28. rianimazione

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Mi ero svegliata. Ero completamente nuda e le coperte coprivano le mie intimità.
Il mio letto aveva il suo stesso odore. Rimasi li un po' ad inebriarlo. Era fantastico sentire il suo profumo appena mattina. Era il miglior risveglio.
Scesi al piano di sotto e feci colazione.
«Ciao Fede!» disse Francesca salutandomi.
«Ciao Nanci.» risposi accarezzandole la guancia.
«Ah, Riki mi ha detto di vedervi alle 11 al parco. Devi dirti una cosa importante ma era di fretta perché doveva comprare delle cose.» poi se ne andò.
Mille pensieri mi passarono per la testa e l'ansia mi invase.
Corsi in bagno, mi lavai per bene e poi mi vestì.
Erano quasi le 11 perciò mi affrettai per andare il prima possibile parco.
Volevo sapere più della mia vita cosa voleva dirmi.
Mi fiondai al luogo dell'appuntamento e mi sedetti su una panchina. Intorno a me c'era la città.
C'erano bambini che giocavano, ragazzini per mano, vecchiette senza più l'altra anima gemella e tenere mamme che stringevano a sé i loro figli.
E poi c'ero io che attendevo il mio amore.
Aspettai a lungo Riccardo ma lui non arrivava. Era passata da un po' l'ora stabilità ma di lui non c'era traccia.
Non ero preoccupata: sapevo che la sua puntualità non era il suo forte.
La tranquillità di quel magnifico parco d'improvviso venne rotta da un rumore assordante: quello di due ambulanze.
Dopo quasi un'ora capì che mi aveva dato buca. C'era da rinunciarci con lui.
Tornai a casa innervosita.
Ero di nuovo delusa da lui ma più di tutto ero stanca di essere sempre ferita.
Appena entrai in casa trovai Luca in piena agitazione e con i mano il borsone di Riccardo.
Era terribilmente buffo ma la sua preoccupazione mi spaventava.
«Luca, fermati! Cosa stai facendo?» domandai ridendo.
«Dobbiamo correre all'ospedale!» disse urlando.
Mi tirò con sé perciò io, un po' ignara di tutto, lo seguì.
Entrammo in un reparto dove c'era una targhetta si cui c'era scritto "Rianimazione".
Pensai a mio padre.
Mi sedetti su una di quelle sedie aspettando che qualcuno mi dicesse qualcosa.
Lo ammetto, avevo paura.
I miei occhi erano pieni di lacrime e in quel momento avrei voluto solo un bacio da Riccardo.
Non riuscivo più ad essere felice e temevo il peggio.
D'improvviso si avvicinò Andreas.
Si sedette accanto a me e poi scoppiò in un pianto isterico.
Lo strinsi a me e lo abbracciai.
«Andre, che succede?» domandai preoccupata.
«Non devi saperlo tu!» disse staccandosi da me.
«Se vuoi che ti aiuti devi dirmi ciò che è successo.» dissi prendendogli la mano.
«Questa mattina è successo un brutto incidente a...» poi scoppiò nuovamente a piangere.
«A chi?!» dissi urlando.
«Riccardo!» poi si buttò tra le mie braccia.
Tutto intorno a me si bloccò.
Non riuscivo più a capirci niente. Non era vero!
Era solo un sogno.
«Dov'è ora?» dissi con occhi spalancati.
«Qui in rianimazione. È in coma Fede!»
Iniziai a tremare e la mia vista si offuscò.
«Come è successo?» domandai cercando di non piangere.
«Era in bici. Aveva delle rose in mano. Stava venendo al parco da te per chiederti di fidanzarvi quando una macchina ha saltato il semaforo e l'ha preso in pieno.» disse asciugandosi le lacrime.
Scoppiai a piangere.
«Scusami Andre, devo camminare.» dopodiché mi alzai.
D'improvviso caddi a terra e poi il buio più totale.

Innamorata del mio fratellastroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora