4 Un'idea apocalittica

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La luna incombeva sulla città di Berlino, illuminandola con i suoi raggi di pura luce lattescente; di nuvole non ce ne erano neanche la traccia, lasciando libero il cielo stellato. Un uomo era seduto dietro alla sua scrivania nel suo ufficio, intento a finire di leggere Zweites Buch: era alto con i capelli corti e bruni, ben curati. Una leggera peluria occupava l'area attorno alla bocca; gli occhi erano marroni, con addosso la solita divisa da generale che portava ormai da anni.
"Generale Arnim", sentì chiamarsi.
Janson von Arnim alzò lo sguardo; un soldato si trovava sull'uscio della porta, vestito con una tunica militare.
"Cosa c'è?", domandò il superiore.
"C'è una donna che desidera vederla".
"E chi è?".
"Non lo so signore".
"Falla entrare".
"Sissignore".
Il soldato scomparve mentre Janson chiudeva il libro, mettendolo poi dentro a un cassetto sotto la scrivania; subito dopo entrò nel suo ufficio la donna con cui voleva parlare. Era anziana - forse sui settant'anni - con i capelli lunghi e bianchi, nascosti da un foulard color cremisi; il volto e le mani erano ricoperti di profonde rughe rendendo la pelle grinzosa e vecchia, di un rosa carne spento.
"Lei sarebbe?", domandò Janson.
"Mi chiamo Liezel; ieri ha fatto fucilare in pubblico mio figlio, Zart Kater".
"Sì, me lo ricordo; suo figlio blaterava di religione, di pace tra le razze...cose che al Führer non piace".
"Ma non lo potevate semplicemente arrestare? Aveva solo sedici anni!".
"Ho dovuto farlo: sarebbe stato un pericolo per tutti noi".
"Ma perché siete così razzisti? Che hanno fatto di male gli ebrei, gli stranieri o coloro che dicono no all'Olocausto?".
"Minacciano la pace del nostro paese! La Germania si sta indebolendo per colpa di quella...feccia umana".
"E perché uccidere anche i nostri figli? Voi soldati dovreste vergognarvi, razza di animali senza cuore".
La pazienza di Janson si esaurì; prese dal cassetto una pistola e la puntò sulla donna, sparando un colpo sulla fronte. Quando il corpo della donna cadde inerme sul pavimento - macchiando di rosso sangue il pavimento - fece irruzione il soldato di poco prima che - contemplando la scena del crimine - chiese:
"Perché l'ha fatto?".
"Era contro l'ideologia nazista. Meritava di morire".
Janson sbuffo' e si alzò, mettendosi davanti alla finestra di sinistra, mettendo le mani dietro la schiena.
"Sono stanco di tutto questo" disse "ogni giorno mi arrivano notizie di ribellioni, di aggressioni...tutte legate ai non ariani. Ne sono stufo".
"Se vuole ordino un altro rogo di libri".
"Sì, ma non solo quello. Ci vuole un qualcosa di potente; gli ebrei sono troppi da uccidere, e non solo loro, ma anche i neri, gli stranieri...tutti".
"E cosa suggerisce?".
"Non saprei. Ci serve una soluzione definitiva, qualcosa che avverta tutti coloro che osano mettersi contro il Führer".
"Un'esecuzione pubblica magari?".
"No, non basta".
Janson continuò a contemplare il borgo rottambulesco di Berlino, finché non gli venne in mente un'idea.
"Ci sono", disse.
"Cosa?", domandò il soldato.
Il generale si voltò a guardarlo.
"Manda un telegramma al Führer. Dì che vorrei parlare con lui".
"E perché? Cosa le è venuto in mente?".
"Un modo per sterminare gli ebrei una volta per tutte".
"E...sarebbe?", chiese il soldato, temendo la possibile risposta.
Janson fece una pausa d'effetto.
"Aprire Auschwitz".



Angolo Autore:

Buonsalve!!!
Come vi sembra fin'ora la storia?
*ti rendi conto che lo dici ormai dall'alba dei tempi?*.
Chiudi la bocca coscienza!
Comunque, ci tengo a dire per i più """""" pignoli"""""" che ovviamente la storia è inventata, quindi è normale se alcune date non corrispondono a quelle reali.

Luce nell'ombra ~Newtmas~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora