Prologo

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Ottobre 2002: Sei anni.

<<Lauren, vieni qui!>>, urlò una voce femminile.
Misi subito giù la bambola con la quale stavo giocando, aprii la porta della mia camera e scesi al piano di sotto. Mi domandai perché la mia mammina sembrasse così arrabbiata, soprattutto con me. Amavo la mia mammina, perché era la donna più bella e forte che io avessi mai conosciuto. Non si stancava mai e anche se succedeva, non lo mostrava mai per poter giocare sempre con me finché non ero io a stancarmi. Amavo passare del tempo con lei, che fosse per cucinare, per parlare insieme fino alla sera tardi oppure semplicemente stare in silenzio insieme, magari mentre lei guardava la televisione ed io giocavo con una delle mie bambole. E inoltre, amavo la mamma perché non si confondeva mai tra me e Michelle.
Michelle era la mai sorellina gemella, ed eravamo così simili che se non avessi avuto la certezza di essere Lauren, avrei dubitato di me stessa. Ma lei ci riconosceva. Diceva sempre che c'era un dettaglio che le permetteva di capire con quale delle due gemelle stesse parlando, quindi Michelle non poteva incolpare me per guai che aveva combinato lei come faceva quando c'era papà. Lui faticava un po' a distinguerci, ma speravo che con il tempo anche lui scoprisse quale dettaglio differenziasse me da mia sorella gemella.
Arrivai in cucina, dove mamma mi aspettava con le braccia conserte e un'espressione seria sul volto. Michelle sedeva al bancone della cucina, con i piedi coperti da un paio di scarpette rosse che penzolavano nel vuoto sotto di lei.
Alternai lo sguardo tra il sorriso divertito di mia sorella, all'espressione seria di mia madre e mi chiesi perché Michelle si divertisse così tanto ad incolpare me per i suoi errori. Forse, perché ero venuta fuori per ultima e si sentiva in dovere di fare "la sorella maggiore bulla".

<<Non ho fatto niente, è colpa sua!>>, dissi, indicando subito mia sorella. Lei si portò una mano sul petto, fingendo di essere sconvolta dalla mia accusa.

<<Non incolpare tua sorella! La maestra mi ha chiamato stamani e mi ha detto che hai litigato con una bambina. Credevo che si confondesse con tua sorella, ma so che sei stata tu>>, disse, puntandomi un dito contro.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime, perché odiavo quando mamma era arrabbiata con me. Inoltre, adesso ricordavo anche le parole cattive che aveva detto quella bambina e scoppiai a piangere.

<<Perché l'hai fatto?>>, chiese mia madre. Era severa quando doveva punire me o Michelle, anche se quando rimproverava me, notavo sempre come si addolciva il suo sguardo.  Michelle poteva tenerle il broncio per ore, e doveva essere sempre mamma ad avvicinarsi a lei per parlare successivamente, mentre io e lei facevamo subito la pace. Mammina non l'avrebbe detto mai, ma lei mi preferiva di gran lunga a Michelle.

<<Diceva cose cattive su di te>>, ammisi a voce bassa. Nessuno insultava la mia mammina. Come osava quella bambina prendersi gioco di lei? Solo perché sua madre era ricca sfondata e lei aveva una cameriera, mentre mia mamma accompagnava me e Michelle a scuola con vestiti casual perché andava a lavorare dopo averci lasciate a scuola. Anche papà lavorava, ma c'era bisogno che lavorassero entrambi per poter mandare avanti la casa.
Lei venne verso di me, quindi si inginocchiò per potermi guardare negli occhi. Sorrise dolcemente, prima di alzare la mano per potermi asciugare le lacrime.

<<Be', ti ringrazio per avermi difesa, Lauren, ma...non c'era bisogno che tu lo facessi. Le persone avranno sempre da ridire, amor dulce, quindi tu lascia che lo facciano. Rispondere ai loro insulti, non fa altro che aumentare la loro voglia di continuare a prenderti in giro. Ignorali e vedrai come la smetteranno di dare fastidio. E poi, reagirai proprio come una donna adulta e nessuno potrà mai dirti niente>>, disse lei, stringendomi tra le sue braccia. Feci la linguaccia a Michelle che, ancora seduta sul bancone, mi fulminava con lo sguardo. Era arrabbiata perché se fosse stata lei, mamma l'avrebbe rimproverata molto più duramente.
Proprio in quel momento, si sentì la porta venire aperta.

<<Sono a casa>>, esclamò nostro padre. Michelle sorrise ed i suoi occhi si illuminarono, prima che scendesse giù dal bancone della cucina e corresse verso la porta. Lei, invece, era innamorata di papà che la considerava la sua cocca. Poteva tenerselo papà, che non ci riconosceva nemmeno, io sarei rimasta per sempre con la mia mammina, che sicuramente mi avrebbe sempre riconosciuta.

<<Che dici, amore, mi dai una mano a finire di preparare la cena?>>, chiese lei, dolcemente. Annuii, tirando su con il naso e asciugandomi le lacrime. Mi prese per mano e camminammo insieme verso i fornelli.

<<Mammina...>>, la chiamai. Mi sorrise, lasciandomi capire che mi stava ascoltando.

<<Come fai a riconoscere me e Michelle?>>, chiesi. Glielo chiedevo sempre, ma lei mi rispondeva sempre la stessa cosa.

<<Quello è un mio segreto, amor dulce>>, disse, facendomi un occhiolino. <<Magari, te lo dirò quando sarete abbastanza mature da non dover fingere di essere la gemelle opposta>>, continuò, sorridendomi in maniera complice.
Non giunsi mai a conoscere la verità...

***

Novembre 2004: Otto anni

Aprii gli occhi quella mattina, guardandomi intorno. Portai l'attenzione sulla sveglia al mio fianco, che indicava le dieci di mattina. Siccome era una giornata di scuola, mi alzai di scatto dal letto, quindi mi affrettai a svegliare Michelle che dormiva nel letto accanto al mio.

<<Mich! Svegliati! Abbiamo fatto tardi a scuola! Devo andare a svegliare la mamma! Avevamo un compito in classe oggi>>, sussurrai, scuotendo mia sorella. Lei grugnì in risposta, voltandosi dall'altro lato e dando uno schiaffo alla mia mano come se cacciasse via un insetto fastidioso.
Anche se erano le dieci, se la mamma ci avesse accompagnato, saremmo potute entrare lo stesso.
Decisi di andare a chiamare prima mamma, così che potessimo svegliare insieme Michelle. Mamma sapeva subito come svegliarla, siccome le faceva il solletico. Io non potevo farlo, perché ero sicura che mi avrebbe picchiata se ci avessi provato.
Aprii la porta della camera dei miei genitori, trovando mamma che dormiva ancora. Non doveva aver sentito la sveglia, anche se, mi stupiva che dormisse ancora. Mamma non era una che si svegliava tardi la mattina, siccome era sempre iperattiva. Proprio come avevk detto, quella donna sembrava sempre instancabile.
Salii piano piano sul letto e, in ginocchio accanto a lei, presi a scuoterla con delicatezza.

<<Mami, svegliati>>, dissi, rendendomi conto che anche se era completamente sotto le coperte, era freddissima.
Non emise nemmeno un suono, perciò iniziai a scuoterla con più forza, ma non ottenni nulla.

<<Mamma! Sveglia!>>, dissi a voce alta, sperando che la mia voce l'aiutasse a svegliarsi. Strinsi le sopracciglia, rendendomi conto che non si muoveva nemmeno un po'.

<<Scusami, mami>>, sussurrai, prima di colpirla con forza sul braccio. Non ottenni nulla, di nuovo. 
Allora mi resi conto che non si muoveva, ma nel senso che nemmeno il suo petto si alzava e si abbassava. Il cuore prese a battere con forza, le mani iniziarono a tremarmi e mi ritrovai a scuoterla con violenza e negare con la testa, con le lacrime agli occhi. No! Non poteva! No!

<<Mamma!>>, dissi, sentendo che la mia voce veniva indebolita dal piano.

<<Mamma! Svegliati!>>, urlai, scuotendola con forza. Poggiai l'orecchio contro il suo petto, alla ricerca di un battito che non sentii.

<<MAMMA! MAMMA! MAMMA! MAMMINA! MAMI!>>, urlai con forza, rifiutandomi di crederci.
La porta della stanza da letto venne aperta e Michelle mi guardò con occhi assonnati, tuttavia si preoccupò subito quando vide i miei occhi lucidi e mamma che non si muoveva.

<<Lauren, che succede?>>, chiese, allarmata.
L'unica cosa che riuscii a fare, fu urlare con forza, fino a perdere la voce.

A/a

Iniziamo la storia in maniera leggera e spensierata, insomma...

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