16. non lo sopportavo

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Mi avvicinai a lui a pranzo.
Era con tutti i suoi amici tra cui anche Andreas.
Appena mi sedetti accanto a lui mi guardò stranito.
Tutti i suoi amici spalancarono gli occhi e lui arrossì pesantemente.
«Cosa vuoi?» disse da duro.
«Volevo sapere come stavi allora ho pensato di pranzare con te.» gli risposi addentando un chicco d'uva.
Scoppiò a ridere seguito dai suoi amici.
In quel momento mi resi conto di aver fatto una cazzata.
Perché mi ero seduta lì con lui?
«Alzati!» disse prendendomi dal braccio.
Spalancai gli occhi e, dopo esserci alzati, mi tirò con se fuori dalla mensa.
«Che c'è?» dissi nervosa.
«Federica tu pensi che dopo ciò che è successo ieri siamo amici?»
«Ho semplicemente provato a legare con te.»
Grande cavolata Federica!
Scoppiò a ridere e poi mi accarezzò la guancia.
«Mi fai tenerezza!»
Lo guardai stupita e poi cambiai sguardo.
«Sai che sei solo uno stronzo?! Dici che sei l'unico che può bullizzarmi ma sai che ti dico?! Nemmeno tu puoi perché non sei nessuno! Ti credi forte sono perché sei grande e muscoloso! Sparisci! Non ti voglio mai più vedere!» dissi urlando.
Poi me ne andai via.
Ero stata davvero stupida a credere di poter essere sua amica.
Decisi perciò di fargliela pagare.
Preparai un altro scherzo che gli avrebbe fatto ricordare di non trattarmi mai più così.
Mi svegliai nel cuore della notte e attuai la sua punizione.
Corsi verso camera sua e lasciai fuori dalla porta un po' di schiuma da barba. Era un piccolo e innocente scherzo che però avrebbe funzionato.
Dopo averlo istigato ad uscire, immerse i piedi nella schiuma e io incominciai a ridere.
«Federicaaaaa!» disse urlando.
Iniziò ad rincorrermi per tutta la casa fino a quando Raffaella fermò me e mio padre fermò Riccardo.
«Sono le tre del mattino. Volete dirmi che è successo?» domandò Raffaella facendoci sedere sul divano del salotto.
«È successo che questa scema mi ha messo fuori dalla porta la schiuma da barba e mi ha fatto uscire per immergerci i piedi.» disse facendo pulsare la vena del suo collo.
«Ti consiglio di respirare di più Riccardo.» gli risposi io dandogli una gomitata.
«Stronza.» disse alzandosi e tornandosene in camera sua accompagnato da mio padre.
«Perché continui ad istigarlo? Sai che poi te la fa pagare.» mi disse Raffaella dopo essersi accertata che nessuno ci sentisse.
«Non mi sopporta perciò perché non rendere tutto più divertente!» le risposi alzando le spalle.
«Lo so ma il problema è che lui ti farà pagare tutto questo con i suoi amici e in più tu ti prendi le punizioni da me.» disse lei sorridendo.
«Non ne posso fare a meno, mi spiace.» risposi io incrociando le braccia.
«Tu e lui vi odiate tanto ma in realtà siete più simili di quanto pensiate!» disse lei sedendosi accanto a me tra le risate.
«Lo vedo estremamente difficile Raffaella.»
«Fate così perché siete piccoli però fidati, sareste grandi amici!» continuò accarezzandomi la schiena.
«Vado a dormire, non fare tardi.» concluse salutandomi.
Rimasi lì a pensare fino alle cinque quando d'improvviso arrivò lui che si diresse in cucina. Quando accese la luce e mi vide, rimase molto colpito, quasi spaventato.
«Cosa ci fai qui?»
«Dovrei chiederti lo stesso Marcuzzo.» dissi con aria di sfida.
«Non mi sfidare bambina!»
«Non mi fai paura Marcuzzo! Sparisci!» dissi accoccolandomi sul cuscino.
Scoppiò a ridere e poi tornò al piano di sopra.
Non lo sopportavo, non riuscivo proprio a sopportarlo.

Innamorata del mio fratellastroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora