Moritz Sclick nacque a Berlino nel 1882, la sua era una famiglia benestante e questo gli consentì di proseguire gli studi fino alla laurea in fisica, conseguita Berlino con il fisico M. Planck, dopo aver frequentato importanti corsi a Losanna e a Heidelberg.
Dal punto di vista degli interessi academici però i suoi studi non si limitavano alla fisica, come l'opera del 1904 potrebbe suggerire, scrisse infatti la dissertazione Sulla riflessione della luce in un mezzo non omogeneo. Ma era, anche, un pensatore curioso particolarmente interessato ai problemi morali ed estetici, infatti scrisse alcune opere su questi argomenti, nel 1908 uscì un breve volume sul tema dell'edonismo intitolato La saggezza della vita. Ricerca di una dottrina di felicità.
La tesi per l'abilitazione alla docenza invece risale al 1910 e si intitolava: La natura del vero secondo la logica moderna.
Schlick però era interessato soprattutto, anche a causa della sua formazione prettamente scientifica, hai problemi inerenti alla gnoseologia e soprattutto l'epistemologia che stava diventando sempre più interessante anche in seguito alle nuove teorie e scoperte scientifiche che hanno caratterizzato i primi decenni del XX secolo.
Un argomento che lo coinvolgeva e interessava in maniera particolare era la teoria della relatività di Einstein, infatti nel 1915 scrisse uno studio proprio su quest'argomento, che era allora di grande attualità nella scienza del tempo, ma i cui effetti si allargavano ad altre sfere del sapere come la filosofia e la morale. Questo lavoro fu seguito a breve da un altro che elaborava il concetto di Spazio e tempo nella fisica moderna, con lo scopo principale di mettere in luce gli sviluppi più recenti raggiunti dalla fisica e di come ormai si potesse dire superato il paradigma newtoniano che era rimasto in piedi fin dalla rivoluzione scientifica del seicento, Einstein, infatti aveva scardinato un intero sistema mostrandone la fallacia, così come Galileo e Copernico avevano fatto con la fisica Aristotelico-Tolemaica. Gli studi sulla gnoseologia filosofica e il loro rapporto con la scienza moderna furono apprezzati anche dal creatore stesso di questo nuovo modello. Su questo argomento scrisse nel 1918 il saggio: Teoria generale della conoscenza.
Per la filosofia, ma anche per Schlick un anno di grande importanza fu senza dubbio il 1921. In quest'anno venne pubblicata un'opera che Schlick considerava il miglior libro del'900, era un'opera di un logico austriaco, di origini sassoni ed ebraiche, che ispirandosi a Spinoza e al suo Tractatus Logico-Philosophicus, di cui ricalcherà il titolo in segno di omaggio, diede origine ad una nuova area di studio della filosofia la filosofia del linguaggio, si trattava di Ludwig Wittgenstein. La sua opera fu decisiva per la formazione del pensiero più maturo di Schlick.
Altrettanto importante, ma soprattutto sul piano personale fu l'anno seguente, infatti venne nominato professore di filosofia delle scienze induttive presso la prestigiosa Università di Vienna. La sfida personale era particolarmente interessante, perché oltre a cimentarsi con una importante cattedra universitaria, doveva prendere il posto del grande filosofo e fisico originario della Moravia, Ernest Mach.
Gli anni come docente a Vienna furono interessanti da un punto di vista dell'evoluzione del pensiero filosofico, ma anche per le collaborazioni gli incontri e le frequentazioni.
Spesso con colleghi e conoscenti si ritrovava in un caffè Viennese a discutere di scienza e filosofia, arte, cultura e anche politica, seppur marginalmente. I suoi colleghi avevano iniziato ad incontrarsi tra il 1920-21 per discutere della filosofia della scienza di Mach, ma con l'arrivo di Schlick gli incontri si strutturarono in un vero e proprio Circolo. Gli argomenti principali erano senza dubbio legati all'incredibile progresso scientifico del nuovo secolo che aveva proiettato gli studiosi di questo periodo in un universo pieno di possibilità e di nuove strade che ogni giorno si aprivano chiedendo solo il coraggio di essere percorse. In questo clima di fervento intellettuale era naturale riallacciarsi alle idee del positivismo, si andò a creare quel movimento che in seguito, venne definito neopositivista, e che per usare una definizione dello stesso Schlick vedeva nella filosofia la Regina di tutte le scienze, perché pur non essendo scienza ella stessa era colei che a tutte dava i natali e ne definiva il linguaggio. La questione del linguaggio che era diventata da poco, come abbiamo visto una nuova frontiera della speculazione filosofica, stava molto a cuore al nostro filosofo, egli infatti si incontrò con Wittgenstein, che era considerato da Sclick il maggior filosofo vivente.
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Analisi del rapporto tra scienza e filosofia in Voltaire e Schlick
Non-FictionIl rapporto tra scienza e filosofia è controverso sin da quando quest'ultima si è effettivamente separata dalla prima in una disciplina a se. ma la separazione è così netta? cosa rimane alla filosofia se le si toglie la scienza in un mondo dove le d...