Capitolo 3: Si Parte

113 12 6
                                    

ok. Era tutto perfetto. Ma con una cosa non avevo fatto i conti.

Le amicizie. Fino a poco tempo fa Benny era la mia migliore amica. Poi tutto a un tratto le cose sono cambiate. É diventata diversa. Ha iniziato a pensare solo a se. Ha ceduto al pensiero degli altri. Non ha mantenuto il suo. Grave errore. Si é fatta plasmare da nuove persone. Le persone l'hanno cambiata a loro piacimento. E lei crede di essere perfetta. Mi domando se esista veramente l'eternità. Quella cosa che ci lega a qualcuno, indipendentemente se vivo, morto, malato o sano. Quel legame che non finirà mai.

Mi manca.

Mi mancano i suoi abbracci in mezzo alla folla. Mi manca comprenderci con uno sguardo. Mi manca discutere con lei dei nostri problemi in Scienze. Mi manca il giorno in cui ho saputo la verità. La consolerei altre mille volte se ne avessi l'occasione. Ma lei ha preso la strada della moda, delle belle ragazze, della superiorità, delle risatine nervose, delle false maschere.

Ora lei era una semplice qualunque. Mi fa male ammetterlo ma non posso negarlo.

Non avevo fatto i conti nemmeno con la passione. Amavo quel ragazzo fino allo sfinimento. Pensavo a lui sotto la doccia e mentre mordicchiavo la penna in classe. Ora che dovevi andarmene non lo avrei più rivisto. Thomas sarebbe rimasto li, mentre io andavo avanti. Lui era fermo, io partivo. Lo amavo e lui non se ne accorgeva. Trovavo consolazione nei suoi abbracci ma li trovava semplicemente da amici. Le sue parole nei momenti peggiori rimbombavano nella testa, e piano piano mi calmavano.

Quando lasciai New York fu un vero delirio. Davanti alla mia casa si era radunata una folla di amici che non finiva più. Chi per piangere in compagnia, chi per stappare lo champagne, chi per donarmi qualcosa che lo rappresentava in modo da non dimenticarlo.

Soffrii molto il distacco dagli amici. Ma non avevo tempo per pensare a loro. Pensavo solo a Thomas che strimpellava qualche nota con non so quale strumento, abbozzando qualche piccola frase. Alzava poi gli occhi per vedere se nei miei ci fosse un segno di accettazione. Ero sempre stata sincera su ciò che mi piaceva o meno e lui sapeva di potersi fidare. Seduti sul divano a rotolarci ridendo.

Ma in realtà ero seduta solamente su una poltroncina imbottita bianca e blu, e una cortese signorina mi stava chiedendo se volevo pranzare. Ma la mia anima era già immersa nell'immagine dei suoi occhi. Cosi la gentile donna se ne andò via, borbottando qualche insulto contro di me.

Dreams of 5 卌 *5sos*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora