ho saputo che compi gli anni. Sai, le voci di corridoio girano".
"Eh lo so, purtroppo".
"Già, comunque buon compleanno. Quanti anni compi?".
"Diciassette".
"Diciassette? Allora seguimi".
Minho corse via e Newt dovette seguirlo.
"Dove stiamo andando?", chiese il biondino.
"Non fare alcuna domanda e seguimi, pive".
Il tedesco non poté fare altro se non seguirlo; lo condusse fuori dal centro abitato, nella pista da corsa dove si erano conosciuti. La neve l'aveva completamente ricoperta e a tratti c'erano delle montagnette alte qualche metro; erano fin troppo perfette per essere di origine naturale.
"Perché mi hai portato-".
Una palla di neve dritta sulla gamba interruppe Newt; questo alzò lo sguardo, vedendo comparire da dietro una delle montagnette la testa di Thomas.
"Auguri Newt!", urlò questo.
Il biondino allora prese da terra una manciata di neve e la modellò creando una sfera, poi la lanciò a Thomas, prendendolo in pieno volto.
"Allora è guerra!", urlò l'ebreo, finto offeso.
Per tutta la mattinata Newt e il resto della banda giocarono alla battaglia di palle di neve, colpendosi più e più volte in faccia; fu tutto un ridere e scherzare. Era da tantissimo tempo che Newt non si divertiva così tanto, e di certo non avrebbe dimenticato quel giorno. Intorno a mezzogiorno, dovette congedarsi per il pranzo, tornando a casa bagnato fradicio per via della neve; i suoi genitori erano via, quindi poté uscire di nuovo attorno alle due, tornando sulla pista. Quando arrivò, lì non trovò nessuno, se non lui.
"Dove sono finiti gli altri?", domandò Newt.
"Teresa aveva da fare" rispose Thomas "mentre Minho e Alby sono a farsi un bagno. Puzzano peggio delle capre".
"Verissimo. Cos'hai voglia di fare?".
"Vorrei mostrarti la mia nuova casa, se ti va ovviamente".
"Certo che mi va".
Thomas sorrise ed uscì dalla pista, seguito da Newt; il moro lo portò in una casa di legno, ovviamente fuori città. Era molto carina, seppur piccola. Dentro lo era ancora di più; la cucina era minuscola e bianca, con al centro un tavolo di legno. Il salotto era leggermente più grande con le pareti rosse e il pavimento in parquet; oltre a due poltrone, c'era caminetto, in quel momento spento.
Thomas fece fare a Newt il tour completo della casa, mostrandogli anche la camera; era piccola, con le pareti color crema e un letto matrimoniale. L'armadio era a due ante, fatto di un legno scuro; in cima al letto vi erano appese due collane, entrambe con come pendolo una stella di Davide. Una era bianca, l'altra azzurra.
"Per questo non ti ho visto per tutto questo tempo", commentò Newt guardandosi attorno.
"Già, e mi dispiace. Avevo bisogno di organizzarmi e trovare un'abitazione".
"Non ti biasimo. Con tutto quello-".
Si bloccò prima di dire qualsiasi cosa che potesse rattristare Thomas e cambiò subito argomento, concentrandosi sulle due collane con la stella di Davide.
"Di chi erano?", chiese.
L'ebreo le guardò e disse:
"Erano dei miei genitori, le uniche cose sopravvissute all'incendio. Quella azzurra era di mio padre, l'altra di mia madre".
Newt non riuscì a non sorridere, ma c'era una questione ancora aperta, quindi si tolse le scarpe e si sedette sul letto.
"Non mi hai voluto vedere solo per la casa o anche per la cosa accaduta al cimitero?".
Thomas divenne paonazzo, cambiando radicalmente sguardo; anche lui si tolse le scarpe e si sedette sul letto, a un niente da Newt.
"Sinceramente sì", disse.
Il biondino sospirò.
"Mi dispiace tanto. Non so cosa mi sia preso e-".
"Non hai niente da scusarti. Ho apprezzato il gesto, ma non mi sembrava adatto alla situazione".
"Be' certo. Avevi appena perso la tua famiglia-".
"Non in quel senso. Intendevo la situazione generale".
Newt non capì.
"Situazione generale?".
"Pensaci bene. Tu sei un von Salomon, destinato a sposarti con una ragazza aristocratica ed avere un degno erede. Io cosa sono? Un ebreo, la feccia della Germania, del mondo. Come potrebbe funzionare tra noi?".
"Quindi è questa la tua paura? I pregiudizi?".
"Non tanto quello. La mia paura è che se qualcuno ci scoprisse cosa ti potrebbe capitare".
Okay, quel discorso non era affatto chiaro per Newt.
"In che senso scusa?".
Thomas perse la pazienza.
"Come puoi non capire?!" urlò "se la nostra storia venisse scoperta tu verresti ammazzato! Proprio come me!".
Quindi era quella la sua paura? Veder morire Newt per mano dei tedeschi?
"I soldati non mi farebbero del male. Sono uno di loro".
"Appunto! È perché sei uno di loro che se sapessero tutto questo moriresti!".
"Io non ho paura. Sappi che ti proteggero' Thomas. Anche a costo della vita".
L'ebreo gli strinse le spalle con rabbia, guardandolo dritto negli occhi.
"Non ti azzardare mai più a dire una cosa del genere! Tu hai una famiglia, un futuro che ti aspetta. Io non ho più niente, niente!".
La presa sulle spalle si affievolì e Thomas scoppiò in lacrime, abbassando la testa. Era veramente disperato se era disposto a non - amare pur di salvare Newt, tuttavia a lui non importò; amava Thomas, e non aveva paura di sfidare i concetti della sua gente. Prese il suo volto e senza dirgli niente gli stampò sulle labbra un caldo bacio; le labbra erano calde e morbide, dal sapore di miele. Thomas ricambiò il bacio e si fece strada nella bocca di Newt con la lingua; le loro lingue danzarono con passione finché - separandosi per riprendere aria - i due ragazzi non si svestirono a vicenda. Quella fu una vera e propria notte di fuoco.

Voi tutti sapete cos'è potuto succedere, ma sappiate che mentre lo facevano, una figura nascosta nell'ombra li spiò.
Chi è?
Lo saprete nel prossimo capitolo

Luce nell'ombra ~Newtmas~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora