Capitolo 11

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Michelle non aveva fatto altro che lamentarsi per tutto il viaggio di ritorno. Incolpava me e Camila per non averle messo la crema protettiva, e gemeva perché le bruciava la schiena. Sofia la guardava e alzava gli occhi al cielo, dicendole che non si sarebbe dovuta addormentare sotto il sole cocente di Miami. In piena estate. Era molto divertente vedere la sorella di Camila che riprendeva la mia, sopratutto perché lei era più piccola della mia gemella.
Quando Michelle, per peggiorare ancora di più la sua aria da bambina, aveva detto di dover andare in bagno, Camila era stata costretta a fermarsi in un bar. Il giovane che ci aveva detto dove trovare il bagno, aveva spalancato gli occhi stupito quando mia sorella aveva camminato verso la porta, mentre Sofia sbuffava annoiata. Sì, bello, anche noi abbiamo avuto la stessa reazione inizialmente.

<<Mentre tua sorella è in bagno, io ne approfitto per andare a fare una ricarica al cellulare>>, disse Camila, che aveva appena ricevuto un nuovo messaggio. Mi mostrò brevemente un messaggio inviato dal contatto del suo gestore telefonico, che le diceva di aver terminato il credito. Annuii, e lei andò dall'altro lato del bar per poter fare la sua ricarica.
Sofia guardava con attentamente i vari gusti di gelato, quindi mi avvicinai a lei.

<<Ne vuoi uno?>>, le chiesi. Alzò lo sguardo verso di me, guardò Camila e poi ritornò a guardare me. Scosse infine la testa, prima di riprendere a guardare i gelati.

<<Che cosa ti ha detto Camila? Se vuoi un gelato, prendilo pure. Non mi dispiace offrirtene uno>>, dissi, poggiandole una mano sulla spalla.

<<Oh, no, non voglio un gelato, davvero. Poi torno a casa e non mangio, altrimenti...Mamma si preoccupa sempre quando uno di noi non mangia, come se la fine del mondo fosse vicina>>, disse ridacchiando, facendo ridere anche me.

<<Allora perché li guardi?>>, domandai, curiosa e stupita. Stupita perché conosceva la sue priorità, ed era stata sincera- non solo con me- ma soprattuto con sé stessa.

<<Da quando in qua fanno il gelato a gusto Oreo?>>, chiese, indicando con il dito la vaschetta in fondo a tutto nella vetrina dei gelati.

<<Be', sono dei buoni biscotti che piacciono alla gente>>, dissi, alzando le spalle.

<<A me non piacciono>>, disse lei, stringendo le sopracciglia.

<<Non ti piacciono gli oreo, il tuo fratello preferito tra i Salvatore è Stefan...è proprio vero che gli opposti si attraggono!>>, dissi, portandomi una mano sul petto. Sofia ridacchiò, alzando di nuovo gli occhi al cielo. Probabilmente, quella matura tra le due, era lei.

<<Ma chi si somiglia si piglia>>, mormorò, in maniera quasi criptica.

<<Come, scusa?>>.

<<Nulla. Nulla>>, disse.

<<O mi sbaglio, o sei Lauren Jauregui!>>, disse una voce alle mie spalle. Mi congelai sul posto, perché l'ultima volta che avevo sentito quella voce, urlava come una pazza e poi era scoppiata a piangere. Inoltre, sapevo che era andata in America del sud, quindi sicuramente mi sbagliavo.
Mi voltai lentamente, trovandomi davanti gli occhi castani dell'ultima persona che mi aspettavo di vedere: Lucy Vives.

<<Lucy...>>, mormorai, stringendo le sopracciglia. <<Come facevi a sapere che ero io?>>, chiesi, confusa.

<<Il tatuaggio>>, disse, alzando un sopracciglio. Giusto. L'avevamo fatto insieme, dopotutto. Io avevo tatuato la libellula dietro al collo- che era esposta siccome avevo i capelli legati-, e lei si era fatta scrivere qualcosa sulle costole. Ero troppo ubriaca per ricordarmi cosa, però.

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