«Perché ci sono tutte queste strafighe?», passo il peso del mio corpo da una gamba all'altra e punto i miei occhi verdi in quelli azzurri di Jason.
Il mio amico sospira e osserva attentamente le ragazze che sono in fila per il colloquio di lavoro.
«Non lo so», farfuglia, «Sicura che stiano cercando una barista e non miss maglietta bagnata?».Ruoto gli occhi al cielo e sbuffo, quindi infilo le mani dentro la mia borsa e cerco l'annuncio che ho trovato.
Tiro fuori il foglio che è completamente stropicciato e leggo ad alta voce: «Il centro turistico Havana Cuba cerca una barista per la stagione estiva», sto per continuare, ma lui mi strappa l'annuncio dalle mani e continua a leggere da solo.«Cercano una ragazza di bella presenza», dice, «Ecco perché c'è tutto questo ben di Dio», e schiude le labbra mentre spoglia con gli occhi la bionda che è davanti a noi.
Gli assesto una gomitata tra le costole e sospiro, «Si deve anche essere gnocche per lavorare, adesso?»
«Si deve essere gnocche nella vita in generale»
«Allora possiamo anche andare via, non posso competere con queste»
«Infatti».Grazie, Jason.
Sei incoraggiante quanto una pistola carica puntata alla tempia.Sbuffo rumorosamente e incrocio le braccia al petto.
Ho bisogno di questo lavoro.
Mi servono i soldi se voglio pagare le tasse del College.«Sono figa anch'io», mento a me stessa e deglutisco nel momento in cui una ragazza va via piangendo.
Jason, accanto a me, si passa nervosamente una mano tra i capelli biondi, «Senti, questo posto è gestito da tre idioti, quindi non te la prendere se non ti assumono, okay?».
Annuisco senza troppa convinzione e sussulto quando una forte voce maschile chiama il mio nome.«Merda. Hanno chiamato me», il mio stomaco si contorce e il biondo mi spintona verso il gazebo bianco in cui si svolgerà il colloquio.
Stringo i pugni e mi ripeto mentalmente che anch'io sono una gnocca, ma quando mi ritrovo da sola davanti agli occhi di tre giovani uomini, la mia convinzione va a farsi benedire.Di bella presenza un corno.
Io sono un piccolo scarafaggio rispetto alle ragazze che mi hanno preceduta.I tre mi fissano senza dire una parola ed io trattengo una risata nervosa.
«Ehm, buongiorno», la mia voce trema a causa dell'agitazione, «Mi chiamo Amanda Johnson e-»
«Abbiamo già qui i tuoi dati», l'uomo che è seduto al centro si passa una mano tra i capelli scuri e sistema meglio gli occhiali da sole sul naso.
Continua a fissarmi a lungo senza dire una parola, poi sbuffa, «Fate entrare la prossima ragazza, ci serve una barista, non una suora».Un attimo, cosa?
«Io sono una barista», mi difendo e stringo i pugni.
Tu guarda 'sto deficiente.
Mi ha dato della suora.
«Beh, Amanda, ci serve una barista di bella presenza. E il tuo abito a fiori sta danneggiando i miei bulbi oculari, senza offesa».Gli altri due uomini ridono e schiudo le labbra, incapace di dire altro.
Mi vengono in mente solo insulti.
Ma di quelli pesanti.
Sei un coglione.
Senza offesa, eh.Gonfio le guance e deglutisco, poi faccio l'unica cosa che mi viene in mente.
Ricordalo, Amanda, è per il College.
Tolgo in fretta il mio vestito e lo lascio cadere sul pavimento, rimanendo in intimo davanti agli occhi di tre uomini con il cervello fulminato.Il moro si toglie gli occhiali da sole e lascia scorrere i suoi occhi neri lungo tutto il mio corpo.
Schiude le labbra più volte.
È sotto shock.
E anch'io dopo aver visto i suoi occhi grandi.
«Allora? Sono abbastanza di bella presenza adesso per riempire i vostri bicchieri?».Afferra una sigaretta e la sistema tra le labbra rosse, quindi si alza e infila le mani dentro le tasche dei suoi pantaloni neri.
Mi tremano le gambe quando si ferma accanto a me, sovrastandomi con la sua altezza.
Il suo sguardo brucia sulla mia pelle e mi viene voglia di sparire.
Ho fatto una cazzata.
Madre de Dios, ma perché sono nata scema?«Fammi vedere cosa sai fare», si schiarisce la voce e accende la sigaretta, mi incanto un attimo quando soffia il fumo fuori dalla bocca.
Amanda, suvvia, riprenditi.
Mi stampo sulla faccia un po' di finta sicurezza e sorrido, «Devo farti uno spogliarello?».
Scuote la testa e si abbassa, afferra il mio vestito e studia ancora il mio corpo dal basso verso l'alto quando si rialza.
«No», dice, «Rivestiti e fammi un cocktail».ALOHA.
Sí, avete letto bene, altro trash.
Maledetto Margarita è quasi terminato e non posso lasciarvi senza, ormai ci sguazzo dentro.
Quindi boh, spero vi piaccia questo inizio e di farvi divertire anche con questa storia che inizierà al più presto.
Fatemi sapere cosa ne pensate intanto.
Ps. Se ve lo state chiedendo, dato i titoli delle mie storie, non sono un'alcolizzata e il mio fegato è apposto.
Credo.
Un bacio 🍸💕
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FAMMI UN COCKTAIL.
ChickLitL'Havana Cuba è un villaggio turistico in riva al mare in grado di regalare sogni ed emozioni ad ogni essere vivente che ci mette piede. È un paradiso, un'oasi che garantisce divertimento e relax. Ha solo un minuscolo e quasi insignificante difett...