capitolo 3

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Quando tornai a casa non feci granchè, mangiai e mi buttai sul letto. Ascoltavo la musica. Quando mi arrivò un messaggio.
"Mi sta costando un sacco di sforzo non scoparti sul cofano dell mia macchina". (Scusate per questa frase).
Visualizai quel messaggio e ritornai ad ascoltare la musica. Chiusi gli occhi e mi lasciai cadere tra le braccia di Morfeo.
"Sorridi che sei bellissima".
"Cosa?"
"Ho che sei bellissima!"
"Ma...ma".
"Shh..." mi prende il viso e mi bacia.
Mi sveglio, era un sogno. Sento un rumore. Sento una...una sveglia? Oh no! Guardo il cellulare. "16:30 pallavolo".
Salto fuori dal letto e mi metto la divisa. È celeste con un cuore grande rosso, invece i pantaloni sono di un blu scuro con il mio segno zodiacale, il capricorno.
Scendo le scale di casa e vado in palestra.
"Ciao Gabriella" dice il mio coach.
"Buon pomeriggio coach" dico prendendo un po di fiato, ho corso per quasi due kilometri.
"Che facciamo oggi?"
"È arrivata una nuova ragazza, fai vedere a lei la palestra e come si fa la divisa".
"Ok" vado verso l'unica ragazza senza la divisa.
"Tu sei la nuova arrivata?" Meglio chiedere, basta figure di merda, ne faccio già troppe.
"Si" mi sorride.
"Piacere mio, io sono Gabriella"
"Marika" ci stringiamo la mano.
"Ti faccio vedere prima la palestra, poi gli spogliatoi, il tuo armadietto personale, le doccie e facciamo insieme la tua divisa".
"Facciamo?" Chiede titubante.
"Si, noi facciamo le nostre divise".
"Davvero?"
"Si!" Dico sorridendo.
"Wow è una cosa fantastica".
"Lo so, comunque ti presento la nostra palestra" apro la porta grigia con dei piccolissimi pallini blu.
"Ammazza com'è grande!"
"Pensa che qui ci entrano più di duecento ragazze".
"Wow, nella mia il massimo erano trenta ragazzi".
"Affianco alla palestra ci sono le doccie". Arriviamo da Marta o come la chiamiamo noi, la ragazza delle chiavi. Lei ha tutte le chiavi di ogni singolo armadietto.
"Ciao Marta!" Le sorrido.
"Ehy gabs come va?"
"Bene, ti presento la nuova arrivata".
"Piacere Marta".
"Marika" si stringono la mano.
"Dagli le chiavi".
"Ecco qua, prima però mi devi mettere una firma". Dice passandogli un pezzo di carta.
"Ok" firma e prende il suo borsone nero.
"Bene questo è il "tuo" armadietto". Le sorrido.
"Grazie" lo apre è inizia a mettere tutta la sua roba.
"Marika".
"Dimmi" mi sorride.
"Cosa sono quelle pillole?"
"Ehm...s-sono per la mia schiena".
"Che ha la tua schiena?"
"Se non faccio sport mi può venire la scogliosi o la citrosi" dice triste.
"Ah, ma da quanto?"
"Quando avevo sette anni con la mia famiglia andai a fare una gita, però verso la strada di ritorno ci capitò un incidente e da lì presi questa malattia. Dal quel giorno ho iniziato a fare sport" dice mentre gli scende una lacrima.
"Mi dispiace" la abbraccio.
"Non è colpa tua!"
"Beh un po si".
"Ma non guidavi tu quel camion".
"Ma ti ho fatto piangere".
"Ce chi lo ha fatto in modi peggiori".
"Tipo?"
"Dicendomi di non fare sport e di farmi venire queste malattie".
"Soffri di bullismo?"
"Si".
"Come fa la tua schiena a sopportare tutto quello che ti fanno?"
"È bullismo verbale".
"Come fai a sopportarli?"
"Boh, comunque dalla tua bocca non deve uscire niente".
"Ok, però io sono qui!" Le sorrido.
"Grazie" fa un sorriso a trentadue denti.

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